Londra, 25 Giu 2016 - David Cameron ha annunciato le sue dimissioni da premier britannico parlando davanti a Downing Street dopo la vittoria del no all'Europa nel referendum sulla Brexit. Ha assicurato che sarà ancora primo ministro per i prossimi tre mesi e che verrà organizzata in ottobre l'elezione del nuovo leader del partito conservatore.
La notte ha cambiato tutto. Dopo i primi exit poll che ieri sera avevano dato un comodo vantaggio dei "Remain" alla fine è stato un trionfo per i "Leave", per il partito di coloro che vogliono lasciare l'Unione Europea. Un risultato netto, 52% a 48% a favore della Brexit. Una notizia inattesa, destinata a rivoluzionare lo scenario politico del Vecchio Continente e che ha già innescato un terremoto finanziario, prima sui mercati asiatici e ora anche su quelli europei.
La vittoria del 'Leave' al referendum britannico è stata ufficializzata da Jenny Watson, presidente della Commissione Elettorale. Parlando dal municipio di Manchester, Watson ha confermato che i voti a favore della Brexit sono stati 17.410.742 e quelli a favore della permanenza nella Ue 16.1414,241 su un totale di 33.577.342 votanti.
Farage afferma che al referendum sulla brexit c'e' stata "la vittoria della gente comune contro le grandi banche, il grande business e i grandi politici". "Ora c'è bisogno di un governo Brexit, che faccia il suo lavoro, che inizi subito il processo di rinegoziazione". Così il leader dell'Ukip, Nigel Farage, commentando la vittoria della Brexit nel referendum di ieri.
"Diciassette milioni di persone hanno detto che dobbiamo uscire dall'Ue - ha aggiunto Farage - Adesso ci siamo liberati per poter stringere accordi di associazione e commercio con tutto il resto del mondo. Ci siamo ridati la possibilità di collegarci all'economia globale di tutto il mondo".
La Banca d'Inghilterra è pronta a sostenere l'economia nazionale con oltre 250 miliardi di sterline (344 miliardi di dollari) dopo che il paese ha votato per il sì alla Brexit. Per il governatore Mark Carney ci si può infatti attendere un certo grado di "volatilità economica e sui mercati".
Borse europee affondate in partenza La sorpresa è stata forte e i crolli sui mercati proporzionati: nelle ore dello spoglio del referendum in Gran Bretagna i listini sono crollati (sterlina -10%, la Borsa di Tokyo ha toccato punte di calo dell'8%), mentre i beni rifugio (oro e derivati sui titoli di Stato Usa) stanno ovviamente correndo. Il mercato azionario di Tokyo - che ha applicato il 'circuit breaker' per inibire le funzioni di immissione e modifica degli ordini limitando i ribassi troppo elevati - è il listino borsistico aperto durante lo spoglio del voto che ha accusato maggiormente il colpo, arrivando a perdere con l'indice Nikkei fino all'8,17%, lasciando sul terreno oltre 1.300 punti. Hong Kong scende oltre il 4%, con Seul, Sidney e Mumbai che cedono più del 3%.
Le borse europee aprono a picco per l'effetto Brexit. A Milano l'indice Ftse Mib non riesce a fare prezzo e i titoli sono sospesi in avvio. Londra arretra di oltre il 7%, con molti bancari che cedono oltre il 30%, Francoforte va giù del 9,94%, con Deutsche Bank e Commerzbank che scendono di oltre il 17% e Parigi del 7,06%. Vienna perde oltre il 10%.
Brusche oscillazioni degli spread dopo l'ufficializzazione della Brexit. Il differenziale tra Btp e Bund è schizzato fino a 191 punti base per poi ripiegare sotto quota 170 a 165 punti. Il divario tra i decennali di Spagna e Germania ha sfiorato i 200 punti base e ora si è ridotto a 173 punti.
