Con 12 voti di scarto la Camera ha approvato la richiesta dei capigruppo della maggioranza di sollevare conflitto di attribuzione sul caso Ruby. Hanno votato a favore PdL, Lega Nord e Responsabili; contro Svp, Api, il repubblicano Giorgio La Malfa, IdV, Pd, Fli.
"Contro di me è in atto un vero brigatismo giudiziario", avrebbe detto il premier Silvio Berlusconi, a quanto raccontano alcuni presenti, nel corso della riunione con i capigruppo della maggioranza prima delle dichiarazioni di voto alla camera, commentando la pubblicazione delle intercettazioni a suo carico contenute negli atti di accusa dei Pm nel processo Ruby. "Ve lo ripeto ancora una volta - avrebbe aggiunto Berlusconi - io non ho fatto nulla".
"Oggi è un'altra giornata di ordinaria follia perché mentre fuori il mondo brucia, preso tra guerre ed emergenze nucleari, il Parlamento italiano è qui riunito solo per occuparsi delle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio", aveva detto con veemenza, poco dopo le 15, Antonio Di Pietro, motivando il 'no' di Italia dei Valori.
"Chi oggi contribuirà a salvare il premier dai suoi processi si rendera' di fatto un complice politico. Non spetta al Parlamento oltretutto stabilire se Ruby Rubacuori sia o meno la nipote di Mubarak", ha aggiunto Di Pietro, attacando la maggioranza "asservita al padrone e invitando i cittadini "a far sentire la propria voce", anche nelle piazze.
"L'opposizione non riesce a liberarsi di un antiberlusconismo di maniera agitando un gretto moralismo che niente ha a che fare con la moralità", ha detto nell'Aula della Camera Silvano Moffa di Iniziativa responsabile. "I giudici di Milano - ha spiegato Moffa - hanno disatteso la decisione della Camera: a questo punto possiamo accettare passivamente che il nostro deliberato sia considerato nullo da altro potere dello Stato o reagire alla rottura della leale collaborazione tra i poteri".
"Non è vero che Silvio Berlusconi abbia agito nell'interesse dello Stato, quando organizzava le serate di Arcore dove c'era di tutto e di più, tranne l'interesse
dello Stato", ha detto Pier Luigi Castagnetti, presidente della Giunta per le autorizzazioni alla Camera, intervenendo a nome del Pd nel dibattito alla Camera sul
conflitto d'attribuzioni sul caso Ruby. Per questi motivi, sottolinea, "non puo' configurarsi dunque alcun conflitto di attribuzione" ma piuttosto una "violenza alle istituzioni" e "la volontà di creare un incidente per realizzare uno stato di conflitto permanente tra le istituzioni".
Il no di Fli al conflitto di attribuzione sul caso Ruby arriva "alla luce delle norme della
Costituzione che ritengono la Camera di appartenenza l'unico giudice naturale precostituito per legge" e dunque "insussistenti i presupposti per sollevare un conflitto di attribuzioni". E' Giuseppe Consolo a dichiararlo in Aula, precisando che "noi di Fli, prescindendo dalla gravità e dalla fondatezza dei reati contestati a Berlusconi e senza volere entrare nel merito, concentriamo l'attenzione sul diritto".
Dunque "mere convinzioni giuridiche" alla base della decisione di votare no e "senza voler essere coinvolti in critiche irriguardose delle istituzioni", aggiunge il deputato.
Il conflitto di attribuzione è passato nell'aula della Camera per 12 voti di differenza tra il voto di maggioranza (314) contro quello delle opposizioni (302). "I 330 - commenta il capogruppo Pd Dario Franceschini - Berlusconi se li è sognati di notte. Sono arrivati a 314 e quindi i 330 sono un miraggio del premier che come tutti i miraggi si allontana".
"Bastano". Questa la risposta del ministro per le Riforme, Umberto Bossi, ai giornalisti che a Montecitorio gli domandavano un commento sullo scarto di soli 12 voti sul conflitto di attribuzioni sul caso Ruby.
Ruby, voto sul conflitto di attribuzione In piazza Popolo Viola e Pd
È iniziato nell'aula della Camera l'esame della richiesta del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato contro i pm e il gip di Milano ritenendo competente a giudicare Silvio Berlusconi il Tribunale dei ministri sul caso Ruby. Mentre l'emiciclo comincia a riempirsi, ai banchi del governo c'è già Umberto Bossi, insieme al Guardasigilli Angelino Alfano, e poi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, il titolare dell'Istruzione, Maristella Gelmini, il ministro Stefania Prestigiacomo, il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, ed il ministro dell'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi.
Dopo il voto seguiranno i provvedimenti in calendario e all'ultimo punto resta il processo breve. In concomitanza con l'inizio dei lavori alla Camera ha preso il via il presidio organizzato da Popolo Viola e Articolo 21 contro il disegno di legge del governo sulla giustizia. Un centinaio di persone manifesta dietro le transenne ad una cinquantina di metri dall'ingresso principale di Montecitorio.
Alla spicciolata sono arrivati i deputati, mentre si è fermato a parlare con i manifestanti il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. «Prima che si passi dalla manifestazione alla rivolta vera e propria - ha detto arringando la folla -, invito i cittadini a dare seguito ad un referendum politico che metta con le spalle al muro il presidente del Consiglio e indichi, al presidente della Repubblica, la dicotomia ormai esistente tra una maggioranza numerica in parlamento e una maggioranza politica che non c'è più».
