La seduta del Consiglio regionale è cominciata sotto la presidenza della presidente Claudia Lombardo che, dopo una breve sospensione, ha dato la parola al consigliere di Sel-Comunisti-Indipendentistas, Massimo Zedda, neo eletto alla carica di sindaco del Comune di Cagliari. Zedda è intervenuto per annunciare le proprie dimissioni dalla carica di consigliere regionale, incompatibile con quella di primo cittadino di un Comune con popolazione superiore ai 15mila abitanti: “Ringrazio la presidente Lombardo, l’ufficio di presidenza e i capigruppo per avermi concesso oggi l’opportunità di rivolgermi a voi per annunciarvi la mia volontà di dimettermi dalla carica di consigliere regionale in seguito alla mia elezione alla carica di primo cittadino – ha esordito il neo sindaco – L’aspettativa sulla mia persona e sui risultati caricano me e tutto il consiglio comunale di tante responsabilità.
A Cagliari come in ogni altro comune dell’isola c'è grande attesa sulle risposte alle necessità dei cittadini, in primis l’occupazione – ha proseguito Zedda – ed è proprio per quelle generazioni e per tutti quelli che hanno partecipato alle ultime elezioni, sostenendomi con forza, devo dare un esempio non mantenendo entrambe le cariche per il tempo che comunque mi sarebbe consentito per legge”. Zedda ha anche auspicato che tra il Comune di Cagliari e il Consiglio regionale vi sia una grande collaborazione sulle questioni che interessano la città e tutta l’sola: “Io sarò a disposizione di tutti voi” ha affermato rivolgendosi a tutti i colleghi. “Rngrazio tutti voi – ha concluso Zedda - per l’esperienza di cui ho fatto tesoro e maturata in quest’Aula grazie ai miei colleghi dell’opposizione ma anche della maggioranza”. Zedda, ringraziando caldamente la presidente Lombardo, ha poi fatto a tutti gli auguri di buon lavoro.
La presidente Claudia Lombardo, dopo aver rivolto al nuovo sindaco gli auguri propri e di tutto il Consiglio, ha convocato la Giunta per le elezioni perché prendesse atto delle dimissioni e nominasse il nuovo consigliere regionale che prenderà il posto di Massimo Zedda e ha sospeso la seduta per dieci minuti.
Alla ripresa dei lavori la presidente ha letto la lettera della Giunta per le elezioni che ha individuato in Giorgio Cugusi, primo dei non eletti con 863 voti nella lista La Sinistra per la Sardegna nella circoscrizione provinciale di Cagliari nella consultazione del 2009, il consigliere subentrante e lo ha invitato ad entrare in Aula per prestare giuramento.
La seduta è poi proseguita con il punto all’ordine del giorno, l’esame del Dl 222, Collegato alla Manovra finanziaria 2011-2013. La presidente ha aperto la discussione generale sull’articolo 27 bis e sui relativi emendamenti che recano disposizioni in materia di personale iscritto all’ordine dei giornalisti.
Il primo a prendere la parola è stato il capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas Luciano Uras che ha voluto spiegare la natura e la necessità del testo, licenziato all’unanimità dalla Terza commissione, che deriva da un’anomalia interpretativa e applicativa che ha determinato un danno ai lavoratori interessati. Oggetto dell’articolo il trattamento spettante ai giornalisti dipendenti della Regione per il cui trattamento, secondo Uras, si è data un’interpretazione “fuorviante che ha determinato il licenziamento dei lavoratori e la loro riassunzione, con una procedura priva di una causa e dei relativi provvedimenti”. “Questa situazione ha determinato la perdita della previdenza integrativa e dei benefici di trattamento, bipassando la verifica del requisito di pluridecennale attività di servizio svolta – ha proseguito Uras - Si sarebbe potuto risolvere il problema in via giudiziale, magari sperperando soldi pubblici, ma si è preferito superare quel disguido introducendo una norma interpretativa”.
