Bologna, 19 Apr 2025 - Quattro ergastoli e una condanna a 22 anni: secondo i giudici tutta la famiglia è coinvolta nell'uccisione di Saman Abbas. Questa la sentenza dela Corte di assise di Appello di Bologna nel processo sull'omicidio della 18enne pachistana, assassinata nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara di Reggio Emilia.
La Corte ha confermato l'ergastolo per i genitori, ha inflitto l'ergastolo ai due cugini assolti in primo grado e ha rideterminato la pena per lo zio da 14 a 22 anni.
Riconosciute anche le aggravanti di premeditazione e futili motivi.
Accolte dunque in gran parte le richieste della Procura generale che voleva l'ergastolo per tutti: Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, padre e madre della vittima, lo zio e i due cugini, Noman Hulaq e Ikram Ijaz. La pm Maria Rita Pantani aveva depositato una memoria scritta per contrastare l'eccezione di costituzionalità presentata la scorsa udienza dalla difesa di Hasnain, ritenendola manifestamente infondata.
Le motivazioni dei giudici della Corte d'Appello di Bologna saranno depositate entro 90 giorni.
Si faceva chiamare Italiangirl sui social, nonaccettava le regole e le tradizioni delle sue origini, voleva farsi una vita sua, vivere liberamente, non sposare un parente in patria in un matrimonio combinato. Saman era una “ribelle inconsapevole”, come l'ha definita il procuratore di Reggio Emilia Gaetano Paci, nella requisitoria di primo grado. Voleva girare senza velo, senza restrizioni, frequentare chi desiderava.
È stata assassinata, probabilmente strozzata, nel vialetto davanti a casa e sepolta in una buca profonda tre metri, dentro un casolare diroccato, a poche centinaia di metri dall'abitazione familiare a Novellara, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021. Inizialmente, si era pensato a un allontanamento volontario. Ad allertare le forze dell'ordine, dopo la scomparsa della giovane, era stato il suo fidanzato, Saqib Ayub. Il suo corpo, però, è stato ritrovato, nonostante lunghe ricerche, solo un anno e mezzo dopo, il 18 novembre del 2022, in un casolare diroccato.
A condurre gli investigatori nel luogo dove la 18enne era stata seppellita, in una fossa scavata all'interno del rudere, lo zio Danish Hasnain, catturato a Parigi dopo essere fuggito all'estero insieme ai due cugini, tre giorni prima era stato fermato in Pakistan il padre di Saman.
La mattina del primo maggio, a poche ore di distanza dall'omicidio, i genitori della giovane si erano imbarcati a Malpensa su un volo per il Pakistan. Le indagini si sono subito focalizzate sulla cerchia familiare. Dopo la scomparsa, è emerso che la giovane pakistana, secondo gli inquirenti, si era opposta alle nozze forzate con un cugino in patria.
Un anno prima Saman, ancora 17enne, si era rivolta ai servizi sociali per denunciare i genitori per maltrattamenti e per il reato di induzione al matrimonio.
Il 7 giugno 2021 viene ufficializzata l'iscrizione nel registro degli indagati dei cinque familiari della giovane per omicidio in concorso e occultamento di cadavere. Intanto, proseguono le indagini della Procura di Reggio Emilia. Un filmato del 29 aprile di una telecamera nelle vicinanze mostra tre persone incappucciate andare con un secchio, una pala e un piede di porco verso l'azienda agricola dove lavorano gli Abbas poco dopo le 19 e 30.
Per gli investigatori avrebbero scavato la buca dove, il giorno successivo, avrebbero messo i resti della 18enne. Per lo zio e i cugini, ormai irreperibili, scatta un mandato di arresto europeo. Anche il fratello minore di Saman, di 16 anni, è intanto fuggito insieme al cugino Ikram, ma viene intercettato dai carabinieri a Imperia, il 10 maggio, e portato in una struttura protetta per minori.
Ascoltato in audizione protetta davanti al gip di Reggio Emilia, rivela che a uccidere Saman potrebbe essere stato lo zio Danish, strangolandola. Quest'ultimo viene arrestato il 22 settembre 2021 alla periferia nord di Parigi. Subito dopo viene fermato a Barcellona anche Nomanhulaq Nomanhulaq, l'altro cugino di Saman.
A maggio 2022 sono ancora irreperibili invece Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i genitori della ragazza ricercati dall'Interpol a livello internazionale. Il 22 aprile 2022 la Procura di Reggio Emilia chiede il rinvio a giudizio per i cinque indagati. L'ipotesi di reato formulata dagli inquirenti è di omicidio premeditato e soppressione di cadavere.
Il 15 novembre 2022, il padre di Saman, Shabbar Abbas, viene trovato in Pakistan e sottoposto all'arresto provvisorio per l'omicidio, il sequestro di persona e la soppressione del cadavere della figlia; viene poi estradato, mentre la moglie è ancora latitante. Il Pakistan emette un mandato di cattura nei confronti della donna.
Intanto inizia il processo davanti alla Corte d'Assise di Reggio Emilia nei confronti dei cinque familiari della 18enne. Il 19 dicembre 2023 arriva la sentenza di primo grado, dopo oltre quattro ore di camera di consiglio: ergastolo ai genitori, 14 anni allo zio e assolti i cugini, per i quali viene ordinata l'immediata liberazione.
Il 27 dicembre 2023, pochi giorni dopo la sentenza di primo grado, Saman Abbas diventa cittadina onoraria di Novellara, il comune dove viveva con i genitori e dove è morta. Per la sindaca Elena Carletti, presente anche oggi in aula, il riconoscimento "è simbolo di libertà e di autodeterminazione personale, per trasmettere un messaggio chiaro e forte contro l'inaccettabile e violenta pratica dei matrimoni forzati".
La madre di Saman è stata arrestata nel maggio 2024. Come il marito è stata estradati: mai era successo che il Paese asiatico consegnasse i propri cittadini accusati dall'autorità giudiziaria italiana. Shabbar è arrivato nel corso del processo di primo grado, Nazia alla fine di agosto 2024, quando era già stata condannata all'ergastolo.
In aula hanno pianto, hanno negato in tutti i modi di aver ucciso la figlia. Hanno accusato gli altri, hanno smentito le dichiarazioni del loro altro figlio, il fratello minore di Saman che per l'accusa era un testimone chiave. Anche se la sostituta pg Silvia Marzocchi ha sostenuto che il quadro indiziario era già sufficientemente forte, pure senza le sue parole. Il giovane ha preferito non assistere alle ultime udienze.
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