Kiev, 25 Ago 2024 - Due giornalisti sono rimasti feriti e un terzo è scomparso sotto le macerie dopo un attacco russo nella notte contro un hotel a Kramatorsk, nell'Ucraina orientale.
Lo hanno annunciato le autorità regionali. "Un hotel è stato preso di mira in città: due persone sono attualmente ferite e una persona è sotto le macerie", ha scritto su Telegram il capo della regione di Donetsk, Vadym Filashkin. "Le tre vittime sono giornalisti, cittadini dell'Ucraina, degli Stati Uniti e del Regno Unito", ha aggiunto, senza specificare quali siano rimasti feriti o quali siano dispersi.
L'attacco, che ha danneggiato l'albergo e un edificio vicino, è avvenuto "nel cuore della notte", ha continuato Filachkine. "Sul posto stanno lavorando la polizia e i soccorritori. Le macerie vengono rimosse e le operazioni di salvataggio sono in corso", ha aggiunto. L'ultima grande città del Donbass sotto il controllo ucraino, Kramatorsk si trova a una ventina di chilometri a ovest della linea del fronte.
"In due anni e mezzo di guerra la Russia ha lanciato sull'Ucraina circa 10mila missili di diversi tipi e oltre 33mila razzi". Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. "Per fermare gli attacchi alle nostre città dobbiamo colpire gli aerei russi negli aeroporti militari", ha aggiunto ancora.
Cinque civili sono stati uccisi e altre 12 persone ferite in un attacco ucraino nella regione russa di Belgorod, al confine con l'Ucraina, ha annunciato il governatore Vyacheslav Gladkov. L'attacco al villaggio di Rakitnoe "è costato la vita a cinque civili", ha affermato Gladkov, riferendo che "12 persone sono ferite (quattro gravemente) tra cui tre minorenni". Le regioni russe al confine con l'Ucraina sono state sempre più prese di mira da Kiev, dall'inizio di un'offensiva da parte dell'esercito ucraino il 6 agosto a Kursk, vicino a Belgorod. Mosca ha annunciato a metà agosto l'invio di forze aggiuntive nella regione di Belgorod, dove è stato dichiarato lo stato di emergenza, quindi l'evacuazione di cinque villaggi al confine con l'Ucraina a partire dal 19 agosto.
Le autorità russe stanno lavorando sull'arresto del fondatore di Telegram Pavel Durov, cittadino franco-russo, ricordando che nel 2018 alcune ong occidentali condannarono la sentenza della corte russa di bloccare il servizio. Sulla vicenda è intervenuta la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che si chiede se la comunità internazionale ora ne chiederà il rilascio o "si morderà la lingua". "Ci furono all'epoca lamentele sulla legalità di Telegram da parte di molti Paesi per i parametri tecnici del suo sistema di crittografia", ha detto Zacharova secondo quanto riportato dalla Tass, sottolineando che Durov è rimasto libero e ha continuato a sviluppare durante quel periodo il suo sistema di messaggistica. La portavoce del ministero degli Esteri ha detto che l'ambasciata russa a Parigi "ha immediatamente iniziato a lavorare" sulla vicenda, "come dovrebbe fare sempre quando arrivano informazioni sull'arresto di un cittadino russo in un altro Paese", sebbene i rappresentanti dell'imprenditore non abbiano presentato alcuna domanda.
Il parlamentare russo Vladislav Davankov ha esortato il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ad agire, sospettando motivazioni politiche. Ha anche avvertito - riporta ancora la Tass - che l'arresto di Durov potrebbe mettere in pericolo i dati degli utenti di Telegram e ha chiesto sforzi diplomatici con le autorità francesi. Durov ha lasciato la Russia nel 2014 e ha più cittadinanze. Il suo patrimonio netto è di circa 15 miliardi di dollari. Telegram ha 900 milioni di utenti mensili.
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