Sui quattro nuovi ricoveri per trichinellosi venerdì all’ospedale “San Francesco”, la Asl di Nuoro invita la popolazione a osservare alcuni comportamenti preventivi indispensabili per scongiurare il contrarre e il diffondersi di tale infezione.
Le condizioni dei pazienti, un’intera famiglia di Orgosolo di quattro persone, tutte giunte in Pronto Soccorso con febbre alta, forti dolori muscolari, problemi alla vista ed edema, dopo i primi trattamenti non destano nei sanitari preoccupazioni: il più grave è uno dei due figli, ma sono tutti fuori pericolo.
L’Azienda sanitaria nuorese assicura che i servizi aziendali preposti (Igiene pubblica, Servizi veterinari, Malattie infettive) hanno messo in campo tutte le azioni previste dalla procedura e stanno seguendo l’evolversi della situazione.
Dai primi rilievi epidemiologici risulta il coinvolgimento di un solo nucleo familiare. Ma pur senza allarmismi la Asl di Nuoro sollecita la comunità a non sottovalutare il problema e ricorda che la trasmissione della trichinellosi può essere prevenuta osservando alcune indispensabili norme igienico-sanitarie: il più importante è quello di far esaminare da un veterinario la selvaggina e i maiali macellati a domicilio per determinare l'eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni.
Si tratta infatti di una malattia che nell’uomo si trasmette esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In Italia, il veicolo di trasmissione è la carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe).
Non si trasmette da persona a persona.
Si ricorda a tal proposito che il Servizio Veterinario aziendale, a seguito di episodi verificatisi qualche anno fa, ha messo a disposizione della popolazione, gratuitamente, le proprie strutture e risorse per l’effettuazione di questi controlli.
Inoltre è buona norma adottare altri accorgimenti che possono essere così riassunti: La carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (è sufficiente 1 minuto a 65°C). Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno.
Se non è noto se la carne è stata sottoposta a esame trichinoscopico, è bene congelarla per almeno 1 mese a -15°C: un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve.
Nel caso si allevino maiali, impedire che mangino la carne cruda di animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infestati dal parassita.
Quando si macella la propria carne in casa, pulire bene gli strumenti
Salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l'uccisione del parassita.
Notizie sulla malattia
Si tratta di una zoonosi, cioè una malattia che si trasmette dagli animali all’uomo, ed è causata da vermi cilindrici (nematodi) appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.
Il parassita è in grado di infettare i mammiferi, gli uccelli e i rettili, soprattutto quelli carnivori e onnivori (maiale, volpe, cinghiale, cane, gatto, uomo).
Il quadro clinico nell’uomo varia dalle infezioni asintomatiche a casi particolarmente gravi, con alcuni decessi. La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea (che è presente in circa il 40% degli individui infetti), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre. Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti.
La diagnosi viene suggerita dalla presenza di marcata eosinofilia (fino al 70%), leucocitosi, aumento degli enzimi muscolari (Cpk) e confermata attraverso esami sierologici, o biopsia muscolare positiva per Trichinella. Red