Press "Enter" to skip to content

Usa, Harward rifiuta l’offerta di Trump: non sarà Consigliere per la sicurezza

Washington, 17 Feb 2017 - L'ammiraglio in pensione Robert Harward ha rifiutato l'incarico di Consigliere per la sicurezza nazionale che gli era stato offerto dal presidente americano Donald Trump dopo le dimissioni di Michael Flynn. In una dichiarazione alla Cnn Harward ha dichiarato di "non potersi impegnare": "Questo incarico richiede l'impegno di 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, un impegno che non posso prendere al momento".

Un amico di Harward ha detto alla Cnn che l'ammiraglio era riluttante ad assumere l'incarico, perchè la Casa Bianca appare troppo caotica. Un funzionario repubblicano ha riferito, invece, che Harward avrebbe posto come condizione la possibilità di creare una propria squadra di collaboratori, mentre un'altra fonte repubblicana ha aggiunto che la decisione dell'ammiraglio è scaturita tutta da "una questione di chiarezza sulle linee di comando".

Harward è un Navy Seal in pensione che ha lavorato in passato con l'attuale segretario alla Difesa, James Mattis, come vicecomandante del U.S. Central Command; ha lavorato anche per il presidente George W. Bush, come membro del Consiglio di sicurezza nazionale e anche per il Centro nazionale antiterrorismo. Oggi è amministratore delegato della divisione negli Emirati Arabi uniti del colosso della difesa Lockheed Martin.

Michael Flynn avrebbe mentito durante un interrogatorio con gli agenti dell'Fbi. Durante il colloquio dello scorso 24 gennaio, l'ex generale avrebbe negato di avere discusso di sanzioni con l'ambasciatore russo negli Stati Uniti nel corso delle conversazioni avute prima dell'insediamento del 45esimo presidente alla Casa Bianca. Secondo quanto riporta il Washington Post, infatti, quanto dichiarato da Flynn alla polizia federale non combacerebbe con quanto emerso dalle intercettazioni raccolte dall'intelligence americana.

La notizia, se confermata, rischia di avere ripercussioni legali per Flynn, definito ancora ieri da Trump come una "brava persona" che "stava facendo il suo lavoro", ma che ha sbagliato nel non essere trasparente sulla questione con il vicepresidente Mike Pence.

Mentire all'Fbi è considerato un reato. Spetta ora al dipartimento di Giustizia decidere se perseguirlo legalmente oppure no. Costruire un caso contro di lui sulla base di una legge risalente al 1799 (il Logan Act) rischia di essere complicato; secondo quella norma, i cittadini privati non possono interferire in questioni diplomatiche (il giuramento di Flynn da consigliere è avvenuto il 22 gennaio, dopo le controverse telefonate). Stando ai funzionari Usa sentiti dal Wp, quanto detto da Flynn al diplomatico russo Sergey I. Kislyak sarebbe non solo inaccurato ma anche illegale: sembra che abbia fatto capire al Cremlino di aspettarsi un allentamento delle sanzioni imposte il 29 gennaio scorso dal 44esimo presidente Barack Obama in risposta all'interferenza russa nelle elezioni presidenziali Usa.

Il caso è esploso nella notte di lunedì 13 febbraio, quando Trump aveva chiesto a Flynn di dimettersi; la richiesta era giunta in seguito alle indiscrezioni del Wp, secondo cui lo stesso Flynn aveva fuorviato Pence negando i contenuti delle sue telefonate con Kislyak. Il giornale della capitale americana aveva anche scritto che il dipartimento di Giustizia aveva avvertito la Casa Bianca spiegando che, di conseguenza, il consigliere di Trump rischiava di essere un potenziale target di Mosca