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Ue divisa sull’exit strategy, appello Zelensky all’unità “l’unica garanzia è la Nato”. E l’antidemocratico Orban come al solito difende il criminale di guerra Putin.

 Bruxelles, 20 Dic 2024 - Zelensky torna da Bruxelles con più dubbi che certezza. I leader Ue sono forse meno compatti del solito sulla via d'uscita dal conflitto ucraino. Il sostegno a Kiev, militare ed economico, la pressione su Mosca anche con ulteriori sanzioni, quello non è venuto meno. Ma l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha destabilizzato il fronte europeo. Alla cena dei leader a casa del Segretario generale della Nato Mark Rutte - con la premier Meloni seduta proprio accanto al presidente ucraino - ieri sera gli animi non erano così allineati se il leader ucraino oggi ha più volte fatto appello all'unità dell'Ue.

Nell'Unione c'è chi spinge per arrivare ad aprire i negoziati, parla di diplomazia e assetto post-bellico con forze di peacekeeping, e chi - Baltici, Belgio, Polonia e altri - ritiene che non sia ancora il momento, che bisogna prima pensare di raggiungere una posizione vera di forza, riportando la linea del fronte più verso Est. Per alcuni Kiev non può resistere a lungo, mentre per altri Mosca sta mostrando segni di debolezza i termini di forniture militari, soldati e nel campo economico. Per l'Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas, "ogni spinta per i negoziati troppo presto sarà in realtà un cattivo affare per l'Ucraina" per questo bisogna dare il massimo ora. Tra i primi si inserisce certamente il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che ha parlato nuovamente al telefono con il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. I due leader "hanno convenuto che la guerra russa contro l'Ucraina è durata fin troppo a lungo e che è importante intraprendere il più presto possibile il cammino verso una pace giusta, equa e sostenibile". Ieri sera, dopo la cena da Rutte, anche la premier Giorgia Meloni aveva ribadito il sostegno all'Ucraina e alla sua legittima difesa, "con l'obiettivo comune di costruire una pace giusta e duratura sulla base del diritto internazionale e dei principi della Carta delle Nazioni Unite".

Nella sua conferenza fiume di fine anno il presidente russo Vladimir Putin prima si è detto pronto a negoziare, poi ha precisato che questo potrà avvenire solo con la presidenza "legittima" che uscirà dalle prossime elezioni. Un astuto
stratagemma screditare Zelensky, il cui mandato è stato prorogato la scorsa primavera alla luce del conflitto. E magari confidare in un presidente più conciliante. "Penso che sia pazzo. In realtà, credo che anche lui creda di essere pazzo. Gli piace uccidere, il che è molto pericoloso per tutti", è stata la risposta di Zelensky in conferenza stampa a margine del Consiglio europeo. Pertanto, anche se raggiungessimo una tregua, lui potrebbe fra giorni, mesi o anni - come è giù successo - riprendere a bombardarci. Ed è anche per questo che non bastano le garanzie di sicurezza bilaterali degli Stati europei (Gran Bretagna compresa), "perché per noi, le vere garanzie, attuali o future, sono la Nato" e questo dipende dalle decisioni prese dagli europei e dagli Usa, è il ragionamento. Il giovane leader non vuole che il paese sia spinto "verso un grande abisso. Vogliamo fermare Putin, questa guerra e faremo del nostro meglio" ma "per fare ciò, è molto importante che la voce dell'Europa sia una voce unita" e che lo sia anche con gli Usa. Spera di poter parlare a lungo con Donald Trump, spiegargli le sofferenze del suo popolo e illustrargli il suo punto di vista. Nel Vecchio Continente nessuno sa bene cosa Trump abbia in mente per mettere nell'angolo Putin, la fuga in avanti di alcuni che già parlano nei dettagli delle forze di pace sul suolo ucraino ha però indispettito altri e lo stesso Rutte, che invoca il raggiungimento di una posizione di forza. Il punto è che spetta a Kiev definire qual è la posizione di forza, cosa intenda per vittoria, e non è solo una questione territoriale.

"Oggi abbiamo discusso molto francamente con il presidente Zelensky e abbiamo detto che non è il momento di fare speculazioni sugli scenari. E' il momento di rafforzare l'Ucraina per tutti gli scenari. E siamo con l'Ucraina in tutti gli scenari, se la guerra continua, se arriva la pace, se è il momento della ripresa, o il momento di negoziare. Ma solo l'Ucraina ha la legittimità come Paese aggredito di decidere se, quando e come andare ai negoziati. E rispettiamo la legittimità sovrana dell'Ucraina e siamo a sostegno del popolo ucraino nella sua lotta per una pace giusta e duratura". Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, nella conferenza stampa finale del vertice Ue.

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