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Debito greco, Atene vara il referendum. Tsipras: “votare no contro l’insulto dei creditori”

Domenica 5 luglio i cittadini greci saranno chiamati ad esprimersi sull’offerta avanzata dai creditori. A 48 ore dall'ormai probabile default del Paese, con lo scenario di un’uscita dall’Eurozona che si fa più concreto, il Parlamento ellenico ha approvato la richiesta del premier Alexis Tsipras di effettuare un referendum per ottenere l'avallo popolare a respingere la proposta.

Durissime le parole pronunciate in Parlamento dal premier. Alexis Tsipras ha chiuso il dibattito chiedendo ai suoi connazionali di votare "no" per respingere “l'insulto" ricevuto dai creditori. "Il momento della verità per loro è venuto – ha detto - il momento di quando vedranno che la Grecia non si arrenderà, che la Grecia non è un gioco cui si può mettere fine.

ono certo che il popolo greco sarà all'altezza delle storiche circostanze ed emetterà un forte no all'ultimatum". Con i deputati della sinistra radicale di Syriza hanno votato a favore del referendum quelli di estrema destra della formazione filo-nazista Alba Dorata. Contro la consultazione i filo-europei di centro-destra di Nea Dimokratia, i socialisti del Pasok, i centristi di To Potami e i comunisti del KKE.

Dopo i drammatici sviluppi di ieri, con la rottura fra l’Eurogruppo e Atene e l’annuncio che il programma di aiuti scadrà il 30 giugno, da entrambe le parti si continua a lavorare per fronteggiare la situazione. Oggi è attesa la riunione in videoconferenza del Consiglio direttivo della Banca centrale europea per decidere le misure da prendere a proposito delle quattro grandi banche della Grecia sulle quali l'istituto ha il potere di vigilanza.

Intanto il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, ha dichiarato che la Grecia deve restare parte dell'Eurozona. Tusk non ha alcuna competenza in materia di moneta unica, ma ha affermato che da parte sua farà di tutto affinché Atene non lasci l'euro. “La Grecia è e dovrebbe rimanere membro dell'Eurozona", ha twittato, aggiungendo di essere "in contatto con leader (non ha indicato quali) per assicurare che l'Eurozona resti (formata) da 19 Paesi".

Pessimista il ministro delle Finanze austriaco, Hans Jorg Schelling, secondo il quale l'uscita della Grecia dall'euro appare "quasi inevitabile". "Le conseguenze per i paesi dell'Eurozona non sarebbero minimamente negative quanto quelle per la Grecia - ha dichiarato al quotidiano Die Presse - Chiaramente in nessuna circostanza un paese può ricattare la Commissione Europea e i paesi dell'euro

Posizione simile per il premier francese Manuel Valls, secondo cui la Grecia corre il "serio rischio" di uscire dall'euro se prevarrà il no al referendum. Il primo ministro ha chiesto ad Atene di "tornare al tavolo dei negoziati".