Si chiama Ermias Ghermay ed è etiope, colui che organizza e guida il traffico di esseri umani che, dalle coste libiche a bordo di carrette del mare, partono per le coste italiane. A rivelarlo è un'inchiesta della giornalista britannica Alex Crawford (la prima ad entrare a Tripoli dopo la caduta di Muammar Gheddafi nel 2011) di Sky News che cita come fonti la polizia italiana ed il magistrato Geri Ferrara, membro della Dia di Palermo e componente del pool antiscafisti. Crawford nel servizio mostra anche l'identikit di Ghermay il "most wanted" tra i trafficanti di esseri umani.
La Crawford nel servizio mostra anche l'identikit di Ghermay il "most wanted" tra i trafficanti di esseri umani. La reporter riferisce che la polizia italiana sta impiegando le stesse tecniche usate contro i padrini di cosa nostra, riuscendo ad intercettare le telefonate tra Ghermay e i suoi luogotenenti. Tra queste anche una chiamata che collega direttamente l'etiope all'affondamento di un nave con 366 disperati a bordo a largo di Lampedusa nell'ottobre del 2013. Nella trascrizione delle telefonata Ghermay discute con uno dei suoi luogotenenti a Kahrtoum in Sudan della perdita dell'imbarcazione come di "un problema minore nel loro traffico di esseri umani". Ferrara, riferisce Crawford, ha condotto per 18 mesi un'inchiesta su Ghermay ma denuncia che l'uomo conduce le sue attività criminali in Libia agendo impunemente perché "al momento non c'è alcuna collaborazione da parte della Libia". Anche il capo della polizia della cittadina costiera da cui partono le carrette del mare, Zuwara, riferisce Sky News, è esasperato: dice di sapere chi sono i trafficanti ma di non avere i mezzi necessari per fermarli. Ulteriore conferma che la Libia post Gheddafi è di fatto uno Stato fallito diviso tra Tripoli ad ovest, dove comandano gli islamisti della coalizione Alba della Libia, e ad est il governo internazionalmente riconosciuto di Tobruk, che controlla però solo parte della Cirenaica. In mezzo cresce Isis. Anche gli ultimi negoziati sotto egida Onu sono di fatto falliti perché l'intesa è stata firmata solo da Tobruk, dalle brigate di Misurata ed altre fazioni ma non da Tripoli.
Intanto ieri nuova tragedia dell'immigrazione nel Mediterraneo: una quarantina di persone tra cui donne e bambini sono annegate nel naufragio di un gommone al largo della Libia. Lo hanno riferito alcuni dei sopravvissuti sbarcati ieri pomeriggio ad Augusta dalla nave militare tedesca Holstein che ha soccorso 283 profughi. I superstiti, un'ottantina in tutto, sono stati raccolti da una nave mercantile prima di essere affidati alla nave militare tedesca, che ha soccorso diverse imbarcazioni nel canale di Sicilia. Agli operatori dell'organizzazione umanitaria 'Save the children' hanno raccontato che erano circa 120 su un gommone fatiscente partito dalla Libia che a un certo punto avrebbe cominciato a imbarcare acqua.
Una quarantina di migranti, tra i quali donne e bambini, sarebbero annegati dopo essere finiti in mare. Le testimonianze dei sopravvissuti vengono ritenute attendibili dall'organizzazione umanitaria. "Abbiamo parlato con diversi di loro - spiega Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the children - e le versioni sono concordi. Ho davanti a me un ragazzo in lacrime perché ha perduto il fratello. Le vittime sarebbero tutte originarie di paesi dell'area sub sahariana". Tra i 283 migranti sbarcati ad Augusta vi sono profughi provenienti da Somalia, Eritrea, ma anche Benin e Mali. Ed in tutti, i migranti tratti in salvo in tre operazioni condotte giovedì al largo delle coste della Libia, e che hanno riguardato due barconi ed un gommone, sono 888. Alle operazioni hanno partecipato tre motovedette della Guardia costiera, un mercantile panamense ed un rimorchiatore inquadrato nell'operazione Triton.