Finisce in buco nell'acqua anche l'ultimo tentativo della Lega conquistare il voto 'salvifico' del senatore di Fli, Mario Baldassarri, sul federalismo fiscale, spaccando il Terzo Polo e mettendo in salvo la riforma. Nonostante le avances del ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che di buon mattino va dal premier Berlusconi a Palazzo Grazioli con il parlamentare finiano e nel pomeriggio gli serve sul piatto una delle modifiche da lui caldeggiate, la compartecipazione per i Comuni all'Iva, Baldassarri resta mantiene il voto contrario sul testo.
Un no che sarà detto compattamente da tutte le opposizioni domani in commissione e che porterà a un pressoché scontato pareggio 15 a 15 che comporta il respingimento del parere del relatore Enrico La Loggia sul provvedimento. Il Pdl prova a mettere le mani avanti sull'ipotesi ma il Pd va all'attacco. "Se domani in Commissione finisce 15 a 15 - dice Pier Luigi Bersani - diremo che non ci sono le condizioni ne politiche ne giuridiche per andare avanti.
Diremo a Pdl e Lega fermatevi!". Per il Pdl non cambia nulla: il provvedimento si può emanare lo stesso, è il refrain. "Penso - ha ribadito anche stanotte Berlusconi - che il federalismo passerà: con un pareggio andremo avanti lo stesso perché la legge consente al governo di procedere anche se il risultato della commissione è questo". Un modo per tenere calma la Lega che da tempo ribadisce che se il federalismo non passa si va a votare.
Anche perché, norme alla mano, il percorso per poter comunque approvare il provvedimento in caso di un pareggio non è esattamente semplice ne breve. Infatti, non è per nulla certo, che il governo possa dare il via libera al decreto nell'ultima versione sulla quale c'è stato il sì dell'Anci.
Anzi, per poterlo fare, dovrebbe probabilmente azzerare tutto e riapprovare il provvedimento in via preliminare in Cdm, tornare in Conferenza Unificata e in bicamerale con un deciso allungamento dei tempi. Il regolamento interno alla commissione prevede che "le deliberazioni della Commissione sono adottate a maggioranza dei presenti, considerando tali coloro che esprimono voto favorevole o contrario. In caso di parità di voti la proposta si intende respinta". Secondo il presidente della bicamerale, La Loggia, si tratterebbe di un parere respinto e dunque 'non espresso'.
E, in questo caso, la legge delega 'andrebbe incontro ' alla maggioranza perché all'articolo 2 stabilisce che "decorso il termine per l'espressione dei pareri i decreti possono essere comunque adottati". Secondo le opposizioni il governo potrebbe emanare il decreto ma solo nella versione originaria, uscita dal Consiglio dei ministri il 4 agosto. Per poter emanare il decreto nella nuova versione dovrebbe ripresentarlo e rifare tutto il percorso. Oppure, secondo un'altra interpretazione, in base a quanto dice la legge 42 il governo, "qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, ritrasmette i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni e rende comunicazioni davanti a ciascuna Camera".
Una volta fatto questo, però, si dovrebbero attendere trenta giorni dalla data della nuova trasmissione, per adottati in via definitiva il testo. Insomma, la situazione è davvero complessa dopo una giornata nella quale si è chiuso l'esame su tutti gli emendamenti al testo che verrà votato domani e dalle opposizioni viene ribadito il no. "Il "testo è del tutto deludente", per il senatore del Pd Massimo Barbolini. "Restano tutti gli squilibri che abbiamo denunciato dall'inizio: non è un provvedimento pienamente di federalismo municipale", attacca Baldassarri. "Non è cambiato nulla e domani l'Idv conferma il proprio no", dice anche il senatore dell'Italia dei Valori Felice Belisario. A garantire almeno il pari alla maggioranza ci sarà il voto fondamentale della senatrice dell'Svp Helga Thaler e dovrà votare anche il presidente della bicamerale La Loggia.