Prima di proseguire i lavori, la presidente Lombardo ha sospeso la seduta per dieci minuti su richiesta dell’on. Mario Bruno (capogruppo del Pd). Alla ripresa dei lavori, alle 11.20, ha preso la parola Gianpaolo Diana (Pd): “Vorrei dire che una delle ragioni, non la sola, di questa norma è quella di riparare a un torto grave dell’Amministrazione regionale, ovvero del direttore generale dell’assessorato degli Affari generali e personale, nei confronti di alcuni lavoratori. L’amministrazione è stata costretta a reintegrare nella loro posizione questi dipendenti, dopo le sentenze di due gradi di giudizio, arbitrariamente licenziati dal direttore generale e riassunti nello stesso momento in posizione differente”. Per l’on. Diana non è più tollerabile il comportamento del dirigente: “Noi non possiamo permettere che gli errori reiterati vengano pagati dall’Amministrazione regionale. Le responsabilità e i costi derivanti da quelle decisioni devono essere fatti pagare a quel direttore generale, non all’Amministrazione. Chiedo a nome del Pd – ha concluso – che quel direttore generale venga rimosso”.
Critico Gian Valerio Sanna ( Pd) che ha ricordato come tutti gli emendamenti e articoli riguardanti il personale siano stati rimandati al DL 71 del 2009: “Non sono d’accordo nel ritenere questa una priorità rispetto ad altre. Non sono in grado di affermare che quello che è rimasto sia più importante di quello che è stato tolto”. Sanna ha poi proseguito suggerendo l’eliminazione dei punti b), c) del primo comma: “Spesso questa Regione non è abituata a dare un nome a chi ha responsabilità e tende a nasconderle dietro le norme. Alla lettera a) infatti si cerca di far intendere che era difficile da parte del direttore generale interpretare la norma. Non è così. Così stiamo coprendo le responsabilità. Il direttore generale deve essere posto sotto processo disciplinare. Tra l’altro anche il punto b) deve essere eliminato perché la materia contrattuale non si può determinare con una legge. Diamo tempo – ha concluso Sanna – alla maggioranza e alla Giunta di trovare una via d’uscita onorevole”.
La presidente Claudia Lombardo, in riferimento alle parole di Gian Valerio Sanna, ha concordato sul fatto che esistessero delle incongruenze. Precisando però che il suo ruolo, in questa circostanza, è di fare da “garante” dei testi esitati dalla commissione dove i capigruppo sono “i protagonisti”.
Renato Soru (Pd) ha sottolineato che anche la presidente Lombardo ha definito “incongruo parlare di disposizioni del personale mentre questi eventuali emendamenti sono stati sottratti alla disponibilità dell’Aula, ma previsti perché deciso dalla commissione”. Secondo Soru il tema del precariato è “estremamente scivoloso” e a “parlare di interessi specifici” in una Sardegna stravolta dalla mancanza di lavoro si finisce con il rendere difficile il compito dei consiglieri. L’indicazione che arriva dall’ex governatore è quella di dedicare la discussione all’interesse generale e permettere all’Assemblea legislativa di operare secondo dovere. Ha quindi precisato che se i licenziamenti sono stati illegittimi non vi è alcuna necessità di una norma specifica per far rispettare “la legge del giudice”. “Sta all’amministrazione regionale e alla giunta fare in modo che accada”. Bisognerebbe invece aspirare, secondo Soru, a occuparsi di “temi alti” come la legge statuaria la cui promulgazione è stata ritenuta incostituzionale. “Avevamo dato la nostra disponibilità a partecipare costruttivamente per il superamento della legge 1, che risale a 34 anni fa”.
