Come già successo più volte in questi mesi, il premier greco Alexis Tsipras riporta la palla al centro: "Si troverà una soluzione alla crisi che permetterà alla Grecia di tornare a crescere dentro la zona euro". Parole che aprono a scenari più rassicuranti rispetto a quelli prospettati ieri da Varoufakis dopo il nulla di fatto all'Eurogruppo di Lussemburgo.
"Siamo vicini ad accettare l'ipotesi del default" aveva detto il ministro delle Finanze. Tsipras definisce inoltre "uno sviluppo positivo" il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell'Eurogruppo convocato per lunedì 22, un vertice che "va nella direzione di un'intesa".
A fargli eco, da Berlino, è il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, secondo il quale "non è troppo tardi e speriamo in un accordo". Presupposto per una decisione, al Consiglio speciale di lunedì "può essere soltanto un'intesa tra Atene e le tre istituzioni", ha aggiunto ribadendo che la Germania "vorrebbe che la Grecia rimanesse nell'Eurozona" e che il principio resta solidarietà in cambio di responsabilità.
La Grecia deve trovare un accordo con i creditori entro il 30 giugno, data di scadenza del prestito del valore di 1,6 miliardi. "Dimostreremo che tutti quelli che stanno scommettendo su scenari terribili di crisi si stanno sbagliando" ha detto Tsipras. E ancora: "La soluzione sarà nel rispetto delle regole europee e permetterà alla Grecia di tornare a crescere".
Il board della Bce invece ha convocato una riunione di emergenza. All'ordine del giorno ci sarebbe la richiesta avanzata dalla Banca di Grecia di un aumento della liquidità di emergenza (Ela) di oltre 3 miliardi. Un provvedimento che l'Eurotower aveva già preso lo scorso 17 giugno con l'innalzamento dell'Ela da 83 a 84,1 miliardi di euro.
L'Eurogruppo di ieri a Lussemburgo non ha fatto registrare alcun progresso. Il negoziato è fermo e i vertici della zona euro lanciano un ultimo appello ad Atene perché torni al tavolo delle trattative con proposte credibili e attuabili, perché quelle che ha presentato finora non sono né l'uno né l'altro. La frustrazione delle istituzioni, che hanno cercato di mediare e di presentare ad Atene più soluzioni, lascia ora il posto alla paura che il Paese sia pronto ad affrontare davvero l'ipotesi di un default: "Lancio un appello alla Grecia, torni al tavolo dei negoziati ed eviti un destino che sarebbe catastrofico", ha detto Moscovici.
Atene, ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, visibilmente teso al termine della riunione ha finora presentato poche proposte e non coerenti con l'accordo del 20 febbraio, base del negoziato che "contiene già flessibilità" sia sulle misure, cioè può sostituire quelle del Memorandum con altre di uguale valore, sia sugli obiettivi di bilancio, sui quali le istituzioni già sono scesi a compromessi. Ora "sta a loro presentarne altre", ha detto il presidente, ricordando che è dall'incontro con Tsipras e Juncker a Bruxelles che aspetta nuove proposte. Ma non sono mai arrivate. E quelle presentate dal ministro Yanis Varoufakis non sono nemmeno idee, sono troppo vaghe e troppo generali, e non affrontano le questioni di bilancio, fanno sapere i tecnici Ue.
Servono proposte "misurabili, attuabili e credibili", ha detto il direttore del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde che, irritata dalle recenti accuse di Varoufakis che ha definito "criminale" il Fmi, ha sottolineato l'esigenza di ristabilire un dialogo. "Ci può essere soluzione solo con dialogo, e ora l'emergenza è ristabilire il dialogo con gli adulti nella stanza", ha detto.