Cagliari, 3 Feb 2017 - La stagione lirica 2017 apre i battenti con l'opera "La bella dormente nel bosco" di Ottorino Respighi, già noto al pubblico cagliaritano per "La Campana Sommersa" rappresentata lo scorso anno sotto la direzione del maestro Donato Renzetti, che anche quest'anno riprende le redini dell'orchestra.
Che dire dell'opera? E' ovvio che tutti coloro che leggono il titolo pensano subito alla fiaba di Charles Perrault e soprattutto al film di animazione della Disney "La bella addormentata nel bosco", tuttavia nella rappresentazione di Respighi troviamo ben poco di tutto ciò. Non a caso si parla di "Bella dormente" anziché di "Bella addormentata", quasi ad attestare una volontà di discostarsi da Perrault, inoltre riprende dalla storia originale solo i tratti essenziali, le linee guida che evitano allo spettatore di smarrirsi e di trovarsi incanalato in un racconto che non conosce. Ecco dunque che riconosciamo i personaggi principali ossia il Re, la Regina, la Fata Azzura e la perfida Malefica, che qua prende il nome di Fata Verde, la quale però compare solo in una scena, ossia quella della maledizione ai danni della piccola principessa (e tanti saluti al fatidico scontro tra il bene e il male personificato dal Drago e dal Principe al termine della storia!). Il tutto forse si spiega alla luce del fatto che Respighi l'aveva originariamente composta come spettacolo di burattini e quindi adatta ad un pubblico infante, dai contenuti assai semplificati e dalla durata limitata, circa un'ora e mezza di spettacolo suddiviso in tre atti.
Non mancano però elementi di originalità, l'opera è infatti colma di parodie e citazioni, i più fini intenditori potranno in tal senso cogliere senza dubbio alcune riproposizioni delle musiche di Strauss e di Wagner (specie per quanto concerne quest'ultimo lo stile inconfondibile del crescendo melodico fino al raggiungimento di un punto culminante), inoltre i costumi impiegati sono connotati da un taglio barocco tipicamente francese a cui si affianca lo stile new age che compare a partire del III Atto con l'entrata in scena del Principe Aprile e della sua cerchia di amici (allusione all'America degli anni 20 del Novecento, ossia al periodo del boom economico; Mister Dollar non ne è forse un palese riferimento?).
Oltre a questi aspetti è degna di apprezzamento la capacità del compositore di dare vita ad un complesso organico e omogeneo, privo di dispersioni, all'interno del quale gioca un ruolo decisivo il coro che guida l'azione nei momenti topici. Non a caso è proprio il coro che spicca sopra gli interpreti, aspetto confermato dagli scarsi applausi che il pubblico ha riservato agli attori intervenuti nel corso dello spettacolo, compresi i protagonisti. Se risulta carente l'interpretazione non può dirsi altrettanto per la scenografia, infatti il regista Leo Muscato, data la difficoltà di riprodurre in teatro un allestimento fatto di castelli, boschi incantati, fate e magie, decide di lasciare spazio all'immaginazione degli spettatori facendo muovere gli attori su di un piano inclinato che evoca un grande foglio di carta, quasi che i personaggi uscissero dalle pagine di un libro.
Sulla base di questi elementi sconsiglio l'opera a tutti coloro che si aspettano di rivedere in teatro il capolavoro della Disney, la consiglio invece a chi ha interesse a sfruttare le propria immaginazione ed è capace di cogliere quelle parodie ed allusioni di cui Respighi ha impregnato il suo lavoro e che hanno determinato il suo successo nel tempo.
Giampaolo Sanna