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Il nuovo governo libico del presidente Serraj chiede l’aiuto internazionale per proteggere i pozzi di petrolio dall’Isis

Tripoli (Libia), 26 Apr 2016 - Il consiglio presidenziale libico guidato da Fayez al Sarraj chiede all'Onu, ai paesi europei e quelli africani confinanti "aiuti per proteggere" le risorse petrolifere del paese. In un comunicato, il consiglio esprime profonda preoccupazione per gli avvertimenti ricevuti dalla compagnia nazionale petrolifera (noc) e dai rapporti delle forze di sicurezza su possibili attacchi a installazioni petrolifere, anche marittime

Due giorni fa l'Isis ha lanciato una nuova offensiva nei pressi dei pozzi di Brega. Un commando, a bordo di una sessantina di veicoli, ha cercato di forzare il check-point dell’area: una guardia è rimasta uccisa, altre sette sono rimaste ferite.

Le milizie petrolifere comandate da Ibrahim Jadhran - rimasto ferito pochi giorni fa nell'attacco lanciato dall'Isis contro il terminal di Brega - sono rimaste a lungo neutrali nella contesa del potere fra Tripoli e Tobruk, ma hanno recentemente annunciato l'intenzione di collaborare con il Consiglio di presidenza sostenuto dall'Onu.

Il comunicato diffuso dall'organismo guidato dal premier Fayez al Sarraj avverte che gli attacchi saranno probabilmente condotti dalle milizie pro-Gheddafi e dai gruppi di ribelli africani come Adl Wal Musawah (Giustizia e uguaglianza) allo scopo di mettere in ginocchio il paese, considerando che il petrolio è fondamentale per le casse libiche.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha avuto una conversazione telefonica questa mattina con il primo ministro libico Fayez al-Sarraj. Al centro del colloquio la situazione in Libia, alla vigilia della riunione Quint di oggi a Herrenhausen.

I commando britannici "si preparano" a lanciare entro alcune settimane un attacco contro l'Isis a Sirte, scrive il Daily mail, precisando che le forze speciali britanniche si uniranno a quelle francesi e americane. I militari britannici verranno impiegati simultaneamente anche nell'operazione per riconquistare Mosul, la 'capitale' del califfato in Iraq.

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