Roma, 5 Lug 2016 - Dopo il rinvio della data per l'inatteso risultato del referendum sulla Brexit, si è aperto l'appuntamento tanto atteso della direzione del Pd per un'analisi dell'esito delle elezioni amministrative. Presenti in sala anche Pier Luigi Bersani, seduto a metà sala, circondato dai parlamentari a lui vicini. E per la prima volta dopo mesi, è presente in direzione anche Massimo D'Alema. L'attesa non è vissuta solo tra gli iscritti al partito ma anche fuori dal Pd e lo ha riconosciuto lo stesso segretario Renzi nel suo intervento introduttivo: "C'è fuori un mondo che chiede al Pd se ha le idee chiare, quella che si apre è una stagione difficile e affascinante nella quale scommetto sul fatto che il Pd possa essere protagonista e non comparsa".
Il segretario del partito tenta di serrare le fila del Pd in vista del referendum costituzionale che ha definito cruciale "non per i destini di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica italiana". Alle critiche di chi "dice che non devo personalizzare, personalizzi lui, se stesso. Faccia un banchetto, un comitato, faccia la raccolta firme, dia una mano perché il referendum sia di tutti". Perché, ha aggiunto, "il problema non è quello che accade a me" dopo il referendum costituzionale, perché "se il referendum avrà il risultato positivo che mi auguro, la classe politica sarà più in condizione di guidare la trasformazione del Paese e guardare al futuro con meno insidie".
Durante il suo intervento Renzi ha voluto far vedere ai presenti il video con il discorso di Giorgio Napolitano del 22 aprile 2013, al momento della sua rielezione al Quirinale. In quel discorso Napolitano sferzava il Parlamento per le mancate riforme costituzionali e per il nulla di fatto sulla legge elettorale, parole che furono applaudite dai parlamentari. C'eravate voi ad applaudire. "Avete applaudito voi - ha commentato Renzi - io era a Palazzo Vecchio".
Parlando del risultato del referendum della Gran Bretagna, Renzi ha detto che "ciò che è accaduto su Brexit farà più male ai britannici che a noi, in fin dei conti. E' un clamoroso errore del Regno Unito, l'Ue può cogliere l'occasione del referendum britannico per scrivere una pagina nuova".
"Noi lo diciamo da tempo che l'Ue così com'è non va". Renzi ha ricordato come questo suo atteggiamento abbia subito critiche anche nel Pd e in Parlamento, come quelle dell'ex premier Mario Monti sulla flessibilità. Parlando della procedura di infrazione da parte della Commissione Ue nei confronti di due paesi europei ha detto: "Credo che sarebbe un errore rispondere a quello che è accaduto in Gran Bretagna, sanzionando Spagna e Portogallo" perché, ha aggiunto, "di fronte a ciò che è accaduto nel Regno Unito la peggiore risposta sarebbe continuare con un discorso tecnicistico e senza valori, senza prospettiva di futuro".
Anche sul problema dell'immigrazione, Renzi ha ricordato come "nell'aprile 2015 quando la Guardia costiera ci dice che si immagina un terribile evento nel Mediterraneo, con possibili settecento morti, cambia la percezione delle priorità in Europa. Inizia un percorso complicato che porta l'Europa a essere meno timida. Perché le immagini contano e la Germania non avrebbe mai cambiato posizione sull'immigrazione se non ci fosse stato il pianto di una bimba con la Merkel, se non ci fossero state le immagini devastanti di Aylan o i video delle violenze a Colonia". E' per questo che "abbiamo scelto per un'esigenza insopprimibile di corrispondenza ai nostri valori, di andare a prendere quel relitto. Riprenderlo significa dire che abbiamo quei valori, valori fatti grandi nella storia della letteratura. L'Europa ha nel suo dna dei valori che non si possono sopprimere. Averlo fatto non significa solo aver messo al centro l'esigenza di ciò che fa l'Italia, ma di ciò che siamo. Per questo continueremo con il progetto di 80 milioni per il rilancio di Ventotene e con il servizio civile europeo", ha aggiunto.
