Non ce l'ha fatta il magistrato turco tenuto in ostaggio per ore da un gruppo di militanti del Dhkp-C. L'uomo, Mehmet Selim Kiraz, è morto dopo essere arrivato in gravi condizioni in ospedale e dopo essere stato sottoposto ad un intervento chirurgico disperato. "Al suo arrivo in ospedale il Procuratore era gravemente ferito - hanno detto i medici - lo abbiamo perso nonostante tutti i nostri sforzi".
Il Presidente turco Tayyip Erdogan ha reso noto che il Kiraz era stato colpito con tre proiettili alla testa e due al corpo.
Le forze di polizia, con un blitz, avevano liberato il magistrato tenuto in ostaggio dentro il palazzo di giustizia da due militanti del Dhkp-C, Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo, un gruppo fuori legge di estrema sinistra. Nel blitz sono stati uccisi i due sequestratori, e il procuratore era rimasto ferito gravemente. Le forze di sicurezza, ha dichiarato la polizia, sono entrate in azione dopo avere sentito uno sparo.
Il procuratore è stato preso in ostaggio nella sede del Palazzo di Giustizia di Caglayan nel primo pomeriggio. Sui social media è subito circolata una foto che mostra il volto di Kiraz, alle sue spalle, un uomo gli tiene tappata la bocca con una mano. Con l'altra mano gli punta una pistola alla tempia. Sul muro, dietro di loro, si vede la bandiera del Dhkp-C. Il procuratore è il responsabile delle indagini sulla morte di Berkin Elvan, il quindicenne colpito alla testa da una capsula di gas lacrimogeno sparata dalla polizia nel giugno 2013, durante le proteste anti-governative a Gezi Park e deceduto in ospedale nel marzo dell'anno scorso senza mai essere uscito dal coma.
L'ultimatum I sequestratori hanno impartito alle autorità turche un ultimatum, scaduto alle 15.36 ora locale, per soddisfare le loro richieste: queste ultime comprendono una confessione "pubblica" da parte degli agenti sospettati di aver ferito il ragazzo, il loro rinvio a giudizio davanti a un "tribunale popolare" e la scarcerazione di coloro che sono sotto processo per aver manifestato a favore di Elvan.
Le forze dell'ordine hanno isolato la zona in cui si trova il palazzo di sei piani, hanno evacuato il tribunale e poi le forze speciali sono entrate. Dopo almeno 7 ore il blitz: sono state udite raffiche di armi automatiche e due esplosioni. Le ambulanze sono arrivate sul posto.
"Mio figlio è morto: che nessun altro muoia. Non si può lavare il sangue con altro sangue". Sono le parole del padre del quindicenne, che ha parlato al telefono con il deputato turco Huseyin Aygun.
Un procuratore di Istanbul ha imposto ai media di non diffondere più le immagini del sequestro al palazzo di giustizia. La decisione è stata presa dal premier Ahmet Davutoglu in base a una norma che gli consente di ordinare la "censura" per motivi di sicurezza nazionale e ordine pubblico. L'ordinanza del magistrato è stata consegnata all' Authority televisiva governativa Rtuk.
Era uscito di casa il 16 giugno del 2013 per andare a comprare del pane quando è rimasto coinvolto nell'operazione di polizia nel quartiere OkmeydanÕ di Istanbul. Colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno è morto in ospedale dopo nove mesi di coma, l'11 marzo del 2014. Berkin Elvan è diventato così uno dei simboli della dura repressione imposta al movimento di Gezi dalle autorità turche. Centinaia le persone che si riunirono sotto l'ospedale dopo l'annuncio della sua morte. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Berkin Elvan di aver avuto legami con "organizzazioni terroristiche" alimentando ancora di più le tensioni.