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Il Colle risponde alle opposizioni: valuterò gli effetti del processo breve

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima ancora della sua approvazione finale da parte del Parlamento. A chi gli chiedeva infatti cosa pensasse delle molte preoccupazioni espresse dal Csm e dalle famiglie delle vittime di Viareggio sul fatto che la legge possa fare saltare molti processi, il Capo dello Stato - a margine dell'inaugurazione della ristrutturata stazione centrale di Praga - ha detto: "valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell'approvazione definitiva in Parlamento".

"Anche oggi la maggioranza ha dimostrato coesione e compattezza. Ci sono i numeri per andare avanti e per realizzare le riforme". E' il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, ad anticipare la chiave di lettura più condivisa, nel centrodestra, dopo il voto alla Camera, ieri, sul processo breve.

Dopo il via libera di Montecitorio (314 a favore, 296 contro) il disegno di legge sul processo breve passa all'esame del Senato per la terza lettura. Per Silvio Berlusconi con questa legge l'Italia si mette finalmente al passo con il resto d'Europa sulla giustizia. Nella maggioranza, che secondo il premier ha dato prova di forte compattezza, si discute sul valore dei 314 si', un numero a favore del Governo registratosi il 14 dicembre quando l'opposizione tentò la spallata insieme ai finiani e anche di recente, quando e' stato votato alla Camera il conflitto di attribuzione per quanto riguarda le imputazioni contro Berlusconi nel caso Ruby.

il presidente del Consiglio continua a dirsi convinto che quota 330 deputati a sostegno del governo è un obiettivo a portata di mano alla Camera. Dagli ambienti della maggioranza si fa notare che i voti a proprio favore sono aumentati nel voto segreto: 316 contro i 288 dell'opposizione.

 Luciano Sardelli, capogruppo di Iniziativa responsabile, terza gamba della maggioranza, si dice convinto che altri deputati potrebbero abbandonare nei prossimi giorni Fli e Udc facendo aumentare i numeri a disposizione del governo.

Pier Luigi Bersani conferma il netto giudizio negativo del Pd: "il Governo nella coscienza degli italiani ha fatto un passo verso l'abisso. Ora sta a noi far comprendere la vergogna di questo provvedimento che dimostra l'assoluto
disprezzo verso i problemi veri del paese".

Ieri sera il finale di seduta della Camera ha avuto una coda pirotecnica. Dai banchi dell'opposizione si è levato un coro che ha ritmato "P2, P2" e il nome di Licio Gelli dopo che Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, aveva letto un brano di un libro di Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, a proposito di tangentopoli in cui l'ex Pm ricostruiva le modalità di una tangente pagata da Raul Gardini al Pci.

Cicchitto, citando Aldo Moro, aveva concluso: "Non ci faremo processare nelle piazze".

A quel punto è partito il coro 'P2, P2' al quale prontamente si è unita Rosy Bindi, vicepresidente della Camera, già contestata il giorno precedente per una interpretazione del regolamento che aveva concesso ulteriori 15 secondi di intervento ai deputati dell'opposizione dopo la fine del tempo contingentato.
Contro la Bindi è intervenuto in aula Raffaele Fitto, ministro degli affari regionali: "E' gravissimo che anziché dire le cose che legittimamente potrebbe dire dai banchi del suo gruppo le abbia dette seduta al banco della presidenza: questo conferma la sua valutazione rispetto a quel ruolo che tutto è fuorché terzietà".

La vicepresidente della Camera non si è lasciata pregare: "Avrei preferito svolgere il mio intervento a titolo personale dal mio posto di deputato ma non siamo riusciti a trovare nessun vicepresidente che potesse sostituirmi. Può anche darsi che non si debba gridare quando si siede in Parlamento ma questo avviene per fare un po' di dialettica parlamentare". Poi ha aggiunto: "Leggo su Wikipedia alla voce Cicchitto che è stato iscritto alla loggia massonica P2. Quindi ho gridato la verità!"

 Chiara Moroni, Fli, figlia di un esponente socialista suicida negli anni di tangentopoli, era intervenuta per chiedere a Cicchitto di non strumentalizzare quanto accadde nel 1992 per giustificare le scelte attuali del governo a favore di processo breve e prescrizione breve.

Dubbi sulla costituzionalità del processo breve sono stati intanto espressi da Giuseppe Cascini, segretario dell'Associazione nazionale magistrati, nel corso della trasmissione "otto e mezzo" su la7: "L'esigenza di circoscrivere l'applicazione ottenendo gli effetti sul singolo processo porta con se' un fatto grave, la violazione del principio di eguaglianza".

Su questo poggia la convinzione e la speranza di molti, nel centrosinistra: dopo il passaggio in Senato, il testo arriverà sul tavolo di Napolitano. E il presidente, confidano, non lo firmerà.

 Lui, Giorgio Napolitano è a Praga per una vista di Stato attesa da 12 anni (la cosa gli viene garbatamene ricordata dagli ospiti da casa) ma non rinuncia a lanciare un messaggio che va alla sostanza del dibattito politico italiano. Nessun riferimento diretto al disegno di legge sul processo breve, ma forte richiamo ad un rispetto sostanziale della Carta. L'occasione è fornita da un messaggio scritto in occasione della Biennale Democrazia di Torino.

"Pur in una realtà certamente molto diversa da quella del 1948, la grande attenzione posta dalla nostra Carta al bilanciamento dei poteri e alla presenza nel corpo sociale e istituzionale di formazioni intermedie costituisce un'eredità preziosa, frutto di lungimiranza politica e di capacità di riflessione sulla complessità degli equilibri sociali", scrive Napolitano. Attenzione quindi alle "insidie che la concentrazione dei poteri comporta per la vita democratica, questione già oggetto di profonda riflessione da parte del pensiero costituzionalistico in epoche storiche precedenti e ripresentatosi quindi in termini di indubbia attualità".

Sia chiaro: "Nulla potrebbe essere più lontano dall'idea di una democrazia temperata e funzionante dell'idea di un corpo sociale indistinto - in grado di esprimersi solo elettoralmente - cui corrispondano ristrette oligarchie dotate di poteri economici e sociali senza contrappesi, resi più insidiosi dagli effetti del progresso tecnologico, impensabili solo sessanta anni fa".

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