Roma, 9 Dic 2016 - Un calendario fitto di incontri questa mattina a partire dalle 10 per un rituale che si ripete - quello delle consultazioni che preludono all'affidamento di un incarico - con la differenza che per la prima volta l'inquilino del Quirinale si chiama Sergio Mattarella. Che ha di fronte a sè diverse opzioni, ognuna caldeggiata da una parte politica diversa, e il gioco dei retroscena e dei veti incrociati in queste ore vive intense fibrillazioni. Un governo al più presto Un Governo in carica entro il 15 dicembre, pronto quindi per affrontare il Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il giorno stesso. Come Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intende arrivarci è ancora tutto da stabilire. Aperte quindi tutte le strade: un reincarico (prima scelta di Mattarella), un governo istituzionale e quello delle larghe intese. Non esclusa anche la carta del rinvio alle Camere di Matteo Renzi, tutte opzioni su cui però l'ultima parola spetta proprio al premier dimissionario.
Con questo piano e con questo obiettivo oltre al Presidente del consiglio, gli unici nomi accreditati per affrontare la platea dei 27 a Bruxelles sarebbero Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni. I tempi sono strettissimi ed esclusa l'ipotesi del solo passaggio parlamentare per confermare o meno la fiducia, il futuro o rispolverato premier andrebbe al Consiglio europeo avendo giurato al Quirinale ma senza la verifica a Camera e Senato. Mattarella dovrebbe comunque sciogliere la riserva lunedì in giornata, anche se, riferiscono fonti accreditate, non è esclusa al cento per cento anche la giornata di domenica.
Ieri comunque i colloqui con le alte cariche dello Stato hanno aperto ufficialmente le consultazioni del presidente della Repubblica. Nello studio alla Vetrata si sono infatti susseguiti i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e per finire l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nessuna dichiarazione all'uscita se non un "buona sera e buon lavoro" che il presidente emerito ha rivolto ai giornalisti e fotografi schierati. Oggi invece l'inquilino del Colle vedrà i gruppi parlamentari minori, per entrare nel vivo sabato con le forze politiche maggiori e più rappresentative. La vera partita si giocherà tutta lì, nel pomeriggio a partire dalle 16 quando sarà proprio Silvio Berlusconi a varcare il portone del palazzo.
L'ex Cav porta con se la promessa fatta proprio a Mattarella che il suo partito sarà "responsabile", su quanto però ancora non è stata sciolta la riserva. La linea di Forza Italia è sempre la stessa, salvo colpi di scena dell'ultima ora, da non escludere: il Pd deve fare una proposta, basta che non ci sia Renzi. Alle 17 sempre sabato 10 dicembre sarà la volta del MoVimento 5 Stelle, che si candidata al governo del Paese e che vuole andare al voto subito con il remake del l'Italicum. Poi alle 18 il Partito democratico. È da questo incontro che Mattarella si aspetta una proposta oltre che una linea attorno alla quale trovare la massima convergenza.
È' un vero braccio di ferro quello in atto nel Pd, ma stavolta Matteo Renzi non deve confrontarsi con Pier Luigi Bersani, come accaduto in questi anni, ma con Dario Franceschini, l'uomo che fin qui è stato il pilastro più importante del renzismo nel partito e che viene accreditato come il più vicino alle posizioni del Quirinale. Luigi Zanda, capogruppo al Senato e Franceschini anno, ha lanciato sul Corriere della sera l'idea di far restare Matteo Renzi fino al 2018, non proprio la linea illustrata ieri dal segretario del partito nella direzione-lampo. L'obiettivo dei franceschiniani, ma anche dei bersaniani e di molti altri nel partito, è quello di convincere Renzi a un bis o, in alternativa, di spingerlo almeno ad indicare un nome per la guida del governo, con la maggioranza attuale. Un ragionamento che, però, si scontra con un dato fondamentale, ragiona un esponente dei giovani turchi: "L'attuale maggioranza non esiste senza il Pd. E il Pd, sabato pomeriggio, andrà da Mattarella per dare la propria disponibilità a un governo istituzionale, che coinvolga anche le opposizioni, non a una riedizione della maggioranza attuale". Un altro dirigente Pd, con una carica importante, precisa: "Noi, responsabilmente, diremo al capo dello Stato che siamo disponibili a un governo istituzionale, non politico, senza limiti di tempo, guidato da una personalità che sceglierà Mattarella. Ma un governo così esiste solo se anche le opposizioni dicono di volerlo. Di sicuro, non faremo il bis del governo Monti, noi non ci mettiamo a sostenere un esecutivo mentre M5s, Lega e Berlusconi ci sparano addosso. Abbiamo già dato". Ma dal momento che un governo istituzionale è giudicato da tutti impossibile, è chiaro che la vera questione è capire cosa accadrà quando il capo dello Stato certificherà l'impossibilità di un governo di questo tipo.
Per quanto Franceschini stia provando a giocare una sua partita, non tanti scommettono che sia pronto a rompere con Renzi se il segretario terrà ferma la linea illustrata in direzione. I giovani turchi, nonostante i rumori che parlano di divisioni tra Orfini e Orlando, dato più in linea con Franceschini, non sembrano disponibili ad andare ad uno strappo con il segretario. Ma anche l'area di Maurizio Martina non pare pronta ad arrivare ad una rottura. E lo stesso Franceschini, appunto, al momento lavora più con l'obiettivo di convincere Renzi ad accettare un'altra prospettiva, piuttosto che ad una spaccatura drammatica. Renzi, secondo alcune versioni, non ha ancora rinunciato del tutto all'idea di essere lui a gestire, da dimissionario, i prossimi mesi. Ma il leader Pd potrebbe essere messo dal capo dello Stato di fronte ad un bivio: Mattarella potrebbe chiedere comunque un governo pienamente in carica in attesa della riforma della legge elettorale e Renzi dovrebbe scegliere tra accettare un reincarico o indicare un nome. Molto, appunto dipenderà dal comportamento della ex maggioranza Pd: si tratta di vedere fino a che punto Franceschini e gli altri sono disposti ad arrivare, nel caso in cui il leader restassero fermo sulle sue posizioni.