Roma, 5 Mar 2016 - La conferma è arrivata anche dal capo del Consiglio militare di Sabrata, Altaher Algrabli: i tecnici italiani Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono stati liberati con un blitz. Secondo le dichiarazioni del miliziano, il raid avrebbe causato otto vittime tra cui due donne kamikaze. "Gli italiani in vita erano prigionieri di un altro gruppo di Daesh", ha detto Algrabli riferendosi all'Isis (Daesh) e al manipolo che deteneva Salvatore Failla e Fausto Piano, rimasti uccisi.
Rispondendo a domande specifiche, il capo milizia ha precisato che quello che ha portato alla liberazione di Pollicardo e Calcagno è un episodio distinto rispetto a quello in cui sono rimasti uccisi Failla e Piano: nello scontro a fuoco tra jihadisti dell'Isis e le forze del consiglio militare di Sabrata "sono morti sei uomini e due donne". Il capo milizia ha precisato che Pollicardo e Calcagno erano tenuti "in un immobile vuoto e sono stati trovati da una pattuglia del Consiglio militare la quale ha cacciato il gruppo che li deteneva". Dopo un inseguimento, "sono stati uccisi tre uomini e poi due donne hanno attivato le loro cinture esplosive e sono rimaste uccise, come anche tre bambini che erano con loro", ha aggiunto il miliziano. "Gli italiani liberati saranno restituiti immediatamente all'Italia una volta terminati gli interrogatori", ha spiegato.
"Stiamo discretamente fisicamente ma psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia", hanno scritto i due in un messaggio mostrato dal sindaco di Sabrata, scritto su un pezzo di carta a righe. Pollicardo e Calcagno hanno anche registrato un video messaggio in cui appaiono con barbe lunghe, un aspetto provato ma sorridenti: "Siamo al sicuro, in un posto di polizia", dice Pollicardo. "Speriamo di tornare urgentemente in Italia perché abbiamo bisogno di ritrovare le nostre famiglie".
Sulla dinamica che ha portato alla liberazione ci sono versioni differenti. Il generale Hussein al Zawadi, leader della municipalità di Sabrata, ha detto che i due italiani sono stati liberati questa mattina attraverso un blitz avvenuto "con la collaborazione della popolazione locale" nell'abitazione di una famiglia di origine marocchina, circa tre giorni dopo la scoperta di un nascondiglio dello Stato islamico dove erano detenuti tutti e quattro gli ostaggi. Una donna avrebbe azionato la sua cintura esplosiva uccidendo anche due suoi figli. Secondo quanto riferisce il sito informativo locale Akhbar Libya, nel momento della loro liberazione da parte delle milizie di Sabrata, i due italiani sono stati trovati in un appartamento che era controllato da un gruppo di uomini dell'Isis.
Per ora non ci sono certezze sulla data del rientro in Italia dei due. Secondo alcuni siti web vicini al governo islamico con sede a Tripoli, il capo del consiglio municipale di Sabrata, Hussein al-Zawadi, ha annunciato che i due italiani passeranno attraverso la Tunisia, motivo per cui le autorità libiche sarebbero irritate. Pollicardo e Calcagno quando torneranno saranno sentiti a Roma dal pm Sergio Colaiocco. Al magistrato dovranno riferire eventuali informazioni anche su Failla e Piano, gli altri due tecnici della Bonatti rapiti insieme a Calcagno e Pollicardo, i cui corpi sono stati trovati senza vita. Secondo indiscrezioni, Failla e Piano potrebbero essere rimasti uccisi in uno scontro a fuoco a sud di Sabrata tra Isis e forze libiche, verificatosi l'altro ieri.
L'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, legale della famiglia Failla, ha affermato che "dopo tante reticenze, segreti e misteri, la famiglia Failla pretende ora delle spiegazioni: come è stato possibile che appena 24 ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali? Fino ad ora siamo stati zitti ma adesso faremo sentire le nostre ragioni in tutte le sedi. Per questo motivo, verrà nominato un consulente tecnico che possa prendere parte all'accertamento medico legale disposto dalla Procura di Roma quando saranno riportate in Italia le salme".
Intanto il presidente del Consiglio Matteo Renzi continua a parlare di "prudenza" rispetto a qualsiasi ipotesi di un intervento diretto dell'Italia in Libia. La priorità dell'esecutivo non è cambiata rispetto a ieri: "Prima di mettere sul piatto una missione militare, occorre fare tutto il possibile per arrivare alla formazione di un governo" in Libia. L'altra condizione necessaria perché si possa ipotizzare una soluzione militare è il pieno coinvolgimento delle Nazioni Unite. Anche per questa ragione - e nonostante la buona notizia della liberazione degli altri due italiani, chi ha avuto modo di incontrarlo nelle ultime ore, descrive un Renzi "molto contrariato" per le ricostruzioni che descrivono il governo pronto a fare un passo che, al momento, è considerato da Palazzo Chigi come un salto nel buio.
Alla Difesa, comunque, sono pronti a qualsiasi decisione. Le opzioni sul campo prevedono l'invio di un contingente il cui numero può variare vai dai 3000 ai 7000 uomini "in totale", comprese le forze francesi e britanniche.