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Giacomo Bozzoli è latitante: la fuga in Maserati, si troverebbe in un paese al confine con l’Italia.

Giacomo Bozzoli è ufficialmente latitante. Sono trascorsi dieci giorni da quando pare essere sparito nel nulla. Dieci giorni dall’ultimo accesso a WhatsApp alle 3.30 della notte fra domenica 23 giugno e il lunedì successivo. Poi di Giacomo Bozzoli, condannato in via definitiva in Cassazione per l’omicidio dello zio Mario, non si sa più nulla. Insieme all’uomo ci sarebbero la moglie Antonella Colossi e il figlio di 9 anni. Gli inquirenti hanno firmato un mandato di cattura internazionale. Sarebbe scappato a bordo di una Maserati. Secondo le ultime informazioni che trapelano da Brescia si troverebbe in un paese confinante con l’Italia e sarebbero in corso tentativi di convincerlo a tornare. 

Bozzoli ha ricevuto conferma il primo luglio dell’ergastolo. Non era in aula al momento della lettura della sentenza. 

Giacomo ha ricevuto la condanna per aver ucciso lo zio Mario Bozzoli l’8 ottobre 2015 gettando il suo corpo nel forno della fonderia di famiglia. Una fumata anomala, dopo le 19, aveva anche bloccato l’impianto. Sei giorni dopo l’omicidio Giuseppe Ghirardini, addetto al forno, si è suicidato con una pillola di cianuro. Per la procura era il complice di Giacomo. 

“Qualunque cosa abbia architettato per avere un futuro da uomo libero, la vedo complicata”, ha affermato uno degli investigatori intervistato dal Corriere della Sera. “Le possibilità di farcela sono scarse tendenti a zero”, ha affermato.

Già in primo grado e in appello a Brescia era stato condannato all’ergastolo. Negli ultimi nove anni, Bozzoli è rimasto in libertà e non ha seguito l’udienza a Roma, mentre in tribunale era presente il padre Adelio. È stato lo stesso genitore a dire che il figlio ha aspettato l’udienza nella sua abitazione sul lago di Garda, ma quando i carabinieri sono arrivati lì non lo hanno trovato. La casa era vuota. Le ricerche del 39enne sono scattate immediatamente con i militari che sono al lavoro per rintracciarlo.

Alcuni vicini di casa avrebbero riferito che Bozzoli, la moglie e il figlio piccolo, non si vedono da una decina di giorni.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Giacomo avrebbe aggredito lo zio vicino ai forni ma poi avrebbe affidato il “compito” di gettare il corpo nella fonderia a un dipendente dell’azienda, Giuseppe Ghirardini. Quest’ultimo svanirà nel nulla a sua volta sei giorni dopo la scomparsa di Bozzoli. Il corpo senza vita dell’operaio verrà trovato il 18 ottobre 2015 nei boschi di Case di Viso, ucciso da una capsula di cianuro rinvenuta nello stomaco.

Nella serata dell’8 ottobre 2015, si è ricostruito, la vittima fece l’ultima telefonata, rivolta alla moglie, intorno alle 19.15. Si parlava di una cena in una trattoria vicino a casa. Alle 19.18 si verificò una fumata anomala nel forno grande della fonderia: è in quel momento che il corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato dato alle fiamme. Già dal giorno successivo alla sua scomparsa si iniziò a pensare all’omicidio. Soltanto sei giorni dopo la morte di Ghirardini, trovato senza vita a Case di Viso, in Valcamonica. Ghirardini nelle carte della Corte d’assise d’appello di Brescia viene indicato come l’unica di due persone che, oltre a Giacomo Bozzoli, gravitavano intorno al “ristretto ambito spaziale e temporale” dell’omicidio. E a casa sua furono trovati 5mila euro in contanti: potrebbero essere il compenso per la sua partecipazione alla distruzione del cadavere. L’altro nome fatto è quello di Oscar Maggi: le indagini a suo carico si sono chiuse da poco e a breve la Procura chiederà il rinvio a giudizio per concorso in omicidio.

Secondo i giudici dell’appello, nel 2022, Giacomo Bozzoli sarebbe l’unica persona in cui “è risultato coesistere, unitamente all'odio ostinato e incontenibile (...) nei confronti della vittima, anche l'interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”. Lo zio era "colpevole a suo avviso” di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti e di intralciare i suoi affari.

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