È finita come si ventilava ormai da giorni: la riforma della scuola salta la commissione Istruzione e, senza mandato al relatore, finisce nell'aula del Senato dove a ore si attende che il governo ponga la questione di fiducia. Ieri sera infatti il Cdm ha autorizzato a porre la questione di fiducia ove fosse necessario. Entro domani stesso ci sarà il voto di fiducia e poi la "buona scuola" farà un ultimo, e blindatissimo, passaggio alla Camera per diventare legge entro fine mese (ovvero martedì prossimo) e, nelle intenzioni del governo, essere a regime per settembre prossimo.
Confermata la previsione di 107 mila assunzioni di nuovi insegnanti precari, immessi in ruolo dalla legge Renzi. Dopo un acceso scontro tra maggioranza e opposizione, la conferenza dei capigruppo di oggi ha deciso di dare la parola direttamente all'Aula che si pronuncerà dopodomani (mentre tutta la giornata di domani sarà dedicata alla discussione generale con opposizioni sul piede di guerra) sul testo uscito dalla Camera. Oltre al testo, l'Aula si pronuncerà sull'emendamento che il governo presenterà sulla falsariga del maxi-emendamento portato oggi in commissione dai relatori del ddl - Francesca Puglisi per il Pd e Franco Conte per Ap - e offerto alle opposizioni come mediazione per un possibile accordo.
Offerta subito rispedita al mittente perché da Sel alla Lega, fino al Movimento cinque stelle l'obiezione è stata comune: "Il testo non è cambiato in modo sostanziale" e il maxi-emendamento "è solo propedeutico alla fiducia, una presa in giro". Di opinione opposta la relatrice Francesca Puglisi: "Abbiamo recepito molte proposte delle opposizioni e delle oltre 40 associazioni del mondo della scuola che abbiamo ascoltato". "Andare in aula senza relatori è stata una scelta obbligata. - ribatte il presidente della settima commissione, il renziano Andrea Marcucci -. La maggioranza ha dovuto decidere se proseguire i lavori in Commissione per smaltire oltre duemila emendamenti o portare il ddl in Aula e fare di tutto per approvarlo in tempi utili per procedere all'assunzione di 100mila docenti già dal prossimo anno scolastico".
Ma dalle opposizioni "chiusura totale". Il capogruppo della Lega Gian Marco Centinaio, sbotta: "La fiducia se la voteranno loro e i loro amici.
Noi usciremo dall'aula perché non partecipiamo a questo teatrino che fa ridere i polli". Per il capogruppo Pd Luigi Zanda "l'ostruzionismo ha impedito che il cammino del ddl fosse più spedito". Strali anche dall'opposizione interna al Pd. Per Stefano Fassina "la scelta del governo di porre il voto di fiducia è uno schiaffo al Parlamento e all'universo della scuola. Il testo del maxi emendamento predisposto dal governo si limita a qualche ritocco cosmetico senza dare le risposte necessarie al fine di cancellare la chiamata dei docenti da parte dei presidi, di introdurre un piano pluriennale di assunzione degli insegnanti precari, di rivedere l'iniquo finanziamento alle scuole private e, infine, di ridefinire le norme di delega". E con l'opposizione torna a organizzarsi anche la piazza: insegnanti e sindacati fino al voto finale sono tornati sotto le finestre di palazzo Madama fino alla prima fiducia, per trasferirsi poi davanti Montecitorio per il disco verde finale.
Tra le novità previste dal maxi-emendamento una valutazione dei presidi triennale e un Comitato di valutazione docenti rivisto nella sua composizione con una maggiore presenza di docenti e l'aggiunta di un membro esterno; l'assunzione dei circa 6mila 500 idonei al concorso 2012 inseriti nel piano di assunzione straordinaria dei docenti precari operativo da settembre; la destinazione del 10% dello school bonus alle scuole con meno risorse e il tetto di 100 mila euro per le erogazioni liberali agli istituti.