La parola è quindi passata alla Giunta. L’assessore degli Affari regionali e del personale, Mario Floris, ha parlato di “supponenza” e “autosufficienza” nelle accuse rivolte alla Regione da alcuni consiglieri, lamentando l’assenza di “un dibattito serio” su come vada rivisto il rapporto tra potere politico e classe amministrativa. Floris si è detto contrario ad affrontare la questione rimandandola al dl 71/2009. “ Ogni mio parere su quel dl sarà contrario perché è una legge presentata due anni fa che non porta a nulla”. Ha quindi ricordato che nel 2009 la Regione ha riconosciuto il ruolo dei dipendenti dell’ufficio stampa. “Le legge prevedeva per gli iscritti all’ordine il contratto giornalistico, mentre per gli altri un trattamento economico vicino a quello dei giornalisti. Noi – ha chiarito - non abbiamo legittimato, con nessuna interpretazione, come dovesse avvenire il passaggio tra i giornalisti iscritti all’ordine e quelli che non lo erano ma lavoravano all’ufficio stampa. E siamo per trovare, insieme al Consiglio, un’altra norma se non va bene quella adottata”.
Il Presidente della commissione bilancio On. Paolo Maninchedda (Psd’Az) comunica il suo parere sugli emendamenti presentati e dichiarati ammissibili. Sul n° 154 ( obbligo per l’amministrazione regionale che le società affidatarie di servizi nel campo nella comunicazione producano idonea certificazione sulle retribuzione dei propri dipendenti ed i contributi previdenziali) invita al ritiro, così come sul n° 277 (possibilità di concedere contributi de minimis e comunque non superiori a 30.000 euro per la costituzione di società e cooperative editoriali con sede in Sardegna), aggiungendo il parere contrario.
La Presidente Lombardo mette in votazione l’articolo 27 bis.
Luciano Uras (Sel-Comunisti-Indipendentistas) annuncia il voto favorevole del suo gruppo, dichiarando “che ha ragione l’On. Floris, perché nel testo di legge c’erano solo indicazioni sintetiche, e serviva quindi un particolare lavoro interpretativo”. Dopo aver citato il caso anomalo di un dipendente che si è visto depennato dal fondo di previdenza integrativa, l’On. Uras ha concluso affermando che, come dimostra questa vicenda “chi ha governato ha prodotto e lasciato confusione, da almeno 15 anni”.
Giampaolo Diana (Pd) chiede 5 minuti di sospensione.
Alla ripresa dei lavori, Attilio Dedoni (Riformatori sardi) definisce il 27 bis “un articolo che richiama tutti, maggioranza e opposizione, al rispetto dell’ordine dei lavori”. Riprendendo le dichiarazioni di Renato Soru ha polemizzato con la sua attenzione legge Statutaria ritenendola “fuorviante; la Sardegna ha bisogno semmai di un nuovo Statuto, coerente con la storia della Sardegna e proiettato nel futuro”.
Per il Pd, Giampaolo Diana annuncia l’astensione, esprimendo dissenso rispetto alle dichiarazioni dell’Assessore Floris, “che di fatto ha avvalorato il comportamento del direttore generale”. Rivolgendosi al Presidente Cappellacci, rileva “che è impossibile che dopo la condanna in due gradi di giudizio, la regione non avverta la necessità di prendere provvedimenti, quanto meno a livello di censura. Sarebbe una legittimazione mascherata di comportamenti inammissibili”.
Mario Bruno, capogruppo del Pd, ribadisce l’astensione del gruppo, osservando che “l’articolo non doveva trovare spazio in una legge, bastava applicare le sentenze della magistratura. Come fa Floris a dire che il disegno di legge n° 71 non gli appartiene? Si tratta di un provvedimento all’ordine del giorno del consiglio. La verità è che giunta e maggioranza stanno navigando a vista obbligando a questa scelta sbagliata anche l’assemblea”. Rivendica l’attenzione del Pd in materia di riforme con proposte costruttive e qualificanti. Occorre, ha concluso, recuperare gravi ritardi e “lasciarsi alle spalle questo pessimo collegato al più presto possibile.”
