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Il Senato dove si autoassolvono i senatori con un nuovo quarto grado di giudizio accoglie le dimissioni di Minzolini con 142 sì

Roma, 20 Apr 2017 -  "Come mi sento? Bene, sollevato: sembra l'ultimo giorno di scuola. La presenza dentro le istituzioni ha senso se uno può difendere le proprie posizioni, altrimenti non ha senso starci. Io sono contento di aver fatto questa esperienza". Lo ha detto Augusto Minzolini, commentando l'ok del Senato alle sue dimissioni.

L'Aula del Senato ha infatti accolto la sua richiesta di dimissioni con 142 sì. La votazione è stata fatta a scrutinio segreto. I no sono stati 105 e 4 sono stati gli astenuti.

Lo scorso 16 marzo l'Aula aveva respinto la proposta di decadenza di Minzolini avanzata dalla Giunta per le elezioni in applicazione della legge Severino dopo la condanna in via definitiva a due anni e mezzo dalla Corte di Cassazione per peculato continuato.

La vicenda è quella dell’uso delle carte di credito della Rai con le quali Minzolini, nel periodo in cui è stato direttore del Tg1 (dal giugno 2009 al dicembre 2011), avrebbe totalizzato spese per circa 65mila euro. In primo grado Minzolini era stato assolto dal tribunale di Roma, una sentenza poi ribaltata dalla Corte d’Appello.

L'ex senatore prima del voto aveva ringraziato "i colleghi" che hanno respinto la sua decadenza e "anche il Pd che ha lasciato libertà di coscienza. È stata una prova di coraggio di non poco conto specie nell'Italia di oggi - ha detto intervenendo nell'Aula del Senato - che ridà respiro non solo alle istituzioni ma alla politica intera. Ringrazio anche chi si è astenuto o non partecipando al voto ha dimostrato di avere delle riserve. Ringrazio anche chi ha votato a favore, anche se per ragioni diverse. C'è chi lo ha fatto come il M5S per rispetto - dicono - della legalità, in ossequio in cui la legge va applicata sempre in un senso senza tenere conto dei casi specifici. Una posizione che ricorda le parole del Gran sacerdote del Tempio, Caifa, che chiedeva la morte di Cristo: 'così chiede la legge'. Poi c'è chi lo ha fatto per opportunità" attuando "un comportamento che ricorda quello di Pilato".

L'ex direttore del Tg1 ha poi ricordato: "Io non ho nessun obbligo, il mio è un gesto di coerenza politica. Questa non è la partita di ritorno del voto del 16 marzo, i giustizialisti quella partita l'hanno già persa".