Olbia, 17 Nov 2015 – Il mese dell’appropriatezza prescrittiva della Asl di Olbia prosegue con il convegno in programma venerdì 20 novembre su “Appropriatezza prescrittiva nell’imaging e nel laboratorio”, che intende illustrare le potenzialità delle nuove indagini strumentali e dei nuovi test laboratoristici, attraverso la divulgazione delle linee guida dell’iter diagnostico, confrontandolo con l’appropriatezza prescrittiva assunta in un’ottica di razionalizzazione ed ottimizzazione delle risorse.
“La sempre maggior richiesta di prescrizioni, associata alla sempre maggior riduzione delle risorse economiche e umane, impongono un uso sempre più accurato delle indagini, in un’ottica di uso più appropriato delle risorse a disposizione al fine di ottenere risultati efficaci ed efficienti, senza dispersione inutile di risorse, a cui si associa anche un minor rischio per il paziente”, spiega Vincenzo Bifulco, direttore del dipartimento dei Servizi diagnostici della Asl di Olbia, organizzatore, insieme al Direttore del Laboratorio analisi aziendale, Flavio Lai, della giornata di formazione, in programma il 20 novembre prossimo (con inizio dei lavori alle 08.30), nella sala congressi del Museo Archeologico di Olbia.
“Se da una parte la ricerca dell’appropriatezza prescrittiva punta alla razionalizzazione della spesa sanitaria, dall’altra si ispira alla necessità di operare integrando varie competenze culturali”, aggiunge Bifulco. “Un processo che comporta necessariamente una revisione critica delle nostre consuetudini prescrittive, e si ispira più in generale alla necessità di fornire riferimenti operativi efficaci ed orientamenti pratici a tutti i medici e di diffondere conoscenze sul corretto uso delle prescrizioni diagnostiche anche ai cittadini”.
“I dati a nostra disposizione dimostrano come in Italia percentuali rilevanti di esami, che vanno dal 20 al 40%, vengono richiesti inappropriatamente, ovvero senza corrette motivazioni o senza effettiva utilità per il paziente. Ma se è vero che la diagnostica di laboratorio e della diagnostica per immagini assumono un ruolo rilevante nei percorsi diagnostici, essi non possono essere più che complementare alla valutazione clinica, che è, e deve rimanere, l’atto centrale e imprescindibile dell’approccio al paziente”.
“D’altra parte, l’evidente aumento del “bisogno di salute” manifestato da parte della popolazione, è un fenomeno socialmente rilevante che fa seguito ad una maggiore informazione e quindi ad una maggiore attenzione da parte dei cittadini sulla prevenzione e sulle cura delle patologie: ciò comporta un incremento della propensione prescrittiva della diagnostica degli esami strumentali e di laboratorio, che però deve esser suffragata sempre dalla valutazione clinica del medico”.
Al corso di formazione è prevista la partecipazione, oltre ai massimi esponenti regionali, anche di Sandra Vernero, presidente dell’associazione Slow Medicine, e Alda Borrè, Direttore del Dipartimento di diagnostica per immagini della città della salute di Torino, e dell’assessore regionale alla Salute, Luigi Benedetto Arru. Com