Cagliari, 14 Ott 2015 - “La riforma costituzionale all’esame in Parlamento che, una volta approvata, richiederà una revisione dello Statuto di Autonomia, non deve essere vista come una minaccia alle prerogative della Sardegna ma come un’occasione per contrattare con lo Stato ciò che manca affinché quell’Autonomia che da decenni viene lasciata a languire sulla carta possa tradursi in opportunità reali per la nostra Isola, a cominciare dal colmare i divari che ci mettono in una condizione di oggettiva inferiorità rispetto alle altre regioni italiane”, dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici in Consiglio regionale, Attilio Dedoni.
“La riforma del Senato che riserva alla Sardegna appena tre rappresentanti è un pessimo viatico”, sottolinea Dedoni. “Una visione genuinamente federalista avrebbe comportato l’attribuzione dello stesso peso a ciascuna regione all’interno della nuova Assemblea. La semplice ripartizione dei posti sulla base del numero degli abitanti farà sì che le regioni più grandi potranno fare il bello e il cattivo tempo, e che sarà impossibile per quelle meno popolose, magari perché vittime di fenomeni di spopolamento a causa del sottosviluppo, ragionare in un’ottica di riequilibrio territoriale. Questo primo risultato negativo rappresenta un campanello d’allarme sulla forza rappresentativa della nostra classe politica, che deve farci preoccupare soprattutto in vista della revisione dello Statuto che dovrà necessariamente seguire la riforma costituzionale. Un punto, su tutti, dovrà essere al centro della nuova Carta dei Sardi: il riconoscimento del principio di insularità e della necessità di interventi concreti per mettere la Sardegna nelle condizioni di competere ad armi pari con le regioni peninsulari. Dalla continuità territoriale, sia per i passeggeri che per le merci, agli investimenti nelle infrastrutture, fino alle risorse da destinare allo sviluppo economico, tutto dovrà essere rivisto affinché serva a ripianare il divario determinato dal nostro essere un’isola”.
“Rientrano in quest’ottica anche le risorse che lo Stato deve alla Sardegna come quote di compartecipazione alle entrate erariali”, conclude il capogruppo. “Avere accettato il meccanismo del pareggio di bilancio senza prima esserci garantiti la certezza che quanto dovuto ci venga versato per intero e che non possa essere oggetto di tagli o ‘dimenticanze’ da parte del Governo, della Ragioneria dello Stato o del funzionario di turno si sta rivelando né più, né meno quel disastro che avevamo paventato già all’indomani della firma dell’accordo Paci-Padoan. Il nuovo Statuto dovrà contenere i giusti contrappesi che ci consentano di contare su risorse certe con cui finanziare il nostro bilancio, eventualmente prevedendo la possibilità, per la Regione, di trattenere alla fonte le quote che le spettano. Sarà questo il vero banco di prova della giunta Pigliaru: da qui si vedrà se l’esecutivo vuole battersi per tutelare i diritti dei sardi o se preferisce stare comodamente allineato con un Governo che, finora, si è mostrato lontano anni luce dalla Sardegna”. Com