Sulla gestione delle crisi bancarie, Renzi ha ribadito di "aver fatto tutto ciò che serviva", definendo "assolutamente ingiustificate e indecenti le polemiche fatte anche da alcuni di noi" sulla scia della "demagogia grillina". Perché ha aggiunto, "salvare i correntisti non significa fare gli interessi delle lobby dei poteri forti". E "noi abbiamo tolto la politica dalle banche, se si fosse fatto prima non ci sarebbero stati guasti come quello del Monte dei Paschi di Siena" e "guardiamo a testa alta chiunque". Così ha sottolineato che "se la misura sulle Popolari fosse stata presa nel 1998, con ministro del Tesoro Ciampi e direttore generale del Tesoro Draghi, la questione delle Popolari non si sarebbe posta come si è posta", a cominciare da quelle "venete".
"La più grande lotta contro il precariato l'abbiamo fatta con il Jobs Act. Può piacere o no ma il Jobs Act ha messo alle corde il precariato", ha sostenuto il premier. Secondo Renzi "la strada" per far ripartire il mercato del lavoro è costituito da "Jobs act, investimenti, diminuzione delle tasse". L'idea del reddito di cittadinanza dà "un messaggio devastante", perché "il problema non è dare una mano a chi non ce la fa, perché tutti i Comuni e lo Stato centrale cercano di farlo; il problema è che è il principio che non funziona. Io non posso aver diritto a un stipendio solo perché sono cittadino: invece ho diritto a che ci si prenda cura di me, ad avere delle opportunità".
"Il dato delle amministrative è difficile da decifrare in modo organico, è un dato molto complesso difficile da sintetizzare. I successi Roma e Torino attribuiscono al M5S indiscutibilmente la palma della vittoria per l'importanza delle due città", ha ammesso il segretario del Pd e poi aggiunge che "qualcuno dice che non c'e più il tocco magico. Lo sento dire nei balbettanti sussurrii che dal Transatlantico provengono soprattutto dai miei amici, i cosiddetti "renziani", espressione che considero una malattia. Ma non c'era neanche nel 2014 quando abbiamo perso città fondamentali come Livorno o Potenza". E' vero che "ai ballottaggi abbiamo perso qualche città. Succede a volte. I candidati si scelgono con le primarie e le alleanze le scelgono i territori: dare una lettura nazionale richiede molta fantasia".
Renzi ha posto anche il problema "di organizzazione del partito. Alla nostra straordinaria militanza dobbiamo un modello organizzativo che non ricalchi gli errori del passato. - ha detto - Finché lo guido io, le correnti non torneranno a guidare il partito, lo dico innanzitutto ai renziani di stretta osservanza, della prima o seconda ora o a quelli last minute. Non c'è garanzia per nessuno in questo partito, a iniziare da me. Girate, ascoltate, fate i tavolini. O state in mezzo alla gente o voi e noi non abbiamo futuro". A chi vuole porre fine al doppio incarico, il segretario risponde "faccia approvare il cambio dello Statuto" e a coloro che chiedono "che io lasci non avete che da chiedere un Congresso e possibilmente vincerlo". Poi Renzi ammonisce chi "si diverte ad abbattere il leader" che "la strategia del Conte Ugolino non funziona. Se volete i caminetti prendetevi un altro segretario perché io voglio aprire le finestre e non chiuderle." Renzi ha sottolineato che "questo partito non è un partito personale, non è mio, non appartiene a una persona, al suo commercialista, al suo nipote e al suo cofondatore. Appartiene a una comunità di donne e uomini e io sono la dimostrazione che è scalabile". Quanto all'organizzazione del partito, sottolinea: "Già ai tempi di Veltroni, Franceschini e Bersani c'era una discussione sul modello organizzativo. Non si è trovata una soluzione. Possiamo dire che è responsabilità di questa segreteria? Possiamo farlo. Ma dobbiamo immaginare un modello a fronte del quadro che abbiamo".
Il segretario del partito ha anche anticipato la data dell'assemblea nazionale del Pd che si svolgerà il 20 e il 21 luglio e avrà come tema l'Europa".
Nel G7 di Taormina, il 26 e 27 maggio 2017, "dal Teatro greco cercheremo di lanciare i valori della nostra cultura" come risposta anche agli estremismi, "insieme al nuovo presidente o - io spero - alla nuova presidente degli Usa, e ai Paesi del G7", ha affermato il premier