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Dopo il Referendum, Renzi: governo di responsabilità, sennò non temo il voto

Roma, 7 Dic 2016 - Confermare le dimissioni da presidente del Consiglio, se non arrivare già 'dimissionato' dopo aver messo in sicurezza la legge di stabilità, ed evitare accelerazioni improvvise puntando piuttosto a un Governo "di responsabilità". È questo, secondo quanto si apprende, l'orientamento di Matteo Renzi in vista della direzione Pd che si terrà a breve. Il premier riceve il messaggio fatto recapitare dal Colle, con Sergio Mattarella che bolla come "inconcepibile" andare a elezioni anticipate senza una nuova legge elettorale. Secondo il pensiero del capo dello Stato, riportato all'Huffington Post, insomma, arrivare a regole del gioco condivise sarebbe "una soluzione obbligata", anche per "ovvie ragioni di correttezza istituzionale" che impongono di attendere le conclusioni della Corte costituzionale sull'Italicum (l'udienza è fissata per il 24 gennaio) il cui esito "non è ovviamente prevedibile".

La fuga in avanti di Alfano su un possibile voto a febbraio - "una fiche concordata" nel faccia a faccia di lunedì scorso, ipotizzano diversi parlamentari - viene quindi stoppata a brutto muso dal Quirinale. La mossa, però, consente al premier di capire bene il risiko delle posizioni in campo, fuori e soprattutto dentro il Pd con chi afferma come Sandro Gozi che "Il Sì ha perso, ma abbiamo una base da cui ripartire. Ora prepariamoci al congresso e alle elezioni" e chi come Matteo Orfini si lascia tentare dal voto immediato. Ma sono tante le anime del partito che su questa ipotesi frenano. Primo tra tutti Dario Franceschini, impegnato in queste ore a far ragionare il premier e a portarlo lungo la rotta indicata da Sergio Mattarella. Contraria al voto subito, prima del congresso e di una riforma della legge elettorale, la minoranza dem.

"L'ho già detto una volta: non si vince sulle macerie del paese", attacca Pierluigi Bersani. "Sarebbe un film dell'orrore e vorrebbe dire mettere a rischio l'esistenza stessa del partito - gli fa eco Davide Zoggia - Chi si intesta il 40% è matto". In generale, comunque, viene spiegato, a non vedere di buon occhio un'accelerazione troppo brusca diversi parlamentari dem, in modo trasversale tra le correnti.

Renzi, comunque, dopo la presa di posizione del Quirinale - racconta chi ci ha parlato nelle ultime ore - sarebbe disposto a virare sulla strada della "responsabilità". Il premier, viene spiegato, pur ammettendo davanti allo stato maggiore del partito "gli errori" commessi, non dovrebbe arrivare a lasciare la poltrona di segretario e intenderebbe proporre ai suoi il sostegno ad un Governo "di responsabilità", appunto. Un esecutivo "non politico e super partes" che consentirebbe al Pd di "rimanere al riparo" da un'esperienza che si annuncia "poco felice" e che, "se politica, sarebbe sottoposta ai continui attacchi dell'opposizioni" che lo logorerebbero. Quelli di Padoan o Grasso i nomi più gettonati, anche se - per molti - "è troppo presto" per mettere sul tavolo candidature "credibili". A Mattarella in ogni caso Renzi ha sottolineato che, pur assumendosi la responsabilità di questa fase, non può lasciare agli avversari di brandire l'arma delle urne.

Oggi in tanti è atteso in Senato l'ok definitivo alla manovra. Il governo dimissionario ha posto la fiducia, che gli è necessaria, paradossalmente, per andare a casa. La strada dei numeri è stretta, ma - viene spiegato - il partito 'della poltrona', non dovrebbe tentare agguati.

La manovra 2017 oggi sarà legge. L'esame dell'ex finanziaria, iniziato ieri in commissione Bilancio a palazzo Madama, durerà poco più di 24 ore. L'assemblea licenzierà il provvedimento, con voto di fiducia, senza modificare il testo uscito dalla Camera, che quindi terminerà il suo iter in parlamento. Il Senato non toccherà palla sulla prima legge di bilancio, mentre Montecitorio è riuscita a inserire solo misure marginali, che non hanno modificato i saldi e non ha cambiato i contorni del quadro economico per il prossimo anno, disegnato dal Consiglio dei ministri.

Nonostante sia scontato che il disegno di legge non verrà modificato, la commissione Bilancio deve comunque esaminare il provvedimento. Dalle 9.30 la manovra sarà all'esame dell'aula, ed entro lo stesso termine dovranno essere presentati gli emendamenti. Il calendario deciso dalla capigruppo prevede il voto con fiducia sulla prima sezione del ddl, che contiene il cuore della manovra, a partire dalle 13.30 (dopo le dichiarazioni di voto che inizieranno alle 12.00). Poi si passerà alla votazione degli eventuali emendamenti e degli articoli che compongono la seconda sezione del disegno di legge (cioè la parte tabellare).

L'ex finanziaria da 29,1 miliardi di euro, peggiora il saldo strutturale di 0,4 punti percentuali portando il deficit al 2,3%, il governo ha avuto un bel po' da fare con Bruxelles per convincere i partner che le risorse aggiuntive servono a coprire uscite extra, come l'emergenza migranti e i terremoti. E ancora oggi arrivano degli avvisi dall'Europa che, dopo il referendum e prima di sapere cosa succederà in Italia, ribadisce la necessità di inserire misure addizionali perché altrimenti rischia di non rispettare i requisiti del patto di stabilità.

Tre i pilastri principali su cui poggia la manovra: fisco, investimenti e welfare. Il primo dei tre è composto dall'intervento che ha richiesto il maggiore impegno, in termini economici: il blocco dell'aumento dell'Iva che è costato più di 15 miliardi di euro. A cui si aggiunge la riduzione dell'Ires dal 27,5% al 24%.

La seconda colonna è costituita dal programma 'industria 4.0' e, secondo le stime del governo, dovrebbe mobilitare risorse per 20 miliardi di euro. L'ultimo capitolo è composto principalmente dalle misure previdenziali, che vanno dall'aumento della no tax area, all'ottava salvaguardia per gli esodati, arrivando all'ape e all'ape sociale. Sul fronte sanitario si conferma il finanziamento di 113 miliardi di euro per il servizio sanitario nazionale; mentre per il pubblico impiego arriva lo sblocco dei contratti, grazie a 1,9 miliardi che dovranno essere divisi tra gli statali, le forze armate e corpi di polizia.

 

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