Madrid (Spagna), 21 Dic 2015 - I Popolari sono il primo partito in Spagna, ma il risultato delle elezioni politiche non consente loro di festeggiare a pieno. Il partito del premier Mariano Rajoy non ha infatti la maggioranza in Parlamento e la situazione è molto complicata: dar vita a una coalizione non sarà semplice. In forte calo anche i Socialisti, mentre esultano Podemos e il movimento Ciudadanos, che sono riusciti a scardinare il bipartitismo al potere dalla morte di Franco.
Il Pp ha raccolto il 28,7% dei voti, il Psoe il 22%, Podemos il 20,7% e Ciudadanos il 13,9%. Per quanto riguarda i seggi, i Popolari hanno ottenuto 122 deputati, i Socialisti 91, Podemos 69 e Ciudadanos 40. I vari partiti nazionalisti e Izquierda Unida sono a 28 seggi.
Le urne sanciscono dunque un crollo del consenso sia dei Popolari sia dei Socialisti, che si sono alternati al governo in Spagna dal 1982. Il partito Popolare, che aveva 186 deputati, perde 64 seggi. I Socialisti, che alle precedenti politiche avevano ottenuto 110 seggi, ne perdono 19. A crescere è soprattutto la formazione di sinistra e anti austerità Podemos, capeggiata da Pablo Iglesias e protagonista delle proteste degli 'indignados', che non sedeva al Congresso e che si pone come terza forza parlamentare.
In questo quadro di frammentazione al momento è difficile ipotizzare alleanze di governo. Si delinea infatti un quadro di difficile governabilità. Non solo nessun partito ottiene la maggioranza assoluta, ma anche le coalizioni "coerenti" fra i partiti della "vecchia" politica e quelli del "nuovo", cioè fra Pp e Ciudadanos o fra Psoe e Podemos, ipotizzate dagli analisti prima del voto, restano sotto la maggioranza assoluta.
Questa situazione complicata rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare lo spettro di un ritorno anticipato alle urne. Un'ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell'ultimo mezzo secolo. L'unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una 'grosse-koalition' alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall'ex-premier socialista Felipe Gonzalez.
"Abbiamo vinto di nuovo le elezioni, più di sette milioni di elettori hanno rinnovato la fiducia nel partito: grazie, perché sappiamo che non era facile, e oggi abbiamo base solida per il futuro - ha dichiarato il premier uscente Mariano Rajoy - Sono consapevole che abbiamo vissuto quattro anni complicati, abbiamo preso decisioni per nulla facili, impopolari, che nessun governo vorrebbe prendere", ma "abbiamo fatto ciò che ritenevamo che fosse nell'interesse del Paese. Era l'unica cosa da fare". Rajoy ha affermato che cercherà di formare un "governo stabile" e ha aggiunto che "inizia una tappa non facile": "sarà necessario parlare molto e raggiungere accordi".
Per il leader dei Socialisti, Pedro Sanchez, la prima mossa toccherà proprio ai Popolari. Il tentativo di formare il nuovo governo, ha spiegato, spetta al premier Mariano Rajoy. "La democrazia - ha aggiunto - vuol dire dialogo e trovare accordi e il Psoe vuole dialogare e dibattere, per il bene del Paese.
Secondo il numero due di Podemos Inigo Errejon, le elezioni politiche segnano la nascita di una "nuova Spagna" e l'inizio di una "nuova transizione" politica. Il paese che si sveglierà dopo il voto, ha aggiunto, è "un'altra Spagna". Il partito "sarà all'altezza delle ansie di cambiamento della nostra gente". Podemos, ha detto ancora il numero due, "sarà lo strumento politico fondamentale perché in Spagna si chiuda la porta alla corruzione e alla diseguaglianza"