«La geografia futura dell’organizzazione scolastica restituisce al territorio una scuola pubblica più vicina e di buona qualità». È la convinzione dell’assessore provinciale dell’Istruzione, Rosario Musmeci. All’indomani della netta approvazione del piano di dimensionamento scolastico da parte della conferenza provinciale, l’assessore si concentra soprattutto sui risultati pratici ottenuti con il processo portato a termine ieri, anche in vista del confronto con il governo regionale e in attesa di conoscere le decisioni future di quello nazionale. Ma di fronte a un’approvazione nettissima come quella di ieri – su 48 sindaci presenti, 44 hanno votato a favore e 4 si sono astenuti – e allo sforzo fatto per rendere più ampio e partecipato possibile il percorso che ha portato al risultato finale, Rosario Musmeci rifiuta di «ogni tentativo strumentale di polemica rispetto a un piano che ridisegna l’offerta scolastica in funzione dei bisogni dei vari territori e salva 78 autonomie scolastiche su 80, tagliando solo dove non si poteva fare a meno». Il piano infatti «è una necessità prodotta dalla riforma Gelmini, dalle quale non potevamo prescindere – sostiene l’assessore – ciò nonostante, abbiamo limitato i tagli al minimo indispensabile».
Se si parla dei contenuti del piano, ed è l’aspetto che a Musmeci interessa di più, «si parla di un grande processo di attualizzazione dell’offerta scolastica». Secondo l’assessore «abbiamo migliorato l’offerta dell’istruzione, abbiamo garantito a tutti gli studenti il diritto a una scuola di buon livello e abbiamo garantito alle comunità locali un’istruzione più vicina e adeguata alle economie dominanti». Come conferma anche l’assenso della stragrande maggioranza degli amministratori comunali e dei dirigenti scolastici, «sul piano quantitativo il dimensionamento è stato limitato al massimo – spiega Musmeci – eliminando le sole istituzioni che, norme alla mano, non avevano più ragione di esistere». Il riferimento è soprattutto ad Alghero, dove le autonomie scolastiche passano da cinque a quattro. «Abbiamo dovuto fare i conti con i numeri – dice – ma abbiamo costruito poli didattici omogenei e funzionali alle aspettative e alle esigenze della popolazione studentesca, senza ledere il diritto di nessuno studente, senza inficiare la qualità dell’offerta formativa ed evitando di provocare disagi con l’incremento del pendolarismo degli studenti». Si tratta di «obiettivi di fondo, interessi generali rispetto ai quali – sempre secondo l’assessore Musmeci – i timori di pochissimi dirigenti che temono di subire gli effetti del dimensionamento sono umanamente comprensibili, ma non giustificano né bocciature per il piano né strumentalizzazioni politiche». La bontà del lavoro fatto, secondo l’assessore, «è confermata dal fatto che neanche il Comune di Alghero si è espresso negativamente al momento del voto».
Per superare l’ostacolo del decremento del numero di studenti, il piano individua come via maestra la creazione di istituti comprensivi. «È questo il modo per consentire la sopravvivenza delle autonomie scolastiche in tutti i territori in maniera non artificiosa – è la convinzione dell’assessore provinciale – perché abbiamo previsto l’accorpamento di gradi di istruzione omogenei e di offerte didattiche analoghe, così da mettere i saperi in filiera, rispondendo anche all’esigenza di una specializzazione locale che agevoli l’accesso nel mondo del lavoro». Uno studio durato mesi, frutto del confronto con tutti gli attori del “pianeta scuola”, «ragionando principalmente sulla qualità dell’offerta scolastica, che pensiamo debba essere sempre più coerente ai processi di sviluppo che abbiamo in mente per il territorio», valuta Musmeci.
Soddisfazione anche per il metodo con cui si è arrivati all’approvazione del piano. «C’è stato un confronto intenso, costante e proficuo con i dirigenti scolastici, che sono il nostro principale punto di riferimento nella costruzione di una scuola a misura di studente», è la conferma. Poi il confronto con i territori. «Abbiamo fatto riunioni dappertutto con i nostri primi interlocutori, che sono gli amministratori locali – aggiunge Rosario Musmeci – ma siccome crediamo che la scuola debba essere la prima leva del processo di sviluppo economico e sociale, in tutte le occasioni abbiamo invitato anche le organizzazioni sindacali e datoriali». Un’affermazione chiara e precisa, per «riaffermare la verità e respingere le accuse di chi oggi afferma ingiustamente e ingenerosamente di essersi sentito escluso». Red