Con l’audizione dei rappresentanti delle Camere di Commercio e dei sindaci dei comuni capoluogo di provincia si sono concluse le audizioni odierne della Prima Commissione sulla riforma degli Enti Locali.
Gavino Sini presidente della Camera di Commercio di Sassari, in rappresentanza di tutte le altre Camere provinciali, ha illustrato alla Commissione la situazione degli enti camerali alle prese con una profonda riorganizzazione imposta dal Decreto Legislativo del 2010 sulla riorganizzazione della pubblica amministrazione.
«Le Camere di Commercio non sono più vincolate a un territorio provinciale, per questo avevamo già pensato a un ridisegno dell’organizzazione in Sardegna – ha detto Sini – l’attuale progetto di riforma in discussione in Parlamento ci obbligherà ad accelerare i tempi».
Sini ha poi spiegato che le nuove Camere dovranno essere costituite su un’articolazione di almeno 80mila imprese: «considerando che in Sardegna il numero delle attività imprenditoriali è pari a 190.000, in futuro potremo avere due Camere di Commercio. Cagliari ha la possibilità di averne una tutta sua, le altre tre (Sassari, Nuoro e Oristano) potrebbero unirsi, ma non sono escluse soluzioni diverse (Cagliari-Oristano e Nuoro-Sassari)».
Il presidente della Camera di Commercio di Sassari ha sottolineato il ruolo svolto dall’ente camerale nella creazione di una classe dirigente e imprenditoriale e l’importanza della collaborazione con le province per la pianificazione e progettualità territoriale.
In rappresentanza dei sindaci dei comuni capoluogo, sono stati invece sentiti i primi cittadini di Lanusei e Tempio, Davide Ferreli e Romeo Frediani, e l’assessore alle politiche sociali di Iglesias Alessandra Ferrara.
Ferreli ha evidenziato il ruolo decisivo svolto dalla provincia Ogliastra per la creazione di una coscienza comune nella popolazione. «La provincia ha favorito un processo di aggregazione e di collaborazione nella gestione del bene Comune – ha detto il sindaco di Lanusei – la nuova riforma dovrà tenere conto di questo. Siamo disponibili a partecipare ad una stagione riformatrice che però non deve essere fatta solo su basi numeriche.
’Ogliastra conta meno di 60mila abitanti, non si può pensare di smantellare i servizi statali e regionali altrimenti il territorio continuerà a spopolarsi». Sulla nuova gestione delle funzioni prima attribuite alle province, Ferreli ha indicato l’esperienza delle unioni dei Comuni come base da cui partire e confrontarsi: «serve però dotare le nuove realtà di personale e risorse adeguate».
Alessandra Ferrara ha invocato una politica “uniformata” del territorio che garantisca un miglior raccordo tra Comuni e Regione. «La presenza di un ente intermedio è stata decisiva – ha ricordato l’assessore di Iglesias – il Piano Sulcis è stato partorito dalla Provincia, il Plus ha permesso di capire quanto sia importante la gestione unitaria del territorio».
Ferrara ha infine segnalato la pesante situazione vissuta dal territorio del Sucis-Iglesiante sul fronte della giustizia: la cancellazione degli uffici del giudice di pace e dei tribunali ha eliminato tutti i presidi. «Ora la legge prevede la possibilità di riaprire qualche ufficio ma a pagarlo dovranno essere i comuni».
Romeo Frediani ha auspicato una riforma che preveda una pianificazione in grado di colmare il gap tra le diverse aree geografiche. «Serve dotare i territori di infrastrutture e pensare a una gestione unitaria di alcuni servizi –ha detto Frediani – certe situazioni vanno gestite direttamente dalla Regione».
Il sindaco di Tempio ha quindi ricordato l’esperienza della Gallura dove sono nate tre Unioni di Comuni. «Il risultato è incoraggiante ma per l’esercizio delle funzioni associate serve più personale e più risorse».
I tre rappresentanti dei comuni capoluogo, infine, hanno manifestato contrarietà all’ipotesi prevista dal Dl 176 di un regime transitorio che consenta di tenere in piedi le quattro province storiche fino alla piena operatività della riforma. Siamo per un ridisegno complessivo che porti a un sistema ex novo – ha detto Davide Ferreli – che ha poi invitato la commissione a una riflessione attenta sull’opportunità di istituire la Città Metropolitana di Cagliari, per il timore che si torni a una visione cagliaricentrica della Sardegna».
