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La minoranza Pd avverte Renzi: il caso Cofferati “Peserà sul Quirinale”.

La partita per il Quirinale condizionata, per ora, dalle primarie in Liguria. Potrebbe sembrare paradossale ma paradossale non è, con il Pd alle prese con il “caso Cofferati”. L’ex segretario Cgil ha annunciato il suo addio al partito dopo la sconfitta e le irregolarità, da lui denunciate, nella corsa alla candidatura per la carica di presidente della regione Liguria, con la minoranza dem che, per bocca di Stefano Fassina, ha promesso conseguenze proprio sulla scelta del prossimo inquilino del Colle.

Una vicenda – attacca Fassina – che “certamente non aiuta a costruire un clima positivo” per l'elezione del Presidente della Repubblica. “Il modo sbrigativo, offensivo per la dignità di Cofferati con cui la sua scelta è stata trattata, pesa notevolmente sul Quirinale”.

“Strumentalizzano la vicenda ligure – replica il sindaco di Firenze, renziano doc, Dario Nardella -. È da meschini minacciare agguati in Parlamento”.

“Vedo che Renzi va in televisione a darmi dell’ipocrita – dice Sergio Cofferati -, che i vicesegretari bollano come inspiegabile e ingiustificato il mio addio al Pd. Solo insulti e offese. Se un partito, invece di chiedersi le ragioni delle dimissioni di uno dei suoi fondatori, reagisce così, siamo alle frutta. Anzi, ormai al digestivo”.

Clima incandescente quindi all’interno del partito democratico proprio nei giorni in cui si deve decidere il nome, o i nomi, da mettere in pista per la corsa al Colle. Con Maurizio Landini, segretario Fiom, che da voce al pensiero che molti all'interno della minoranza dem covano: fare di Cofferati lo Tsipras italiano. Cioè costruire intorno all'ex segretario Cgil la nuova forza a sinistra del Pd che riunirebbe tutte le anime della minoranza che a Renzi si oppone.

La presidente della Camera, Laura Boldrini, vorrebbe un’ampia discussione e auspica che il Parlamento non sia “un’assemblea di ratifica”, mentre Angelino Alfano chiede che il nuovo Capo dello Stato sia un esponente del Centrodestra.

Ma a tenere banco sono le frizioni interne, specie al Pd, con l’ex Cgil che dice: “Io per un mese e mezzo ho informato la Serracchiani e Guerini, i due vice di Renzi, dello scempio che si stava consumando, dei rischi di inquinamento del voto, della partecipazione organizzata del centrodestra con l’Ncd e anche Forza Italia alle nostre consultazioni per votare e far votare la Paita, con la partecipazione attiva di certi fascistoni mai pentiti, e la presenza perfino di personaggi in odor di mafia ai gazebo e ai seggi e i pericoli che temevo, si sono puntualmente avverati.

Il risultato in tredici seggi, dove per una manciata di euro sono stati convogliate file di poveri stranieri, è stato annullato dalla commissione di garanzia. Sta indagando la procura di Savona e forse anche quella di Genova si muoverà. Ed è scesa in campo anche la Dda, la direzione distrettuale antimafia. Io ho preso circa 24 mila voti. Chi ha vinto, circa 28 mila. Però nel 2011 a Napoli per irregolarità denunciate in tre seggi, dico tre, Bersani annullò le primarie. Perché a Genova deve essere diverso che a Napoli?”.

"Per imporre, realizzare questo modello politico  - conclude Cofferati - si è fatto ricorso in modo spregiudicato al sostegno del centrodestra nelle primarie del nostro partito. E anche all’inquinamento con voti comprati. Sta tutta qui la ragione delle mie dimissioni, la ferita politica che si è aperta nel Pd, e non solo in Liguria. Sono stati cancellati i valori stessi su cui è nato il Partito democratico. E io che ne sono stato uno dei 45 fondatori, e non c’era certo Renzi, me ne vado con dolore".