La Presidente Lombardo dichiara aperta la votazione sull’articolo 27 bis
Per dichiarazione di voto, Gianvalerio Sanna (Pd) evidenzia una situazione dal significato ben più ampio di quello dell’articolo: “la giunta scarica sul consiglio la sua inefficienza e la sua incapacità di gestire l’apparato amministrativo. Dobbiamo fare una legge perchè dirigenti della regione non hanno la cultura del risultato ma del compitino? Devono assumersi responsabilità e correre qualche rischio. Non saremo più disponibili ad operazioni del genere”.
Al termine di quest’ultimo intervento, la Presidente Lombardo mette in votazione l’articolo, con il seguente esito: favorevoli 29, astenuti 18. Il consiglio approva.
La presidente ha poi aperto la discussione sull’emendamento 227 all’articolo 27 bis, presentato dai consiglieri di Sel-Comunisti-Indipendentistas, Luciano Uras e Carlo Sechi. Il testo propone la concessione di un contributo non superiore a 30mila euro annui per un biennio per la costituzione di società o cooperative editoriali di giornalisti, con sede in Sardegna, per la realizzazione e produzione di testate giornalistiche. Nell’illustrare l’emendamento, il capogruppo Luciano Uras ha spiegato come in questo periodo storico non ci siano lavoratori meno tutelati di quelli dell’informazione. “Le tariffe sono bassissime, i mezzi a disposizione sono i propri. Gli organi di informazione e l’editoria nel suo complesso utilizzano qualità intellettuali significative, formatesi nelle università, con master e dottorati di ricerca ma sottopagati. Con questo emendamento chiediamo che questi lavoratori precari abbiano la possibilità di mettersi insieme e di far partire iniziative proprie, produrre impresa, organizzare lavoro attraverso un sostegno finanziario dell’amministrazione regionale”. E’ intervenuto poi il relatore di maggioranza Paolo Maninchedda che ha proposto di trasferire questo emendamento e il 254 all’articolo 27 quinquies che tratta delle politiche a favore dei giornalisti disoccupati.
Dopo aver accordato lo spostamento, con il favore dell’Aula, e aver salutato gli studenti di Arborea che parteciperanno in rappresentanza della Sardegna alla Giornata della scuola, la presidente Claudia Lombardo ha poi aperto la discussione sull’articolo 27 ter che riguarda modifiche, integrazioni e interpretazione della legge 3 del 2009 sul precariato.
A prendere per primo la parola il consigliere del Pd Gian Valerio Sanna che dopo aver ripreso il tema del Dl 71 “su cui si sono scaricati tutti gli emendamenti relativi al personale”, ha voluto rimarcare che l’emendamento in esame è “un’ennesima norma interpretativa che in più è stata già dichiarata impraticabile, essendosi già pronunciata l’autorità giudiziaria”. Si tratta, secondo Sanna, di una sanatoria per la quale “si sta inventando un corso-concorso per sanare una condizione illegittima”.
Voto favorevole agli articoli 27 ter e 27 quater è stato annunciato Pierpaolo Vargiu (capogruppo Riformatori sardi – liberaldemocratici). “Questi due articoli non ritengo siano il manifesto della maggioranza che governa il Consiglio regionale, sicuramente non sono il nostro, quello dei Riformatori. Li votiamo subendo quanto è stato stabilito in maggioranza, ma non rappresentano la filosofia dei Riformatori. Noi siamo per i concorsi. Per risolvere il problema del precariato è solo lo sviluppo economico, la produzione di nuovo reddito: bisogna far crescere il Pil in Sardegna. Questo credo che sia un tema fondamentale, anche la minoranza dovrebbe incalzare la maggioranza ogni giorno su questo argomento”. Poi rispondendo alle critiche continue mosse alla maggioranza dall’opposizione, Vargiu ha affermato che il centrosinistra è favorevole “solo all’immobilismo”, sottolineando che alle critiche non seguono proposte.
