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Lega in piazza, Salvini: “Renzi servo sciocco di Bruxelles”

“Renzi è il servo sciocco di Bruxelles". Questo è stato il messaggio principale di Matteo Salvini, fatto ieri pomeriggio a Roma, dove due piazze contrapposte, entrambe contro il governo ma quella del leader lumbard contro il presidente del Consiglio e l’UE e l’altra più numerosa contro Renzi ma più corposamente contro il leader leghista piombato nella capitale in cerca di consenso nazionale e non più relegato alla cosiddetta Padania. Quindi Matteo Salvini dal palco di Piazza del Popolo per la manifestazione ‘Renzi a casa’, ha parlato davanti a diverse centinaia di bandiere della Lega Nord, della Lega Lombarda e della Liga Veneta, con due grandi trattori posizionati ai lati della piazza del Popolo in rappresentanza delle associazioni degli agricoltori che hanno aderito alla manifestazione.

I manifestanti in piazza Insieme ai leghisti anche i movimenti di estrema destra, fra cui CasaPound. Un corteo è sceso dal Pincio con in testa le gigantografie dei due Marò, Girone e Latorre e due bandiere dell'Italia e dell'Europa, quest'ultima modificata con una X rossa a cancellare l'Unione. "Siamo qua, siamo qua, tutti insieme a sostener sovranità" lo slogan dei militanti neofascisti.  In piazza anche manifestanti ‘leghisti’ provenienti dall'Abruzzo (in particolare da Teramo), dalla Campania (circa una settantina quelli giunti da Napoli) e dalla Sicilia (in piazza campeggia uno striscione della Lega di Catania).

Il leader della nova Lega, apre il suo discorso indicando i punti di riferimento culturali del nuovo corso della Lega. Oriana Fallaci, i libri di Marco Paolini e Mauro Corona a difesa della natura, don Sturzo e don Milani. Nomi che consentono al leader leghista di invocare uno dei cavalli di battaglia della Lega, quello del rispetto delle differenze dei popoli, in Italia e in Europa. Il passo è breve per arrivare poi all'immigrazione, "nella nostra Italia non c'è spazio per i campi rom" e Renzi - insieme ad Alfano il più colpito dai 'vaffa' della piazza - "strumento di sinistra a disposizione di chi vuole annientare l'economia dell'Italia". Declina anche la posizione della Lega: "A destra della destra? Io non distinguo gli uomini tra destra e sinistra, nel 2015 distinguo le persone tra chi lavora e parassiti e noi difendiamo quelli che lavorano" ha detto, che accusa invece il presidente del Consiglio di stare dalla parte di Confindustria. Nessun plauso quindi agli ultimi indicatori economici che danno in ripresa l'Italia perché sono stati raggiunti con i sacrifici degli italiani. L'esempio citato è quello della legge Fornero che Salvini promette di voler cancellare. Il messaggio di Marine Le Pen Non è in piazza ma ci arriva con un messaggio audio, la leader del Front National francese, Marine Le Pen. La prossima candidata all'Eliseo saluta la manifestazione romana parlando contro "le politiche mortifere che arrivano dall'Europa" e "l'immigrazione che sta trasformando l'Europa". Temi che secondo la Le Pen uniscono il suo movimento a quello di Salvini, investito dalla leader della destra nazionale d'oltralpe come suo miglior alleato contro Bruxelles.

“Di fronte nazionale anti Renzi” grida dal palco Giorgia Meloni. La presidente di Fratelli d'Italia si scaglia contro il governo, definito insieme ai suoi predecessori Enrico Letta e Mario Monti, la troika italiana. Meloni si concentra sul tema fisco, invocando un abbassamento delle tasse e uno Stato meno vessatorio. Poi il no all'immigrazione, "a maggior ragione - continua Meloni - adesso che l'Isis controlla le coste libiche". Lontano dal palco la presidente di Fratelli d'Italia indica poi la strada da seguire per il centrodestra: "Servirebbero le primarie. Salvini? Chiunque sia scelto dal popolo l'importante è che venga votato dalla gente. Matteo sta facendo bene il suo lavoro: su alcune cose siamo d'accordo, su altre meno".

Tasse, imprese e crisi sono invece il filo conduttore dell'intervento di Luca Zaia. Il governatore del Veneto, prossimo alla campagna elettorale nelle regionali, critica il provvedimento degli 80 euro che "è servito a Renzi per vincere le elezioni europee ma non per superare la crisi". Inoltre il governatore del Veneto definisce poi un'ipocrisia continuare a dire che in Italia "ci sia ancora spazio per gli immigrati, quando gli italiani non sanno come mangiare".

Presente in piazza del Popolo anche il separato in casa della Lega, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, con la delegazione dei militanti del Veneto, e che assicura di non volere la rottura: "Dipende da chi la vuole, noi non la vogliamo. Abbiamo posto dei paletti in base allo statuto della Lega". Anche il fondatore Umberto Bossi dice la sua e indica la strategia e le alleanze che la Lega dovrebbe seguire: "Con Casapound non c'è un'alleanza, questa è un'alleanza transitoria perché quando sei circondato...". A chi gli domanda se Salvini non stia aprendo le porte del Carroccio al movimento di estrema destra, "Salvini è il segretario - replica Bossi - poi c'è la Lega. Sono due cose, entrambe con un cuore e una testa pensante". Scongiura poi anche l’abbandona di Tosi e Berlusconi, senza il quale “non è conveniente andare avanti”. Un suggerimento non condiviso dalla base che dalla terrazza del Pincio ha srotolato uno striscione con la scritta "Berlusconi politicamente defunto, meglio soli", con il logo della Lega.