Roma, 24 Ago 2016 - La scossa, lunga e terribile, ha lasciato un cumulo di macerie. Amatrice è uno dei centri più colpiti dal terremoto che questa notte ha colpito l'Italia centrale. La cittadina in provincia di Rieti ha subito danni strutturali gravissimi, con decine di case crollate e un numero di vittime che certamente è destinato a crescere.
"Le strade di accesso al paese sono isolate, lancio un appello per liberare le strade. Metà paese non c'è più, abbiamo gente sotto le macerie. Abbiamo spazio per elicotteri di soccorso, ma la priorità è liberare le strade".
È il drammatico appello lanciato nell'immediatezza della tragedia dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. "Stiamo cercando con tutti i mezzi di portare i primi soccorsi, ma lavoriamo senza luce - ha spiegato Pirozzi a Rainews24 - ora abbiamo mandato tutti agli impianti sportivi.
"Qui la situazione è drammatica. I morti sono tanti, non posso fare un bilancio ora perché gli interventi di soccorso sono in corso e sono difficilissimi". "Il paese è diviso a metà, una metà è distrutta e scavare tra le macerie è complicatissimo. Abbiamo già estratto diversi morti ma non sappiamo quanti ce ne sono lì sotto".
Parole che purtroppo hanno trovato una tragica conferma. Sono già almeno 5 le persone trovate senza vita ma molte altre persone sono ancora intrappolate tra i detriti. "Decine di vittime, tanti sotto le macerie, stiamo allestendo un luogo per le salme", ha detto il Sindaco Pirozzi.
Scene drammatiche nel centro storico di Amatrice con i paramedici che cercano di salvare Simone, sei anni, dalle macerie di una casa completamente distrutta. Massaggio cardiaco, pianti disperati degli zii che gridano in lacrime "è morto, è morto". Sotto le macerie c'è anche il gemello di Simone, Andrea, con loro altre quattro persone di cui si ignorano le condizioni.
Gridano disperatamente il nome di Sultana e Hahmed, due ragazze di 26 e 27 anni afghane, che risultano disperse sotto le macerie di una casa totalmente distrutta. A cercare aiuto per rintracciarle sono gli altri compagni afghani, sei, tutti ragazzi rifugiati che chiedono disperatamente alle forze dell'ordine di dargli una mano. Una delle due, ad Amatrice da anni, lavorava in una birreria, mentre i rifugiati fanno parte di un progetto di assistenza.
Il terremoto arriva in uno dei momenti clou della stagione turistica: sabato e domenica prossimi, infatti, era in programma la Sagra degli spaghetti all'Amatriciana, un appuntamento di grande richiamo con la celebre pasta locale giunto alla 50ma edizione. Nella cittadina del reatino erano presenti quindi ancora più turisti del solito.
Non è la prima volta purtroppo che Amatrice ed Accumuli, inerpicate sull'appennino tra Lazio e Abruzzo e accomunate da una faglia ad altissima pericolosità sismica, vengono sconvolte da un violento terremoto. L'episodio più grave avvenne il 7 ottobre del 1639, quando un sisma di magnitudo 6.2 distrusse entrambi gli abitati. Del drammatico evento ci rimane la viva descrizione contenuta nella "Nuova, e vera relatione del terribile, e spaventoso terremoto successo nella citta della Matrice e suo stato, con patimento ancora di accumulo e luoghi vicini, sotto li 7 del presente mese di Ottobre 1639. Con la morte compassionevole di molte persone, la perdita di bestiami d'ogni sorte, e con tutto il danno seguito fino al corrente giorno", di Carlo Tiberij Romano. "Alcuni fuggono - riferiva il testimone oculare - altri si rifugiano nella Chiesa di San Domenico presso l'esercito del S.S. Rosario per invocare la protezione della Beta Vergine". I Signori Alessandro Orsini e consorte, principi di Amatrice, furono costretti a lasciare il loro palazzo e fuggire nella loro villa di campagna della Santa Lusta. Il relatore stima i danni in 400.000 scudi dell'epoca. Molti furono i morti sepolti sotto le rovine, il relatore comunque ne cita ufficialmente 35. La scossa più forte durò un quarto d'ora. I danni per le varie frazioni sono elencati nel seguente modo: "Campo Tosto rovinato in parte, San Martino tutto, Collalto mal tenuto, Pinaca parte, Filetta e Svevocaia tutte, L'abbazia di S. Lorenzo sotto il Vescovado di Ascoli quasi tutta (salvi tutti i frati sottolinea il relatore), Padarga in parte, Cantone Villa solo una casa in piedi, Corva distrutta, Forcella tutta, Capriccio buona parte, Leila poco". Altri forti terremoti nella zona furono registrati nel 1646 e nel 1703, in concomitanza con il primo, grande terremoto dell'Aquila.