Arezzo, 15 Dic 2015 - Le verifiche della Guardia di Finanza sono appena agli inizi, ma ci sono già i primi indagati nell’inchiesta della Procura di Arezzo sul caso di Banca Etruria. Si tratta di due ex dirigenti dell’istituto di credito: l’ex presidente Lorenzo Rosi e l’ex membro del cda Luciano Nataloni. Sono accusati di “omessa comunicazione di conflitto di interessi”. In pratica, avrebbero sfruttato a fini personali il proprio ruolo per ottenere finanziamenti che altrimenti non avrebbero potuto ricevere.
Le contestazioni si riferiscono al periodo 2013-2014 e si rifanno alla relazione di Bankitalia del febbraio scorso che decise il commissariamento di Banca Etruria. In quel periodo il vicepresidente era Pier Luigi Boschi, il padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che al momento non è indagato. Gli ispettori di Palazzo Koch avevano sottolineato che delle pratiche di finanziamento per 185 milioni di euro si erano svolte in situazioni di conflitto di interesse e avevano generato 18 milioni di euro di perdite. Poi si citava il ruolo svolto da Rosi e di due pratiche di finanziamento intestate a Nataloni, per un totale di 9 milioni di euro. Secondo la Procura basterebbe per procedere per “omessa comunicazione del conflitto di interessi”.
La lista degli indagati potrebbe allungarsi nei prossimi giorni, coinvolgendo anche altri membri del management. I controlli del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza dovranno anche stabilire perché né Bankitalia né la Consob avvertirono dei rischi legati alle emissioni obbligazionarie.
Per quanto riguarda i risparmiatori che hanno perso i soldi investiti nelle obbligazioni subordinate di Banca Etruria, Banca Marche, CariFe e CariChieti, il governo studia come limitare l’impatto del crac dell’istituto di credito. L’ipotesi è tutelare le poco più di mille persone che avevano da parte un capitale inferiore a 100mila euro ma che avevano impegnato più della metà di quei soldi nelle obbligazioni subordinate ad alto rischio.
Sul fronte politico continuano le polemiche sul ministro delle Riforme. Il Movimento 5 Stelle ha presentato alla Camera una mozione di sfiducia contro Maria Elena Boschi "per il coinvolgimento personale e familiare nelle vicende della Banca popolare Etruria e Lazio nonché in relazione ai recenti provvedimenti che hanno interessato l'istituto di credito". Secca la replica del ministro: "Ne discuteremo in Aula, la voteremo e vedremo chi ha la maggioranza".