«Denunciamo ancora una volta l'abuso delle funzioni che in questo Parlamento il governo sta portando avanti - ha aggiunto l'ex pm -. I parlamentari utilizzano le loro funzioni per assicurare l'impunità a chi li ha mandati in Parlamento. Ormai nelle camere c'è chi chiede di conseguire l'impunità e chi, in cambio di una poltrona, si fa complice di questa situazione».
Processo Ruby, la maggioranza prova a giocare d'anticipo
"Inizia la maratona per salvare il Cavaliere". Con sarcasmo il titolo del Secolo sintetizza l'incalzare degli eventi, in settimana, che ancora una volta ripropone l'ormai noto intrecciarsi di cronaca parlamentare e giudiziaria: oggi alla Camera si vota sul conflitto di attribuzione, domani a Milano si apre il 'processo Ruby'.
"Non spetta alla Camera, che quindi si prende un potere che non ha, stabilire se c'è un conflitto per decidere a quale giudice può essere attribuito un processo", attacca Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell'Idv, a 'Mattino 5'. E dalle pagine dell'Unità Rosi Bindi, presidente del Pd, dice di ritenere un dovere scendere
in piazza contro il Governo, perché "la situazione è di una gravità senza precedenti nella storia repubblicana di questo Paese (...) Sono a repentaglio la democrazia e i diritti costituzionali", perché, con il voto sul conflitto di attribuzione per l'inchiesta su concussione e prostituzione, che vede coinvolto Berlusconi, "la maggioranza
ora voterà in Parlamento che Ruby è la nipote di Mubarak. Cioè attraverso un voto si arriva a stravolgere la realtà, pur di sottrarre Berlusconi ad un processo".
Sul Corriere e Repubblica, intanto, approda una nuova puntata delle intercettazioni legate al processo Ruby. Negli atti - scrive Luigi Ferrarella sul Corriere - è prassi imposta dalla legge nascondere con omissis un interlocutore parlamentare
intercettato indirettamente "sull'utenza di una persona sotto controllo". Ma "a spulciare gli atti depositati a Berlusconi dai pm ormai alcune settimane fa, si
scopre quello che li' non avrebbe dovuto restare". Ovvero, il testo sbobinato di tre telefonate indirette del premier con Nicole Minetti, Raissa Skorkina e Marysthelle
Polanco. Più un'intercettazione tra la segreteria di Palazzo Grazioli e Barbara Faggioli sulle indagini difensive di Ghedini. E il vivavoce di un bunga-bunga ad Arcore.
"I pm non le hanno mai usate nei loro vari atti, neppure a sostegno della richiesta al Parlamento (respinta) di perquisire il 14 gennaio scorso l'ufficio a Milano 2 dell'amministratore del portafoglio personale del premier, il ragioniere Giuseppe
Spinelli. Ma non essendoci stata una richiesta di autorizzazione al Parlamento, le intercettazioni neppure sarebbero dovute essere trascritte".
Più pesante nel processo potrebbe rivelarsi una serie di assegni che sarebbero stati
versati dal premier gia' nel 2009 ad alcune ragazze ospiti alle feste di Arcore. Già noti - perché documentati nelle oltre 25 mila pagine di carte per il processo - erano i presunti versamenti alle giovani effettuati tra il 2010 e l'inizio del 2011, come i 115 mila euro in piu' tranche all'ex 'meteorina' Alessandra Sorcinelli.
Nelle nuove carte raccolte dagli inquirenti c'è anche un assegno circolare da 50 mila euro finito sul conto di Silvia Trevaini, giornalista, nel 2005 finalista di Miss Muretto e due anni fa candidata alle europee per il Pdl. E poi documenti su un bonifico di 168.400 euro da parte del premier a Giuseppe Scabini, storico manager di Fininvest, su un prestito infruttifero di 360 mila euro a Giuseppe Spinelli, fiduciario di
Berlusconi, e su alcuni assegni circolari versati sui conti Mps di quest'ultimo e anche di Lele Mora. Ufficialmente Ruby è ancora solo parte lesa del reato di prostituzione minorile contestato al capo del Governo, accusato anche di concussione.
Negli ambienti giudiziari milanesi però si fa sempre più insistente la voce di una Ruby pronta a costituirsi parte civile contro Silvio Berlusconi. La decisione definitiva
però, fa sapere il suo legale, l'avvocato Paola Boccardi, verrà formalizzata in aula. In un'udienza che, molto probabilmente, si celebrerà lontano dai flash dei fotografi e dagli obiettivi delle telecamere, a cui la Procura generale nega l'accesso.
Domani Berlusconi in Tribunale "sicuramente non ci sarà", come ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. E forse nemmeno i suoi legali 'storici' Niccolo' Ghedini e Piero Longo, impegnati alla Camera. L'udienza
sarà di smistamento, utile per rinviare il processo ad altra data, probabilmente tra fine maggio e inizio giugno. Questo a meno di 'colpi di scena', come eventuali istanze della difesa per chiedere la sospensione del processo per il conflitto di attribuzione, su cui la Camera si esprime oggi.