Budapest (Ungheria), 3 Ott 2016 - Niente da fare per Viktor Orban: il referendum voluto dal premier ungherese contro la redistribuzione dei migranti all'interno dell'Unione europea non ha raggiunto il quorum del 50% e dunque non è valido. L'affluenza si è fermata al 43,42%, fa sapere l"Ufficio nazionale delle elezioni" (Nvi).
La propaganda di Orban in difesa dell'Europa "cristiana" e quella degli uomini più vicini a lui, che hanno spesso battuto il tasto del nesso profughi-terroristi, ha pagato dunque solo in parte, mentre gli
appelli al boicottaggio dell'esile opposizione ungherese, assieme alla tradizionale disaffezione per lo strumento referendario, hanno avuto un peso maggiore del previsto.
Scontato l'esito del voto: una pronuncia contro la ripartizione dei profughi. Secondo dati provvisori, a spoglio quasi ultimato, il No ai ricollocamenti ha avuto circa il 98% dei voti validi. Ma lo smacco politico per Orban resta innegabile, e le opposizioni di destra e di sinistra chiedono le sue dimissioni.
Il premier conservatore, in una conferenza stampa tenuta a Budapest, dice però che l'Unione europea dovrà "tener conto" della consultazione anche se non è stato raggiunto il quorum. Definisce i risultati del referendum "eccezionali" e afferma: "L'Ue non potrà imporre la sua volontà all'Ungheria". Poi: "Il referendum avrà conseguenze legali. Proporrò di cambiare la Costituzione affinché rifletta la volontà popolare".
Ma a Bruxelles, dove la consultazione non avrebbe avuto valore anche se il quorum fosse stato raggiunto, Orban troverà un muro: il presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz, ha definito "un gioco pericoloso" quello del premier ungherese di far votare su una decisione da lui stesso avallata in sede comunitaria e riguardante l'accoglienza "solo di circa 1.300 profughi" sui 160mila che devono essere smistati in partenza da Italia e Grecia.