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Per due giorni Cagliari è il “cuore” della cardiologia interventistica

Cagliari, 13 Nov 2015 – Venerdì 13, e sabato 14 novembre vedranno Cagliari al centro della cardiologia interventistica italiana. Si ritroveranno, infatti, alla Sala convegni della Fondazione Banco di Sardegna, alcuni tra i massimi esperti di cardiologia interventistica, per gli “Highlights Interventional Cardiology 2015”, un convegno rivolto a medici specialisti e di medicina generale della Sardegna, organizzato da Bruno Loi, Direttore SC Emodinamica dell’Azienda ospedaliera “G. Brotzu”.

“Abbiamo organizzato questo importante incontro, che vedrà protagonisti relatori provenienti dai principali centri italiani, oltre che dell’isola, per far conoscere e comprendere ai nostri numerosi colleghi, cardiologi e medici di base, che operano sul territorio, quali siano le più importanti innovazioni che in questi ultimi anni la cardiologia interventistica ha reso disponibili per curare alcune tra le principali malattie del cuore: dall’occlusione coronarica alla stenosi aortica, alle altre patologie valvolari”, spiega Loi.

Storicamente, secondo lo specialista, esiste un significativo divario tra la situazione che si riscontra nei centri clinici della Sardegna e il resto d’Italia, per quanto riguarda la cura di queste malattie. “Due dati su tutti - dice Loi. Secondo il GISE, la società scientifica italiana di cardiologia invasiva, nel nostro Paese nel 2014 gli interventi di angioplastica coronarica, la tecnica che si utilizza per trattare le cardiopatie coronariche basata sulla dilatazione del tratto di arteria occluso mediante un catetere a palloncino, sono stati 2.333 per milione di abitanti; in Sardegna: poco più della metà, 1.411. Ancora, l’intervento denominato Tavi, la sostituzione della valvola cardiaca aortica per via transcatetere, attraverso la gamba anziché mediante apertura del cuore, viene effettuato in Italia 43 volte ogni milione di persone; in Sardegna, 24.” Le ragioni di ciò, aggiunge, “sono essenzialmente culturali ed economiche. Bisogna diffondere la conoscenza di queste tecniche nella classe medica, e in questo il nostro convegno ricopre un ruolo significativo, è inoltre importante informare i cittadini sull’esistenza di centri di eccellenza anche nella nostra regione: non è sempre necessario migrare sul continente.

L’altro problema, peraltro comune a molte regioni e non solo alla nostra, è quello dell’accesso per i cittadini a queste tecnologie innovative. Per restare sugli esempi citati, si pensi che la Tavi, che è nata nel 2002 ed è stata introdotta in Italia nel 2007, è una tecnica affermatasi a livello mondiale come efficace e salvavita, nei casi in cui può essere applicata. Purtroppo, ancora oggi il Servizio sanitario nazionale non la riconosce. Non ha un codice che la identifichi e non viene rimborsata adeguatamente dalla regione ai centri ospedalieri che la vogliano praticare, come accade puntualmente anche in Sardegna. Rappresenta un evidente limite, oltre che una disparità di trattamento per i cittadini sardi, rispetto a quello che avviene in altre Regioni”. Com