Roma, 19 Apr 2025 - È giunta a Roma la delegazione dell'Iran che prenderà parte ai colloqui con gli Usa sul tema del nucleare. Secondo quanto riportano le tv iraniane, il ministro degli esteri Araghchi è arrivato in Italia. Abbas Araghchi, che terrà quelli che vengono descritti come colloqui "indiretti" mediati dall'Oman con l'inviato statunitense Steve Witkoff, è stato ripreso di notte mentre scende da un aereo ufficiale della "Repubblica islamica dell'Iran".
Il leader del gruppo militante libanese Hezbollah ha dichiarato venerdì che i suoi combattenti non disarmeranno finché le truppe israeliane rimarranno nel Libano meridionale e l'aviazione israeliana violerà regolarmente lo spazio aereo libanese.
Naim Kassem si è rivolto ai sostenitori in un discorso trasmesso dall'emittente televisiva di Hezbollah. Kassem ha preso il comando di Hezbollah dopo che i raid aerei israeliani hanno ucciso il leader di lunga data Hassan Nasrallah, il suo successore Hashem Safieddine e altre figure di spicco di Hezbollah, decimando la leadership del gruppo. Kassem ha detto che Hezbollah rispetta i suoi impegni relativi al cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti che ha interrotto i combattimenti. Ma dall'entrata in vigore del cessate il fuoco a fine novembre i raid aerei israeliani hanno ucciso decine di persone in Libano, tra cui civili e membri di Hezbollah. Martedì, l'ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato che almeno 71 civili, tra cui 14 donne e nove bambini, sono stati uccisi dagli attacchi israeliani in Libano dall'entrata in vigore del cessate il fuoco.
Sono saliti ad oltre 80 i morti negli attacchi statunitensi che hanno colpito un porto di rifornimento nello Yemen. Lo hanno dichiarato i ribelli Houthi, ribadendo che si tratta dell'attacco più mortale della campagna lunga ormai 15 mesi di Washington contro il gruppo sostenuto dall'Iran.
Gli attacchi al porto di Ras Issa miravano a interrompere rifornimenti e finanziamenti per i ribelli, che controllano vaste aree del Paese più povero della Penisola Arabica, ha dichiarato l'esercito statunitense. L'emittente televisiva dei ribelli, Al-Masirah, citando funzionari locali, ha dichiarato che il bilancio dell'attacco è "salito a 80 morti e 150 feriti". In seguito ai raid, gli Houthi hanno annunciato attacchi missilistici contro Israele e due portaerei statunitensi, con l'esercito dello Stato ebraico che ha dichiarato di aver intercettato un missile lanciato dallo Yemen. Migliaia di manifestanti, al grido di "Morte all'America! Morte a Israele", si sono radunati nelle città controllate dai ribelli in tutto il Paese, inclusa una grande manifestazione nella capitale Sana'a. "Il rafforzamento militare americano e la continua aggressione contro il nostro Paese porteranno solo a ulteriori contrattacchi, scontri e confronti", ha dichiarato alla folla il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree.
Gli Stati Uniti ridurranno il numero di soldati schierati in Siria da circa 2.000 a meno di 1.000 nei prossimi mesi, ha dichiarato il Pentagono.
"Oggi il Segretario alla Difesa ha ordinato il consolidamento delle forze statunitensi in Siria... in località selezionate", ha dichiarato il portavoce del Pentagono Sean Parnell in una nota. "Questo processo ponderato e basato su determinate condizioni ridurrà la presenza statunitense in Siria a meno di 1.000 soldati nei prossimi mesi", ha affermato.
Sono almeno 47 palestinesi, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi nella giornata di ieri dagli attacchi israeliani su Gaza.
Secondo gli stessi media israeliani, 21 palestinesi sono stati uccisi nel sud di Gaza, inclusi quattro bambini morti per un attacco aereo su un negozio di barbiere a Khan Younis. Anche cinque membri della famiglia Baraka sono stati uccisi quando la loro casa è stata colpita. Sempre secondo i media, una delle donne uccise nel sud di Gaza era incinta. Dei 26 palestinesi uccisi nel nord di Gaza, metà è stata uccisa da un attacco aereo sulla casa della famiglia Nuseibeh a Jabalia. Altri sei sono stati uccisi mentre si riparavano in tende per sfollati: tra questi anche una bambina di sei anni, morta in una tenda a Gaza City.
Israele ha chiesto e ottenuto una proroga di sei mesi per presentare la propria memoria difensiva alla Corte internazionale di Giustizia (Icj), nel processo che lo vede accusato di genocidio nella Striscia di Gaza dall'8 ottobre 2023.
A presentare la denuncia a dicembre 2023, a pochi mesi dal lancio dell'offensiva israeliana in risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre, è stato il Sudafrica. Da allora, il tribunale dell'Onu - da non confondersi con la Corte penale internazionale - ha emesso due pacchetti di misure provvisorie a carico di Israele, che prevedevano tra le altre cose l'autorizzazione all'ingresso e alla distribuzione di beni umanitari per la popolazione, e l'astensione dall'attacco di terra contro la città meridionale di Rafah. A luglio 2024 ha inoltre definito "illegale l'occupazione di Gaza e Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est". Tutte le misure sono state disattese.
A luglio, i legali di Tel Aviv avrebbero dovuto presentare la propria memoria difensiva, dopo quella di oltre 5mila pagine presentata dal Sudafrica nell'ottobre scorso, contenente "prove schiaccianti" della violazione "dell'Applicazione della Convenzione per la prevenzione e la punizione del delitto di genocidio nella Striscia di Gaza", come ha assicurato l'ambasciatore sudafricano in Olanda, Vusi Madonsela. L'Icj ha confermato la proroga dal 28 luglio al 12 gennaio 2026 dei termini per la presentazione della memoria di Israele. Una decisione che Triestino Mariniello, docente di diritto internazionale all'Università di Liverpool, definisce "preoccupante e sorprendente, sia per l'attuale situazione a Gaza, sia per l'abbondanza di prove disponibili volte a dimostrare che Israele ha ripetutamente violato la Convenzione sul genocidio".
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