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Erdogan:”forse altri paesi coinvolti nel golpe”. Le epurazioni? “non è finita avremo altri arresti”

Turchia, 21 Lug 2016 - Dopo quasi 60 mila epurazioni e 10 mila arresti, la Turchia si prepara a un'ulteriore, durissima stretta del presidente Recep Tayyip Erdogan. In un Consiglio di Sicurezza Nazionale fiume, durato quasi 5 ore e seguito dalla riunione del governo, sono state messe a punto misure straordinarie dopo il fallito golpe, dopo una giornata di nuove purghe, che hanno colpito migliaia di dipendenti pubblici, soprattutto professori, e giornalisti. In manette sono finiti anche due giudici della Corte costituzionale. "Misure che contraddicono l'azione di uno Stato di diritto", attacca la Germania. Anche il presidente americano Barack Obama telefona ad Erdogan e chiede di rispettare i valori democratici.

"Penso che non sia finita e nei prossimi giorni avremo altri nomi" di persone arrestate, "ma nel rispetto della legge, perché siamo un Paese democratico", così il presidente Recep Tayyip Erdogan in un'intervista ad Al Jazeera. "Già prima avevamo molti sospetti, ma non potevamo agire per il rispetto della legge", ha spiegato il presidente turco per giustificare la rapidità degli arresti effettuati. Erdogan insomma continua a fare tabula rasa di golpisti e oppositori e promette una repressione sempre più dura. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale (Mgk), ha dichiarato il leader turco, ha deciso di adottare lo stato di emergenza per 3 mesi, in base all'articolo 120 della Costituzione, per "affrontare rapidamente" le minacce legate al fallito golpe. "Potrebbero esserci altri Paesi coinvolti nel golpe", ha detto Erdogan nell'intervista ad Al Jazeera, e ha aggiunto che "abbiamo perso 246 persone, compresi quelli travolti dai tank, e 1.500 feriti. Come possono continuare a dire cose contro di me?". Secondo Erdogan, gli arresti finora sono stati 9.004 e, sugli avvertimenti dei leader Ue sulla reintroduzione della pena capitale, ha detto che "per 53 anni abbiamo bussato alla porte dell'Unione europea e ci hanno lasciato fuori, mentre altri entravano. Se il popolo decide per la pena di morte, e il Parlamento la vota, io la approverò". Sui rapporti con gli Usa, invece, ha sostenuto che "Il Presidente Obama mi ha detto che è dalla nostra parte e ci sostiene contro il tentato golpe. Le reazioni del nostro Stato non sono basate sulle emozioni ma sulla ragione. Continueremo a mostrare la stessa solidarietà con gli Usa".

Due i magistrati della corte costituzionale turca arrestati. Fanno parte di un gruppo di 113 esponenti del sistema giudiziario arrestati nella stessa giornata. Le purghe post golpe sono state attivate anche dal ministero della Difesa che ha avviato un'indagine su tutti i giudici e procuratori militari, sospendendone al momento 262. Una mossa che prelude alla nomina di nuovi magistrati fedeli, pronti a punire i golpisti e i loro presunti sostenitori senza esitazioni.

Anche il rettore dell'Università di Ankara, Suleyman Buyukberber, è stato fermato. Si tratta del primo arresto di un noto accademico. Il Consiglio per l'alta educazione (Yok) ha sospeso 95 membri del personale accademico dell'Università statale di Istanbul e i rettori di altre quattro università turche per sospetti legami con la rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere dietro al fallito golpe. Lo riferisce l'agenzia statale Anadolu.

Nel frattempo, i 1.577 decani delle università turche hanno presentato formalmente le loro dimissioni, chieste ieri dallo stesso Yok. Il provvedimento include anche il divieto di espatrio per i docenti universitari e la richiesta ai professori attualmente all'estero di rientrare in Turchia il più presto possibile. Secondo la Cnn Turk, anche il ministero dell'Educazione ha annunciato di aver sospeso altri 6.538 dipendenti, dopo i 15.200 già allontanati ieri e i 21 mila a cui è stata tolta la licenza per insegnare nelle scuole private.

Almeno 24 le tv e radio chiuse perché ritenute vicine a Gulen e per lo stesso motivo, la polizia turca ha bloccato la distribuzione della nuova edizione del settimanale satirico Leman, tra i più diffusi del Paese. Lo fanno sapere su Twitter i responsabili del giornale.

Il vice capo della polizia del distretto Gudul di Ankara, identificato dai media turchi come Mutlu C., si è suicidato con un colpo di pistola alla tempia dopo essere stato sospeso. Ieri era stato Necmi Akman, governatore del distretto Ahmetli di Manisa, provincia sull'Egeo, a suicidarsi con la pistola della sua scorta, dopo essere stato sospeso, come altri 900 colleghi nella sola Ankara, per presunti legami con Fethullah Gulen.

Secondo l'agenzia statale Anadolu, il ministero dello Sport e della Gioventù ha sospeso 2.345 dipendenti sospettati di legami con la rete di Gulen.

La municipalità di Eyup, sulla sponda europea di Istanbul, ha fatto abbattere oggi la residenza di Halit Pasa, un edificio utilizzato come hotel e ristorante che, secondo le accuse, sarebbe stato utilizzato come quartier generale per diverse riunioni preparatorie per il fallito golpe. Lo riportano media locali, mostrando le immagini delle ruspe che distruggono la struttura, costruita all'inizio degli anni '90 sul sito di un edificio storico.

La Presidenza turca per gli Affari religiosi (Diyanet), massima autorità islamica che dipende dallo Stato, ha annunciato di aver allontanato 492 dipendenti - tra cui imam e docenti di religione - per il sospetto di legami con la rete di Gulen. La Diyanet ha anche annunciato che non permetterà lo svolgimento dei funerali islamici per i golpisti uccisi.

La Lira turca ai minimi storici Secondo gli analisti di Standard & Poor, dopo il fallito golpe, in Turchia sono aumentati i rischi di rifinanziare il debito con l'estero. Nei prossimi 12 mesi la Turchia dovrà rifinanziare quasi il 42% del suo debito estero, che ammonta ad oltre 170 miliardi di dollari. Le riserve nette in valuta del Paese, stimate a 32 miliardi di dollari, possono coprire solo due mesi circa di pagamenti delle partite correnti. Così S&P taglia il rating a 'BB', outlook negativo. Intanto la lira turca ha toccato il nuovo minimo storico nei confronti del dollaro.