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Il vecchio pregiudicato certamente gli viene l’orticaria a sentir parlare di tribunale che applicano la legge così come ha fatto la Cpi dell’Aia nei confronti del leader israeliano. Infatti il neo presidente Usa sanziona la Corte penale internazionale, decisione contro mandato di arresto per Netanyahu ma Onu e Ue difendono la Corte.

Cagliari, 7 Feb 2025 – In vecchio, instabile mentalmente e pregiudicato presidente americano, non si ferma un minuto e se la prende contro il mondo intero e se continua così, perderà ogni riferimento internazionale chiudendosi nel suo isolazionismo più becero che certamente bene non fa all’America. E forse è convinto che gli rimanga poco, e divora i giorni con le sue pazze idee di grandezza. Per questo, anche oggi, ha fatto parlare di se nel resto del mondo.

Infatti, dopo questi suoi ordini esecutivi, esautorando di fatto il Senato e Camera americane, le Nazioni Unite hanno espresso profondo rammarico per la decisione del presidente americano, Donald Trump, di imporre sanzioni contro la Corte penale internazionale, sollecitandolo a revocarle. "Siamo profondamente rammaricati per le sanzioni individuali annunciate ieri contro il personale della Corte e chiediamo che questa misura venga revocata", ha affermato Ravina Shamdasani, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Di pari intendimento, e giustamente, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ricorda che la Cpi "garantisce accountability per i crimini internazionali e dà voce alle vittime di tutto il mondo,  dovrebbe essere messa nelle condizioni di perseguire liberamente l'impunità. L'Europa sarà sempre dalla parte della giustizia e del rispetto della legge internazionale".

“Sanzionare la Cpi minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso“, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, mentre un portavoce della Commissione Ue sottolinea che il provvedimento “rappresenta una seria sfida al lavoro della Cpi con il rischio di influenzare le indagini e i procedimenti in corso, anche per quanto riguarda l’Ucraina, incidendo su anni di sforzi per garantire la responsabilità in tutto il mondo”. “La Corte penale internazionale – ha proseguito – è di fondamentale importanza nel sostenere la giustizia penale internazionale e la lotta contro l’impunità".

Giovedì il presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo con cui ha imposto sanzioni contro la Cpi, il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Trump ha motivato le sanzioni accusando la Corte di “azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato, Israele”, dunque il riferimento è al mandato d’arresto internazionale emesso a novembre dalla Corte contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e contro l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Il premier israeliano ringrazia per un ordine esecutivo che "difende America e Israele dalla Corte corrotta, antiamericana e antisemita che ha giurisdizione".

In realtà né gli Stati Uniti né Israele sono firmatari dello Statuto di Roma, cioè il trattato che nel 1998 istituì la Corte penale internazionale, e quindi non ne riconoscono la giurisdizione. Nel caso del mandato d’arresto contro Netanyahu e Gallant questo significa che solo i paesi firmatari avrebbero l’obbligo di arrestarli, se si trovassero sul loro territorio (quindi non gli Stati Uniti, né tantomeno Israele stesso). E anche tra i paesi firmatari ci sono state posizioni contrastanti su questa possibilità, compresa l'Italia. Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha definito la circostanza come “irrealizzabile”. Tajani ha detto anche: “No comment sulla Cpi (la Corte penale internazionale), ho molte riserve sul comportamento della Corte su questa vicenda. Forse bisognerebbe aprire un’inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata”.

Le sanzioni danno agli Stati Uniti la possibilità di “congelare” beni appartenenti a membri della Corte e di negare il visto a loro e ai loro familiari. Al momento l’amministrazione Trump non ha comunicato i nomi delle persone che saranno interessate dalle sanzioni. Il tycoon lo aveva già fatto durante il suo primo mandato: nel 2020, quando la Corte aprì un’indagine sui crimini commessi durante la guerra in Afghanistan sia dai talebani sia dall’esercito statunitense e dalla CIA, il governo di Trump rispose bloccando i conti americani della procuratrice a capo della Corte all’epoca, Fatou Bensouda, e del suo vice, oltre a imporre a loro e a diversi funzionari della Corte restrizioni di viaggio negli Stati Uniti.

La Corte penale internazionale è un’istituzione nata per iniziativa della comunità internazionale nel 1948, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale. Il periodo della guerra fredda allontanò però l’accordo tra gli Stati, che finì in stallo fino al 1994, anno in cui venne costituito un apposito comitato all’interno delle Nazioni Unite, il quale portò allo Statuto di Roma che nel 1998 ha istituito la Corte penale internazionale.

La sede della Corte penale internazionale è all’Aja, nei Paesi Bassi. Si occupa dei crimini internazionali commessi dagli individui. La Corte è stata riconosciuta da 123 Paesi, ma non da superpotenze come Russia, Stati Uniti e Cina. Israele ha firmato la Convenzione senza però ratificarla. Anche l’Ucraina non ne fa parte.

La Cpi esercita le proprie funzioni e i propri poteri sul territorio di qualsiasi Stato Parte. Per farlo, necessita di una apposita convenzione. La sua giurisdizione può estendersi al territorio di ogni altro Stato che ne faccia richiesta.

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