Cagliari, 7 Mar 2016 - In corso a Bruxelles una riunione tra i presidenti di Consiglio europeo e Commssione Ue, Donald Tusk e Jean-Claude Juncker, il primo ministro olandese Mark Rutte e la cancelliera tedesca Angela Merkel. L'incontro a quattro precede l'inizio dei lavori del vertice dei capi di Stato e di governo Ue-Turchia, cui farà seguito il vertice del Consiglio europeo tra i 28 leader dei Paesi Ue.
È un Consiglio europeo ancora una volta complicato quello che si svolge a Bruxelles. Si tratta infatti di un vertice straordinario che era stato convocato per fare il punto con la Turchia sulla crisi migratoria, dal momento che all'ultimo summit del 18 e 19 febbraio il premier Ahmet Davutoglu non era potuto intervenire, trattenuto in patria dall'attentato ad Ankara. Occorre fare il punto sui progressi dell'accordo del 29 novembre scorso: tre miliardi di euro e l'accelerazione del processo di adesione all'Ue in cambio dell'impegno a tenersi i rifugiati siriani. La Turchia non fa abbastanza, aveva denunciato però in questi mesi Bruxelles, i profughi continuano ad arrivare in Grecia e a risalire i Balcani. "Il flusso di rifugiati resta ancora troppo alto ed una ulteriore azione è necessaria" era andato a dire di persona il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk a Davutoglu giovedì. Insomma, "fermateli" era il senso del messaggio.
Secondo il Financial Times la Commissione europea proporrà ai paesi membri di centralizzare il controllo delle richieste di asilo, a occuparsi della questione sarà una struttura ad hoc, definita ufficio europeo per il sostegno all'asilo (European asylum suppport office). Tutte le responsabilità in materia di diritto d'asilo potrebbero finire in capo a questa struttura, che in un primo momento servirebbe a fornire supporto e consulenze ai paesi membri. Successivamente la struttura si dovrebbe trasformare in una vera e propria agenzia federale con la responsabilità di gestire le richieste di asilo.
I Paesi dell'Ue devono rispettare gli impegni presi e procedere alla ridistribuzione dei migranti arrivati in Grecia. Il primo ministro ellenico, Alexis Tsipras, apre il vertice con la polemica per gli impegni non mantenuti dai partner, chiedendo un immediato cambio di rotta. "Purtroppo c'è un problema di accordi non attuati, e se non si attuano gli accordi non si può dire di averne", ha detto al suo arrivo in Consiglio Ue per prendere parte ai lavori. Tsipras ha detto di attendersi dalla riunione di oggi "risultati sostanziali tra Ue e Turchia per ridurre il flusso dei migranti, e smantellare la rete dei trafficanti".
Ma tra venerdì e sabato qualcosa potrebbe essere cambiato. La notizia del commissariamento del principale quotidiano turco, Zaman, e le immagini della repressione delle proteste con i gas lacrimogeni, hanno fatto il giro del mondo. Segnali troppo forti questa volta per essere ignorati. Finora la repressione sempre più violenta della minoranza curda e l'incarcerazione dei giornalisti di opposizione era di fatto stata messa tra parentesi dall'Ue, alle prese col rischio di veder crollare Schengen. Persino l'appello di Can Dundar, direttore del quotidiano turco Cumhuriyet arrestato per un'inchiesta del suo giornale, rivolto dal carcere (nel quale rimase tre mesi insieme al suo vice) ai leader europei proprio alla vigilia dell'accordo Ue-Turchia del 29 novembre scorso, non aveva sortito effetti.
Questa volta sarà più difficile far finta di niente. Se da una parte i massimi vertici europei, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e quello del Consiglio Donald Tusk evitano commenti, e la cancelliera tedesca Angela Merkel sembra prepararsi a insistere ancora una volta sull'asse con Ankara, in ordine sparso arrivano un po' di voci in direzione opposta. E' lo stesso ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, eterno rivale della Merkel, a far sapere in una intervista alla Bbc che il governo di Berlino nutre seri dubbi sul processo di adesione di Ankara all'Unione europea. Mentre il commissario europeo per la Politica di vicinato e i negoziati per l'allargamento, Johannes Hahn, si dice "estremamente preoccupato", annunciando che l'episodio "mette in pericolo i progressi fatti dalla Turchia in altri ambiti". "Seguiremo questo caso da vicino. La Turchia, come Paese candidato, deve rispettare la libertà dei mezzi di comunicazione", scrive. "L'Unione europea ha ripetutamente sottolineato che la Turchia, come Paese candidato, deve rispettare e promuovere alti standard e pratiche democratiche, inclusa la libertà di stampa", ammonisce l'alta rappresentante per la Politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, in una nota. "Voglio sollevare questa questione lunedì con Ahmet Davutoglu", annuncia il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, perché "se qualcuno non è d'accordo con le notizie di un giornale dovrebbe opporsi con i fatti, non imbavagliando il giornalismo".