Damasco, 8 Dic 2024 - Il presidente ha lasciato Damasco a bordo di un Ilyushin-76 e, attualmente, “si troverebbe in una base russa in territorio siriano”. Secondo qualificate fonti di sicurezza, che seguono l'evolversi della situazione, Assad avrebbe lasciato Damasco per raggiungere la base russa dalla quale poi, probabilmente, rifugiarsi a Mosca.
Bashar al-Assad è scomparso nel nulla secondo l'opposizione siriana, riporta l'agenzia di stampa Reuters citando alti ufficiali dell'esercito. Nelle prime ore di oggi, il presidente era salito su un aereo e partito per una destinazione sconosciuta. L'ultimo volo a decollare da Damasco, prima che i ribelli siriani prendessero la capitale, riporta al Jazeera, è un Illyushin76 con numero di volo Syrian Air 9218 il cui trasponder è stato spento poco dopo il decollo sopra la città di Homs, controllata dai ribelli. Il primo ministro siriano Mohammed Ghazi al-Jalali ha detto ad Al-Arabiya di non avere informazioni su dove siano adesso il presidente Bashar al-Assad e il ministro della Difesa Ali Abbas e che l'ultima volta che ha contattato il capo dello Stato è stato sabato sera.
Un video postato dai ribelli siriani mostrerebbe quello che viene definito l'arresto del primo ministro siriano Assad al-Jalali, proprio mentre si stava recando a un incontro con la loro leadership dei ribelli in un hotel di Damasco. Il leader degli insorti, Abu mohammed al-Jolani, aveva dichiarato che il premier al-Jalali sarebbe rimasto in carica per garantire la transizione dei poteri in Siria. Lo stesso premier ha espresso il desiderio di libere elezioni da tenersi nel Paese.
Grida di gioia e colpi contro le sbarre provengono dalle celle ancora chiuse: porte di ferro sigillate, che hanno solo strette feritoie nella parte alta, sembrano non riuscire più a contenere l'entusiasmo di chi, dietro quelle porte, ha trascorso anni, anche decenni, per aver rifiutato di sparare contro civili ma anche semplicemente per un post su Facebook di critica contro il governo siriano: sono i detenuti del carcere di Saydanya, 30 chilometri a nord di Damasco, noto come “il mattatoio umano”, nel momento in cui entrano i liberatori. Poi, la corsa verso l'uscita, “finalmente siamo liberi”, esultano i carcerati.
Questo è un altro effetto della caduta del governo della famiglia Assad, con la presa nella notte della capitale Damasco da parte dei ribelli e la fuga all'estero del presidente Bashar. Così, decine di centri di detenzione, ufficiali e “informali”, stanno aprendo le loro porte sia grazie ai ribelli ma in alcuni casi per effetto delle defezioni tra i ranghi di polizia ed esercito regolare. Stime del Syrian Network for Human Rights (Snhr) indicano che in Siria ci siano 136mila prigionieri politici, persone incarcerate per le loro idee o per aver preso parte a una protesta.
Tra loro c'è anche Ragheed Al-Tatari, noto come “il decano dei detenuti”: 70 anni, di cui 43 trascorsi dietro le sbarre. Era il 1980 quando venne arrestato: “Era pilota dell'aeronautica militare e un giorno, durante la repressione delle proteste ad Hama si rifiutò di obbedire all'ordine di bombardare i civili”: ne parla con l'agenzia Dire, Razan Rashidi, direttrice di The Syria Campaign, associazione siriana che lotta per i diritti umani e riforme democratiche. “Ragheed è libero, ha lasciato il carcere di Tartous, lo abbiamo appena saputo: la sua famiglia è al settimo cielo, il figlio Walil non lo ha mai conosciuto”.
Irruzione nell'ambasciata iraniana a Damasco, cuore del sostegno al regime di Bashar al-Assad. Lo ha riferito la tv al Arabiya, che mostra le immagini di gente che strappa un grande poster affisso sul cancello della rappresentanza con l'immagine del generale Qassem Soleimani, ucciso nel 2020 in Iraq in un attacco americano, e di Hassan Nasrallah, il leader Hezbollah ucciso a settembre in un raid israeliano a Beirut. Secondo al Jazeera il personale dell'ambasciata era già fuggito e non c'è stata resistenza contro i manifestanti.
L'inviato delle Nazioni Unite per la Siria, il norvegese Geir Pedersen, ha dichiarato che il Paese si trova a un “punto di svolta”, con la caduta del regime di Bashar al-Assad, esprimendo una “cauta speranza”. Dopo 14 anni di guerra civile, “un capitolo scuro che ha lasciato cicatrici profonde”, ha detto Pedersen in una nota, “oggi aspettiamo con cauta speranza l'apertura” alla “pace, la riconciliazione dignità e inclusione per tutti i siriani”.
“Il presidente Joe Biden e il suo team stanno monitorando da vicino gli straordinari sviluppi in Siria e rimangono in costante contatto con i partner nella regione”, ha dichiarato Sean Savett, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. Gli insorti siriani, che hanno iniziato la loro offensiva solo undici giorni fa, hanno annunciato della presa di Damasco e di aver dichiarato la città “libera” da Bashar al-Assad, mentre si dice che egli abbia lasciato il Paese su un aereo “speciale” per una destinazione sconosciuta.
Gli abitanti di Damasco hanno festeggiato nelle notte nelle strade della capitale la caduta del governo del presidente Bashar al-Assad. Gli insorti siriani del gruppo Hayat Tahrir al-Sham, guidato da Abu Mohammed al-Jolani, nome di battaglia di Ahmed al-Sharaa, hanno conquistato la Siria in un'offensiva lanciata appena undici giorni fa. Damasco, una delle città più antiche del mondo, è “libera dal tiranno Bashar al-Assad” è il messaggio dei ribelli. “Questo è il momento che gli sfollati e i prigionieri aspettavano da tempo, il momento di tornare a casa e il momento della libertà dopo decenni di oppressione e sofferenza”, si legge in un comunicato da parte dell'Alleanza islamista. Festeggiamenti sono avvenuti anche per le strade di Homs, come riporta Al Jazeera, dove centinaia di persone si sono riunite presso l'iconica “rotonda dell'orologio”.
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