Ucciso da un drone americano il cooperante Giovanni Lo Porto. Obama: mi assumo la responsabilità
Del cooperante italiano, Giovanni Lo Porto, di cui non si avevano notizie dal 2012. Il giovane è stato ucciso tra Pakistan e Afghanistan lo scorso gennaio, durante un raid statunitense contro al Qaeda. Infatti, ad ucciderlo è stato un drone, fa sapere la Casa Bianca poco prima che intervenga direttamente Obama. Il presidente americano ha detto: "Come presidente e comandante in capo mi assumo tutte le responsabilità di tutte le operazioni antiterrorismo compresa questa - ha detto - non appena riusciremo a capire le cause della morte degli ostaggi avremo un'idea più chiara". Insieme a Lo Porto sono morti anche un ostaggio americano, Warren Weinstein, 72 anni, e "altri due americani" membri di al Qaeda tra Ahmed Farouq, il cui ruolo è ancora da definire. Durante le ore di sorveglianza del compound dei terroristi obiettivo del raid la Cia stata in grado di rilevare né la presenza di Lo Porto e Weinstein ne quella di altri civili.
In nome del governo americano il presidente Barack Obama offre le sue scuse alle famiglie delle vittime, facendo sapere di aver parlato con i parenti di Weinstein e con il premier italiano Matteo Renzi. Parla di dolore inimmaginabile e auspica che le famiglie trovino un minimo di consolazione nelle tracce del lavoro "di Warren e Giovanni, un esempio per tutti noi, persone che vedono odio e rispondono con amore". Poi difende il senso delle operazioni di controterrorismo: "L'obiettivo ultimo è quello di salvare il maggior numero di vite umane" ma è costretto ad ammettere che durante che "a volte si commettono errori enormi" come in questo caso in cui durante le "centinaia di ore di sorveglianza non è stata rilevata nel compund la presenza di civili". In chiusura Obama ribadisce il perdurare di buone relazioni tra Italia e Stati Uniti.
Il premier fa sapere di avere ricevuto ieri da Barack Obama la conferma della morte di Giovanni Lo Porto. A quel punto l'Unità di crisi della Farnesina ha comunicato alla famiglia - cui "l'Italia porge le più sentite condoglianze - la triste notizia. Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, coglie l'occasione per andare all'attacco chiedendo che il governo riferisca in Parlamento sulla morte dell'operatore umanitario: "Non è possibile che a distanza di mesi si venga messi a conoscenza di un fatto di questa gravità".
Il cordoglio del Senato Il presidente di turno dell'assemblea di palazzo Madama, Roberto Calderoli, ha espresso il cordoglio dei senatori per la morte di Giovanni Lo Porto.
La morte di Lo Porto e di Weinstein "rappresenta un duro colpo per la Central Intelligence Agency (Cia) e per il suo programma segreto in Pakistan - scrive il WSJ - che il presidente Barack Obama ha abbracciato ed esteso dopo il suo arrivo alla Casa Bianca nel 2009". L'incidente "sottolinea i limiti dell'azione di intelligenze e i rischi di conseguenze collaterali".
Giovanni Lo Porto, Giancarlo per gli amici, 39 anni, palermitano, si trovava in Pakistan per la ong Welt Hunger Hilfe (Aiuto alla fame nel mondo) e si occupava della costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab. Si hanno avute sue notizie l'ultima volta nel gennaio 2012, quando si trovava nella provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa. Lo ricorda così Barack Obama: "Svolgeva il suo lavoro con passione, per la sua opera umanitaria aveva viaggiato molto per il mondo".
I tre anni di assenza di Giovanni Lo Porto sono raccontati dalla pagina Facebook della madre Giusy Felice: fotografie, frasi di affetto e di conforto da parte di amici e conoscenti, momenti felici di un uomo che aveva dedicato la vita al prossimo. Non c'è ritratto migliore del cooperante ucciso da un drone Usa: i suoi sorrisi in giro per il mondo, fotomontaggi e immagini per ricordarlo. Com