"Berlusconi si inginocchia a Parigi". Nel titolo d'apertura della Padania, oggi, tutta la rabbia della Lega contro il via libera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a bombardamenti mirati in Libia. Il quotidiano del Carroccio ha raccolto ieri lo sfogo del ministro delle Riforme, Umberto Bossi, descrivendolo di "umore assai più nero
del consueto".
"Siamo diventati una colonia francese", ha affermato Bossi puntando il dito contro le decisioni del presidente del Consiglio di fronte alle richieste francesi "che erano arroganti. Nicolas Sarkozy urlava: io voglio questo, io voglio quello". L'accusa del
leader del Carroccio è, spiega La Padania, "di non avere difeso minimamente le nostre posizioni, di essersi fatto travolgere dalla prepotenza d'oltralpe, ottenendo in cambio solo l'ok per Mario Draghi alla Bce".
"Berlusconi - sono le parole di Bossi - pensava che dicendo sì a tutto potesse acquisire nuovo peso internazionale. Ma è il contrario: non è bombardando dei poveracci in Libia che si conta di più. Sei forte solo quando sai dire anche no". Il ministro delle Riforme è convinto inoltre che "dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempirà di clandestini". Secondo Bossi inoltre Berlusconi "ha fatto fare la figura dei cioccolatai" ai Ministri Roberto Maroni e Giulio Tremonti prendendo una decisione che travolge il loro lavoro.
La Padania infine riferisce di un colloquio tra il leader del Carroccio e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri sera: "Il consiglio dei ministri non ha mai detto sì ai bombardamenti", è stato lo sfogo di Bossi con il capo dello Stato. Nel frattempo il direttore del quotidiano leghista, Leonardo Boriani, spiegava l'irritazione di Bossi a Tremonti che, racconta La Padania, "non poteva che rimarcare che tutta la 'sarkozata' ha già fatto sopportare alle casse dello Stato italiano oltre 700 milioni di euro".
Nella ricostruzione di Passera si elenca il lungo "cahier de doleances che i
vertici leghisti recapitano a Palazzo Chigi". Questo "tocca tutti i dossier che hanno visto contrapposti, in questi mesi, gli interessi italiani e quelli francesi - si spiega -
l'accusa, circostanziata e netta, nei confronti del Cavaliere è quella di non aver difeso minimamente le nostre posizione; si critica la "progressiva perdita delle eccellenze nazionali a favore di Parigi", citando i casi di Parmalat ed Edison ("che è di Milano", ha sentenziato Bossi). Ma ciò che ha fatto infuriare il senatur, "la goccia piu' pesante delle altre", è stato l'annuncio della partecipazione italiana ai raid in Libia. "Vicende che dividono nel merito, e con tutta evidenza, le posizioni leghiste da quelle berlusconiane - spiega Passera - ma che richiamano a loro volta anche gravi questioni di metodo, per almeno due aspetti: primo le scelte del premier non sono state né annunciate né discusse e, tantomeno, vi è stato su di esse il semaforo verde del Carroccio, che e' alleato fedele e responsabile, non certo cieco e sordo passacarte di qualsiasi stravaganza; secondo: tali scelte travolgono l'ottimismo in senso contrario di alcuni tra i migliori ministri di questo esecutivo, come Giulio Tremonti e Roberto Maroni. Insomma - concldue La Padania - un vero disastro che in Via Bellerio è stato percepito come tale, in tutta la sua evidente gravita' politica".