Il Consiglio regionale ha approvato all'unanimità un ordine del giorno unitario sul futuro della chimica in Sardegna e, in particolare, a Porto Torres. Il documento impegna il presidente della Giunta Ugo Cappellacci e l'intero esecutivo a verificare la qualità e la solidità del piano industriale nel passaggio della linea del cloro e dei suoi derivati da Sindyal-Eni al fondo Gita per ottenere l'immediato riavvio delle produzioni. Inoltre, si sollecitano garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali, sulla difesa di ogni segmento del comparto chimico isolano e sulla presentazione di un piano di bonifica ambientale a carico dell'Eni e dello Stato nei siti industriali dismessi.
In precedenza, l'assessore all'Industria Oscar Cherchi aveva spiegato: "Sul polo verde di Porto Torres nessuno fa trionfalismi, ma e' pur sempre una ragione di orgoglio sapere che Eni vuole rimanere in Sardegna. E' un progetto innovativo. E' vero che si è nella fase di presentazione del piano industriale, ma ci sono dei punti fermi, i circa 700 milioni di investimenti e gli oltre 600 occupati". Cherchi non ha nascosto, però, alcune preoccupazioni: "L'Eni gioca anche delle carte quasi di ricatto. Non vi interessa a Porto Torres? Allora lo realizziamo a Ravenna. Non si pongono certo dei problemi. Ma ci sono anche delle garanzie sul fatto che non ci sarà alcuna perdita di posti di lavoro. A Porto Torres non ci sarà una chiusura istantanea, ma sarà dilazionata nel tempo" per consentire la trasformazione del sito industriale. L'esponente della Giunta Cappellacci, infine, ha fatto appello all'unità affinchè si ottengano tutte le garanzie perchè il progetto della chimica verde diventi realtà.