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L’uomo più odiato al mondo e criminale di guerra Netanyahu afferma: “Niente tregua, la guerra continua”. In Libano solo ieri altri 92 morti.

Libano, 27 Sett 2024 - Sono 700, secondo Al Jazeera, i morti provocati dagli attacchi israeliani sul Libano a partire da lunedì scorso. La stima è riportata nel titolo di apertura della versione online della rete televisiva qatarina.

''La guerra a Hezbollah continuerà fino a quando non saranno raggiunti tutti gli obiettivi'' di Israele. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo essere atterrato all'aeroporto Jfk di New York. Tra questi, ''il ritorno in sicurezza dei cittadini israeliani nelle loro case al nord'' di Israele e l'uccisione dei leader di Hezbollah.

Il gran numero di attacchi aerei israeliani sul sud del Libano sta creando una nuova crisi umanitaria: gli sfollati sono oltre 100 mila e, come spiega da Beirut il direttore della Ong Relief International in Libano, Giacomo Lapo Baldini, "i civili sono costretti a fuggire a Beirut, Chouf, Aley e nel nord del Paese nella speranza di sfuggire alla violenza. Le famiglie - continua Baldini - arrivano nei rifugi collettivi con molto poco e hanno un disperato bisogno di beni di prima necessità come materassi su cui dormire e sapone per lavarsi. Le persone sono angosciate e hanno bisogno di supporto per la salute mentale. Hanno paura della violenza, della situazione in escalation e dell'incertezza su cosa accadrà in futuro". "Stiamo lavorando a stretto contatto con il Ministero della Salute e il resto della comunità umanitaria per rispondere a questa crisi". 

È duro e diretto l'intervento all'Onu di Abu Mazen, leader dell'Autorità Nazionale Palestinese: “Non sono qui per rispondere alle bugie di Netanyahu al Congresso Usa, quando ha affermato che il suo esercito non uccide civili. Allora chi ha ucciso più di 50mila bambini? Io continuo a chiedere allora: fermatelo, fermatevi adesso, basta mandare armi a Israele. Il mondo intero è responsabile di quello che sta succedendo a Gaza”. 

Il ministro degli Affari strategici israeliano, Ron Dermer, aveva raggiunto intese di principio con gli Stati Uniti per un cessate il fuoco che copriva sia il Libano che Gaza, con l'assenso di Netanyahu che poi ha fatto marcia indietro. Questa la ricostruzione fornita dalla tv israeliana Channel 12, secondo la quale i contatti con Dermer sono stati avviati all'inizio di questa settimana dal consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, Jake Sullivan. 

Sullivan ha esortato a passi per impedire che l'escalation tra Israele e Hezbollah sfuggisse di mano e Dermer avrebbe detto che Netanyahu voleva evitare la guerra su larga scala. Secondo Channel 12 stava emergendo la possibilità che fosse lo stesso Netanyahu ad annunciare l'accordo durante il suo discorso all'Assemblea generale dell'Onu, in cui avrebbe dichiarato Hamas sconfitta e avviata la fase di transizione.

L'idea non aveva tenuto in conto le minacce di far cadere il governo dei ministri di estrema destra, così "tutto è saltato in aria".

Sono almeno 15 le persone rimaste uccise nell'attacco israeliano di ieri alla scuola al-Faluja di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Lo ha riferito la protezione civile di Gaza, affermando che tra le vittime ci sono donne e bambini. Decine i feriti, alcuni in modo grave, mentre proseguono le ricerche dei dispersi sotto le macerie, ha riferito al Jazeera.

L'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato attraverso una nota in inglese che funzionari israeliani e americani si sono incontrati per discutere una proposta di cessate il fuoco nel nord e che i colloqui proseguiranno nei prossimi giorni.

"All'inizio di questa settimana, gli Stati Uniti hanno condiviso con Israele una proposta elaborata insieme ad altri paesi per un cessate il fuoco in Libano. Israele è un partner nell'obiettivo della proposta, che è il ritorno dei residenti del nord alle loro case", si legge. "Israele apprezza gli sforzi degli Stati Uniti e le discussioni continueranno nei prossimi giorni", si legge nel comunicato secondo quanto riporta il sito del quotidiano israeliano Haaretz.

Le nazioni occidentali stanno valutando le loro opzioni su come evacuare in sicurezza i propri cittadini dal Libano nel caso in cui scoppiasse una guerra su vasta scala: lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito, che cita fonti diplomatiche. Cipro e forse la Turchia, aggiunge, potrebbero offrire rifugio a decine di migliaia di persone.

Cipro è lo Stato membro dell'Unione Europea più vicino, a circa 264 km dal Libano, ed è stato in prima linea negli sforzi di aiuto marittimo per Gaza e in passato è stato utilizzato per coordinare le evacuazioni dal Libano, ricordano le fonti. "Abbiamo richieste da diversi Paesi, non solo dall'Unione europea. Siamo pronti a svolgere questo ruolo in caso di necessità", ha detto alla Reuters il presidente di Cipro, Nikos Christodoulides.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che sarebbe "un errore" da parte di Benjamin Netanyahu rifiutare la proposta di cessate il fuoco di Francia e Usa e che il premier israeliano si assumerebbe la responsabilità di un'escalation. "La proposta avanzata è solida", ha aggiunto in conferenza stampa a Montreal con il primo ministro canadese Justin Trudeau, precisando che è stata preparata con lo stesso Netanyahu e gli Stati Uniti. La Francia si oppone al fatto che il Libano “diventi una nuova Gaza”: "Israele deve cessare i suoi raid e Hezbollah deve uscire dalla logica della rappresaglia", ha aggiunto.

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