Bruxelles (Belgio), 27 Mar 2016 - Il mosaico dell'universo jihadista che ha messo a segno le stragi di Parigi e Bruxelles si va via via componendo. Il 'terzo uomo' dell'attacco all'aeroporto Zaventem non è più uno sconosciuto in fuga, ma è stato identificato in Fayçal Cheffou, giornalista freelance radicalizzato. È stato il tassista che ha accompagnato il commando in aeroporto a riconoscerlo. Cheffou ora è in carcere con l'accusa di aver partecipato alla strage del 22 marzo. Mappe e disegni dello scalo belga sono spuntate in un appartamento usato ad Atene da Abbaoud, la 'mente' di Parigi, a conferma del fatto che gli uomini e i piani degli attentati in Francia e in Belgio fossero collegati tra loro. Verso sera, la notizia dell'arresto, a Salerno, di un algerino collegato agli stragisti.
Djamal Eddine Ouali, algerino di 40 anni, era ricercato in Belgio in quanto fornitore di falsi documenti a due dei 'cervelli' di Parigi e Bruxelles: Salah Abdelslam, il ricercato numero uno per quattro mesi, arrestato a Bruxelles la scorsa settimana, e Najim Laachroui, uno dei due kamikaze che si è fatto saltare per aria a Zaventem.
Intanto a Bruxelles, per motivi di sicurezza, viene cancellata una marcia 'contro la paura' che si sarebbe dovuta tenere domani. I ministri di interni e giustizia hanno chiesto agli organizzatori di rinviarla perché la polizia è tutta impegnata nelle operazioni antiterrorismo e non può garantirne la sicurezza.
Cheffou, è stato fermato giovedì sera. Nonostante sembra aver negato ogni accusa, al termine dell'interrogatorio la procura ha confermato il suo arresto: affiliazione a un gruppo terroristico, omicidio e tentato omicidio a scopo terroristico. Non è chiaro il suo ruolo nel commando, e resta quindi sconosciuto il motivo della fuga appena dopo che i suoi complici si sono fatti saltare in aria nella hall dell'aeroporto. Quel che è certo è che è stato con loro nel tragitto da Schaerbeek a Zaventem, come ha testimoniato l'autista del taxi che li ha accompagnati e grazie al quale è stato identificato con certezza. Giornalista freelance, una copertura perfetta secondo gli esperti, Cheffou era noto alle autorità così come quasi tutti gli altri membri della cellula che ha portato la morte a Parigi e Bruxelles. Il sindaco di Bruxelles, Yvan Mayeur, aveva segnalato più volte alle autorità competenti il suo "attivismo pericoloso" e il "tentativo di reclutare membri per il suo movimento radicale" nel parco Maximilien, nella zona di confine tra Molenbeek e Bruxelles-centro.
La procura ha anche convalidato l'arresto dell'uomo ferito ad una gamba ieri a Schaerbeek, il 'pesce grosso' come lo hanno definito i media belgi. In effetti, la sua storia parla da sola: è Abderahman Ameroud, origini algerine, condannato nel 2005 a sette anni di carcere per complicità nell'omicidio del comandante afghano Ahmad Shah Massoud, noto con il soprannome di 'Leone del Panjshir', leader della lotta contro i talebani che venne ucciso un giorno prima degli attentati dell'11 settembre 2001 a Takhar. Ameroud non è collegato direttamente ai fatti di Bruxelles ma è legato al francese arrestato due giorni fa ad Argenteuil nella sua casa-arsenale, mentre preparava un attentato. Il francese, Reda Kriket, è a sua volta collegato ad Abbaoud, essendo colui che lo ha 'reclutato' e mandato in Siria. Abbaoud aveva un ruolo chiave, forse il più importante di tutti i membri della cellula finora schedati. Ed era molto probabilmente implicato anche nella preparazione degli attentati di Bruxelles, visto che nell'appartamento ad Atene dove ha soggiornato a gennaio 2015 sono stati ritrovati disegni ed una mappa dell'aeroporto di Bruxelles su un computer e una chiavetta USB. Intanto, ad aggravare la posizione dell'antiterrorismo belga, la Cnn ha reso noto che uno dei kamikaze, del 22 marzo, Ibrahim El Bakraoui, figurava su una lista dell'antiterrorismo americano fin da prima degli attacchi a Parigi dello scorso 13 novembre.