Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione SDR, in merito alla Sanità penitenziaria sarda ha dichiarato: "La storia infinita della sanità penitenziaria in Sardegna è il risultato ora del mancato rispetto delle sue proprie leggi da parte del Consiglio dei Ministri e del costante letargo della Regione. Richiamare tutti al rispetto della Costituzione e dei diritti dei cittadini è un dovere irrinunciabile così come dare la sveglia alla Regione. Non è più tempo di palleggiarsi le responsabilità ma di restituire dignità e senso a chi si trova in stato di detenzione nei 13 Istituti penitenziari dell’Isola".
"I 500 mila euro messi a disposizione dalla Regione per far fronte all’emergenza sanitaria per i detenuti non sono stati ancora assegnati agli Istituti. E’ evidente – rileva la presidente di SdR – che non si può stare ad aspettare le comodità di coloro che non vivono la drammaticità di avere un parente ospite di una struttura penitenziaria. La situazione risulta più delicata e rischiosa in realtà come Buoncammino dove la presenza di un Centro Diagnostico Terapeutico, con una trentina di posti per detenuti con gravi patologie, richiede un’attenzione speciale. Deve essere infatti garantito un costante monitoraggio per evitare che da condizioni croniche si passi a situazioni critiche con necessità urgenti di ricoveri in ospedale quando non sono sufficienti neanche gli Agenti di Polizia Penitenziaria per i piantonamenti".
"Chiedere tempestività al Governo è quindi necessario ma lo è altrettanto – osserva Caligaris – sollecitare la Regione ad attivare quelle azioni preliminari che consentano di attuare concretamente il passaggio della sanità alle Aziende Sanitarie Locali. Non si comprende perché non sia stato ancora attivato un tavolo di concertazione tra Regione e Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria. E’ urgente definire i referenti per ciascuna ASL individuando il punto di riferimento per ogni specialistica. Per Cagliari-Buoncammino si può pensare a una corsia preferenziale per le urgenze e alla definizione del servizio di Guardia Medica".
"E’ poi ancora del tutto in alto mare - precisa la presidente - la questione delle professionalità mediche e infermieristiche che da decenni prestano servizio nel carcere cagliaritano. Risulta incontrovertibile l’individuazione di un nucleo stabile di medici e di infermieri garantendo così continuità nel servizio. Ciò va fatto però tenendo anche conto delle specializzazioni maturate nel tempo".
"Insomma – ha concluso Caligaris – la sanità penitenziaria non è un fatto privato di quattro gatti. Interessa in Sardegna circa 2.300 detenuti, alcune centinaia di medici e infermieri e condiziona pesantemente la vita degli Agenti di Polizia Penitenziaria. E’ arrivato il momento di affrontarla con determinazione e lungimiranza interrompendo, una volta per tutte, la tendenza a nascondere la testa sotto la sabbia aspettando la manna dal cielo". Com.