Press "Enter" to skip to content

Al Teatro Massimo di Cagliari Assange, colpirne uno per educarne cento di e con Alessandro Di Battista.

Cagliari, 30 Ott 2024 - Focus sulla libertà d'informazione e sul rapporto tra stampa e potere con “Assange / Colpirne uno per educarne cento”, uno spettacolo di e con Alessandro Di Battista, con scenografia di Giorgia Ricci, direzione della fotografia di Mauro Ricci, ricerche e contributi di Niccolò Monti, per la regia di Samuele Orini (produzione Loft Produzioni S.r.l. – distribuzione Epoché ArtEventi) in cartellone mercoledì 6 novembre alle 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari per la rassegna Pezzi Unici firmata CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna e giovedì 7 novembre alle 21 all'AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena, dove inaugura la Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 organizzata dal CeDAC Sardegna in collaborazione con Deamater.

Una pièce multimediale in cui si intrecciano parole, suoni e visioni, per raccontare una storia vera che sembra quasi un romanzo di spionaggio internazionale, ricca di colpi di scena, con il coinvolgimento delle grandi potenze occidentali e dei servizi segreti russi: il protagonista è Julian Paul Assange (al secolo Julian Paul Hawkins), giornalista e programmatore informatico australiano, classe 1971, cofondatore di WikiLeaks, reo di aver divulgato materiali compromettenti sulle attività degli Stati Uniti d'America in Medio Oriente, oltre che responsabile della diffusione di notizie su varie regioni del pianeta, dal Kenya alla Cina. Un modello di controinformazione che parte dalla rete e colpisce al cuore le moderne democrazie rivelando verità scomode e violazioni della Convenzione dell’Aja e della Convenzione di Ginevra oltre che della Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti umani: un giornalismo indipendente e d'inchiesta che tralascia i canali ufficiali per attingere dati, documenti e notizie da altre fonti (non sempre verificabili, per ovvi motivi) portando alla luce anche quel che apparentemente i governi preferirebbero celare all'opinione pubblica.

“Assange / Colpirne uno per educarne cento” è un monologo originale, scritto e interpretato da Alessandro Di Battista, ex deputato del M5S, già attivista del Movimento guidato da Beppe Grillo, laureato al DAMS e cooperante internazionale, collaboratore de Il Fatto Quotidiano, The Post Internazionale e L'Indipendente, autore di servizi e reportages, interviste e podcast con figure di spicco della cultura e della politica su temi di scottante attualità. Una attenta ricostruzione di una vicenda professionale e umana dagli aspetti paradossali e quasi kafkiani, una sorta di “persecuzione giudiziaria” con l'intento di mettere a tacere una voce libera e a fungere da monito per quanti desiderassero seguirne l'esempio per infrangere la congiura del silenzio e rinnegare la complicità tra stampa e potere. Julian Assange, considerato un paladino della verità, insignito di prestigiosi riconoscimenti (The Economist New Media Award nel 2008 e dell'Amnesty International UK Media Awards nel 2009, Premio Sam Adams e Medaglia d'oro della Fondazione Sidney Peace nel 2010, Premio Walkley, Premio per il Giornalismo Martha Gellhorn e Premio Voltaire per la libertà di parola nel 2011) in seguito alla pubblicazione delle informazioni fornite da Chelsea Manning, come il video “Collateral Murder”, i diari delle guerra in Afghanistan e in Iraq e il cosiddetto CableGate e successivamente di oltre 250mila documenti diplomatici statunitensi, per la maggior parte catalogati come “confidenziali” o “segreti”, si trova improvvisamente (ma non certo inconsapevolmente) nell'occhio del ciclone. Il procuratore generale dell'Australia Robert McClelland annuncia indagini su ipotetiche violazioni mentre per gli USA il reato più grave rimane quello di spionaggio insieme alla divulgazione di informazioni coperte dal “segreto di stato” con la conseguenza di mettere a rischio la “sicurezza nazionale”: una pesante accusa – per un crimine punibile con la pena di morte – che mette in ombra la questione fondamentale ovvero il diritto dei cittadini ad essere informati delle decisioni e delle azioni intraprese dai rispettivi governi, in nome della trasparenza e della democrazia.

La vita di Julian Assange viene totalmente stravolta: dopo aver messo al riparo i materiali “incriminati”, per sfuggire all'arresto in conseguenza di un'infamante e fin troppo tempestiva denuncia per presunti “reati sessuali” da parte di sue due ex amanti in Svezia e quindi alla probabile estradizione negli Stati Uniti d'America, il giornalista si rifugia presso l'Ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove chiede asilo politico e per sette anni sarà una sorta di esule, confinato nell'edificio, fino al blitz con cui verrà prelevato contro la sua volontà dalla polizia metropolitana per essere condotto davanti al giudice e poi in carcere. Condannato quasi al massimo della pena per aver violato i termini della libertà su cauzione, sfuggendo al processo per i suddetti “reati sessuali” per cui era stato emesso un mandato internazionale, viene rinchiuso nella HM Prison Belmarsh, un carcere di massima sicurezza definito la “Guantánamo britannica”. Nonostante i reiterati appelli da parte dell'ONU, dell'Assemblea del Consiglio d'Europa, di importanti personalità della cultura e della politica di vari paesi europei e di iniziative come la petizione “Speak up for Assange” da parte dei giornalisti, il procedimento continua inesorabile, con la prospettiva di un'estradizione negli Stati Uniti d'America e di una condanna fino a centosettantacinque anni di prigione, fino alla tanto auspicata ma quasi inattesa scarcerazione, il 24 giugno 2024, in seguito al patteggiamento con la giustizia statunitense: dopo l'ultima udienza, Julian Assange ritorna finalmente in libertà.

Un lieto fine – per nulla scontato – che non cancella le sofferenze passate ma in qualche modo rappresenta una vittoria della giustizia e acquista così un forte valore simbolico a fronte delle continue e reiterate violazioni dei diritti umani cui è stato sottoposto il fondatore di WikiLeaks per aver fatto né più né meno che il proprio mestiere di giornalista, obbedendo al principio fondamentale che ispira chi dedica la propria esistenza alla ricerca e alla diffusione delle notizie: dire la verità.

Alessandro Di Battista mette in scena la vicenda drammatica e esemplare di un uomo coraggioso e determinato, coerente con le proprie idee, fermamente convinto della necessità di raccontare i fatti e divulgare le informazioni, evitando ogni compromesso o concessione al sistema in nome della libertà di stampa. “Assange / Colpirne uno per educarne cento” ripercorre gli avvenimenti degli ultimi decenni in un gioco di rimandi tra passato e presente cercando di individuare i fils rouges ce legano «le guerre di ieri e di oggi, il massacro dei palestinesi, gli interessi dei produttori di armi, il funzionamento del complesso militare e industriale USA». Un monologo in cui il rigore della narrazione giornalistica si intreccia alle immagini – testimonianze e interviste, documenti, filmati di repertorio – e grazie alla forza espressiva e comunicativa del teatro, un rito laico alle origini della democrazia, spazio di riflessione e di dibattito sui temi cruciali della polis – rievoca una vicenda appena conclusa, in cui il protagonista suo malgrado, «nel mondo alla rovescia dove è più grave svelare i crimini che commetterli», è diventato un simbolo della potenza catartica della verità. Com

Comments are closed.