Milano, 28 Ott 2024 - Ancora non si percepisce bene l'estensione che avrà l'inchiesta sui dati rubati iniziata a Milano - gli stessi magistrati avvertono che le indagini "cominciano solo ora" - ma è tutta la politica a gridare allo scandalo.
Sul fenomeno dei dossieraggi la premier Giorgia Meloni arriva a pronunciare la parola "eversione": "Nella migliore delle ipotesi c'è un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione". La presidente del Consiglio non ha scordato l'inchiesta della procura di Bari sull'accesso ai conti bancari di persone note e il caso del conto spiato di sua sorella: "Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei - avverte - è come colpire me".
"Da quando ho lanciato l'allarme sui poteri affidati dallo Stato per la sicurezza e la giustizia ed utilizzati da alcuni, molti, per scopi illeciti, illegali ed illegittimi, si è aperto - osserva il ministro della Difesa Guido Crosetto - un vaso di Pandora". "Ora in tanti stanno capendo ed ammettono, i più - osserva ancora - tacciono e quelli che continuano a sminuire lo fanno evidentemente in autotutela".
Nella maggioranza si punta a una stretta sugli 'spioni'. Il partito di Matteo Salvini annuncia una proposta in Parlamento per "punire ancora più severamente chi viola la privacy per ricattare e condizionare". "La storia dei dossier è inaccettabile, una minaccia alla democrazia", dice il vicepremier e segretario di FI, Antonio Tajani, "Non è escluso peraltro che questi dati siano utilizzati anche da chi è nostro nemico dal punto di vista geostrategico, non è escluso che li utilizzino anche la Russia e i Paesi che non sono certamente nostri amici".
Il Pd, per voce del responsabile sicurezza, Matteo Mauri, accusa il governo di inazione: "Sono ormai due anni che il governo è in carica e che continua a pontificare sulla cybersicurezza. Ma in realtà in questo periodo tutti i dati ci dicono che la situazione è molto peggiorata". Il deputato poi rincara la dose in un'intervista a Repubblica: "È la destra che spia la destra, ma il sistema colabrodo va cambiato". "Un'accusa condivisa dal M5s che accende i riflettori sulle "Carenze della legge sulla cybersicurezza".
Mauri si riferisce al fatto che Enrico Pazzali, che guida la Fiera, e coinvolto nell'inchiesta è notoriamente uomo della destra milanese, anche se lo stesso La Russa ne prende le distanze: "è noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da Fdi né tantomeno da me". Il presidente del Senato, che conosce da tempo Pazzali, si dice "stupito più che allarmato, dalle notizie dall'azione di dossieraggio nei suoi riguardi". A lui esprime solidarietà, tra gli altri, il presidente della Camera Lorenzo Fontana che parla di "scenari preoccupanti" che "potrebbero rappresentare una minaccia alla democrazia".
Comments are closed.