"Ora mi aspetto che il negoziato sulle condizioni della Brexit fra l'Ue e il Regno Unito cominci rapidamente, e che non si trascini per anni: non sarebbe nell'interesse di nessuna delle due parti. Negozieremo seriamente, ma con il Regno Unito come Paese terzo". Lo ha affermato questa mattina a Bruxelles il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, in alcune dichiarazioni alla rete Tv tedesca Zdf e alla Bbc. Sottolineando che il primo ministro britannico David Cameron "ha la responsabilità " di quanto è accaduto, Schulz ha osservato che "non si può ignorare il risultato del referendum" e ha aggiunto di aspettarsi "che inneschi al più presto la procedura dell'articolo 50" del trattato Ue, quello che prevede l'inizio dei negoziati per il divorzio dall'Unione con la notifica della volontà di recesso da parte del governo dello Stato membro interessato, e che prevede la conclusione delle trattative entro due anni (a meno che unanimemente tutti gli Stati membri e il paese "secessionista" decidano una proroga). Nella dichiarazione alla Zdf il presidente dell'Europarlamento si è¨ detto "convinto che non ci sarà un effetto domino su altri paesi membri", con altri referendum contro la permanenza nell'Unione.
Dopo aver affermato che oggi "è¨ un giorno triste per l'Ue e per il Regno Unito", Schulz ha aggiunto di "non essere scioccato", e ha ricordato che l'Ue era comunque "preparata", e aveva "lavorato in vista di entrambi gli scenari", visto che "le opzioni erano chiare". Se non altro, ha rilevato il presidente dell'Europarlamento, questo risultato "chiarisce le cose" in "una relazione con il Regno Unito che è sempre stata ambigua". Schulz, infine, ha sottolineato positivamente il fatto " i giovani e la Scozia hanno votato massicciamente per la permanenza nell'Unione".
La Direzione del Pd è stata rinviata probabilmente alla prossima settimana alla luce del risultato del referendum in Gran Bretagna sulla Brexit. Da fonti di palazzo Chigi si apprende che si è tenuta questa mattina presso la Sala Situazioni della presidenza del Consiglio una riunione sugli esiti del referendum inglese convocata dal primo ministro Matteo Renzi. Alla riunione hanno partecipato il minsitro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, il ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Marco Minniti e il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco.
"Dobbiamo cambiarla per renderla più umana e più giusta. Ma l'Europa è la nostra casa, è il nostro futuro". Così il premier Matteo Renzi, sui social network, dopo la vittoria del 'Leave' al referendum in Gran Bretagna.
“È una giornata storica, adesso la realtà si è imposta: uscire dall'Unione europea è possibile": queste le prime parole della presidente del Front National, Marine Le Pen, in una conferenza stampa nella sede del partito, a Nanterre, sulle conseguenze della Brexit.
"È un momento drammatico ma non è il momento di reazioni isteriche. L'Europa è pronta ad affrontare questo scenario. Oggi a nome dei 27 leader europei posso dire che siamo decisi a mantenere l'unità a 27". Così il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, commentando la vittoria della Brexit nel referendum britannico.
Prima la riunione della conferenza dei presidenti dei gruppi politici al Parlamento europeo poi un 'summit' tra i presidenti della Commissione, Jean Claude Juncker, del Consiglio, Donald Tusk, del Pe Martin Schulz e della presidenza di turno olandese dell'Ue Mark Rutte: questa la sequenza di incontri con cui stamane le istituzioni europee metteranno a punto la prima risposta ufficiale da dare alla Brexit. A Lussemburgo, per il primo pomeriggio, è poi prevista la riunione del Consiglio affari generali. Riunione straordinaria Europarlamento martedì prossimo Il Parlamento Europeo si riunirà per una sessione straordinaria sulla Brexit martedì prossimo. Questa, a quanto si è appreso, la decisione maturata dalla conferenza dei presidenti dei gruppi politici ancora in corso. L'europarlamento chiederà a Londra di formalizzare la richiesta di uscita dall'Ue e l'applicazione dell'articolo 50.