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Federalismo fiscale. Pigliaru in audizione in commissione

Roma, 27 Gen 2016 - Due importanti appuntamenti istituzionali, oggi a Roma, per il presidente della Regione. Francesco Pigliaru ha cominciato la giornata di lavoro stamattina con l'audizione alla Commissione Parlamentare per l’attuazione del Federalismo fiscale, per proseguire nel pomeriggio con il seminario della Commissione parlamentare per le questioni regionali incentrato su Regioni a Statuto speciale e riforma costituzionale. Ad entrambi gli appuntamenti ha partecipato, insieme al Presidente, l'assessore delle Riforme Gianmario Demuro.
L'audizione. Il tema scelto dalla Commissione presieduta da Giancarlo Giorgetti è stato quello del federalismo fiscale nelle Regioni a Statuto speciale e le Province autonome, regolato dalla legge 42 del 2009. Francesco Pigliaru, sottolineando come al fondamento dell’idea stessa di federalismo fiscale ci sia il riconoscimento costituzionale delle autonomie speciali, ha spiegato come la situazione sia molto diversa rispetto a sette anni fa. "In quel periodo si nutriva grande fiducia nel federalismo fiscale, ma proprio allora iniziò la fase di crisi finanziaria che ha portato a un controllo sempre più centrale della spesa pubblica, percorso in netta antitesi rispetto al federalismo. I principi di quella legge possono ancora valere, ma è fondamentale rafforzare lo strumento della bilateralità delle decisioni, principio su cui noi lavoriamo con grande convinzione in particolare sul fronte dei rapporti finanziari". L’analisi portata in audizione dal presidente della Regione ha messo in luce come la Sardegna, che trova la prima ragione di specialità nella condizione geografica, soffra gli  svantaggi dell'insularità. “Viviamo una disparità che è palese violazione del principio di eguaglianza perché tratta situazioni diverse con strumenti normativi uguali. È necessario costruire un percorso istituzionale che porti al riconoscimento della condizione di insularità - ha chiarito Pigliaru-, così da poter usufruire di vantaggi tali da ridurre il divario con le altre realtà. In particolare quel riconoscimento dovrà consentirci di avere specifiche deroghe al divieto di aiuti di Stato" ha spiegato, ricordando come la giunta regionale abbia presentato al governo un ampio dossier “per rendere tangibile e numericamente chiaro il costo dell’insularità. L'assenza di continuità territoriale ed energetica ci mette di fronte ad un vero e proprio 'costo di cittadinanza', in quanto cittadini ed imprese sarde sono obbligati a sostenere maggiori spese rispetto a chiunque altro in ambito nazionale", ha evidenziato il Presidente.

Su questo fronte, l'urgenza portata all'attenzione della Commissione è stata quella di "mettere la Sardegna in una condizione di partenza paritaria rispetto alle altre regioni, attraverso azioni e investimenti capaci di eliminare o mitigare, in tempi rapidi, gli svantaggi strutturali". Partendo da queste considerazioni, Francesco Pigliaru si è poi soffermato sull'art. 27 della legge 42 del 2009, che disciplina l'obbligo a carico dello Stato di prevedere correttivi in ragione appunto di svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell'insularità. Ad oggi l'art. 27 è stato invece principalmente utilizzato per definire il contributo delle Regioni a statuto speciale al contenimento della spesa pubblica e al risanamento dei conti statali. "È certamente giusto che ogni regione contribuisca in quota parte a ripianare un debito di cui siamo responsabili tutti, ma va detto che oggi, per il 2016, la Sardegna ha un carico pari a quasi 700 milioni di "accantonamenti". Di fronte a cifre così importanti abbiamo il dovere di porci una semplice domanda: dal momento che il nostro svantaggio permanente è l'insularità, non sarebbe meglio per tutti utilizzare parte di queste risorse per aggredire il problema dunque per migliorare la produttività del nostro sistema economico? In questo modo noi avremmo la possibilità di crescere e, nello stesso tempo, saremmo ben più utili alle finanze del Paese", ha concluso il presidente Pigliaru. "Il patto per il Mezzogiorno voluto da questo Governo va nella direzione giusta, ma tutto ciò che potrebbe contribuire ad accelerare l'uscita di una parte importante del Paese dalla costosa trappola del ritardo economico dovrebbe essere guardato con interesse da tutti, a tutti i livelli di governo".

Il seminario. Ospitato a Montecitorio, nella Sala della Regina, il seminario della Commissione guidata da Gianpiero D'Alia ha voluto ragionare sul futuro delle Regioni a Statuto speciale alla luce della riforma costituzionale, mettendo al centro dei lavori il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulle problematiche concernenti l'attuazione degli Statuti. Al tavolo dei relatori anche il Presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. Nella sua relazione Francesco Pigliaru si è soffermato sul senso di autonomia intesa come responsabilità e ha ripreso i punti esposti in audizione, evidenziando come la condizione di insularità della Sardegna sia caratteristica naturale di specialità ed esempio eloquente delle profonde differenze tra le Regioni. "Veniamo da una stagione di grandi entusiasmi per il federalismo fiscale, ma non ha funzionato quanto ci si aspettava", ha chiarito Pigliaru. "Si è lavorato come se l'Italia fosse il Canada e le Regioni formassero un panorama omogeneo, mentre la realtà è il contrario. L'Italia registra i divari regionali più alti nel mondo occidentale e per questo sarebbe stato saggio differenziare. Problemi specifici non richiedono politiche generiche ma soluzioni specifiche, da mettere in atto attraverso la scrittura di accordi bilaterali. Le Regioni speciali lo sanno bene, e possono essere un modello anche per le altre, soprattutto quelle del Mezzogiorno". Red