Secondo Marco Meloni (Pd) l’approvazione di questa norma esporrebbe l’Assemblea legislativa al “ridicolo”. Si tratta infatti – ha spiegato – di una legge già approvata nel 2009 dal Consiglio regionale e rinviata dal Governo nazionale. “Se anche volessimo stabilizzare tutti i precari a discapito di chi è rimasto fuori c’è la Corte Costituzionale che ce lo vieta: si entra con un concorso, e noi continuiamo a dire che basta una selezione di natura concorsuale, prendendoli in giro”. Meloni ha proposto di trovare un “percorso ragionevole e costituzionalmente legittimo” per aiutare i precari. E ha infine sollecitato la presidenza ad operare da filtro rispetto alla presentazione di norme identiche ad altre divenute oggetto della Corte Costituzionale.
Giulio Steri (Udc-Fli) ha spiegato che la scelta di rimandare al dl 71 le leggi in tema di personale era stata concordata con l’opposizione, di cui si era anche accolta la richiesta di discutere nel Collegato alla manovra finanziaria, in via eccezionale, alcuni emendamenti sul tema, come la norma in oggetto. In quanto al problema del precariato, secondo Steri occorre sforzarsi per creare nuove occasioni di lavoro, evitando di esasperare e alimentare una contrapposizione tra “precari e chi cerca di accedere al mondo del lavoro”. Prima però vanno regolarizzate le posizione di quei lavoratori precari che sussistono da oltre dieci anni. In merito al giudizio dell’assessore Floris sul dl 71, ha chiarito che si tratta di “un’opinione personale” non condivisa dalla maggioranza.
“E’ una battaglia lunga, quasi infinita”, dice l’On. Uras (Sel-Comunisti-Indipendentistas), ricordando, ad esempio, le persone che stanno in tenda davanti al comune di Cagliari: “hanno più di 50 anni e come reddito solo qualche cantiere di lavoro dell’amministrazione comunale, a prescindere dal colore politico. Lo fanno da anni. Ci sono anche nei ministeri, nelle università, negli ospedali, in alcuni casi da vent’anni per svolgere attività obbligatorie, lavorando anche gratis. Cosa facciamo di questa gente? E’ colpa nostra o di chi ha governato e governa? I precari li hanno creati tutti, anche governi di schieramento avanzato”. E’gente normale alla quale non possiamo dire di “arrangiarsi” o continuare nell’immobilismo “per far defluire in qualche modo la pressione sociale”. Le soluzioni molto spesso non sono le migliori ma certo non hanno brillato per il loro impegno “quelli che vogliono sempre fare la lezione agli altri. Ce ne dobbiamo preoccupare e dovrebbero farlo tutti, coerentemente”.
Giampaolo Diana (Pd), pensa di essere “fra quelli che cerca di rappresentare anche quelli che non riescono a masticare per mancanza di denti”. A Vargiu, con stima, dice però che “in Sardegna servono più politiche di sviluppo, che semmai devono essere seguite ed accompagnate da quelle del lavoro”. Quando se ne può parlare? In molte occasioni veniamo rimproverati di essere fuori tema rispetto a finanziaria e collegato. Allora, rivolto a tutti i capigruppo, formula la proposta di “una sessione straordinaria del consiglio con mettiamo all’ordine del giorno i temi dello sviluppo economico della Sardegna: insularità, infrastrutture materiali, servizi alle imprese, fiscalità di vantaggio, zone franche, zone industriali che non funzionano”. Ricollegandosi alla vertenza – entrate, suggerisce poi di destinarne una parte al “recupero il deficit infrastrutturale perché abbiamo un gap di circa il 60% rispetto al territorio nazionale”. Su precariato, parrebbe che nessuno sia contrario ma ricorda che nella passata legislatura la legge 2/2007, per la prima volta, è stato affrontato il problema con un piano pluriennale. E’ andato bene nel 2008 va bene ma dal 2009 si è fermato. La norma che stiamo per votare, si chiesto, “ci consente una soluzione o è pasticciata? Chiedo formalmente un parere dell’ufficio legislativo”. (A.F.)
La parola poi al consigliere dei Riformatori sardi-Liberaldemocratici, Attilio Dedoni che ha posto l’accento sulla necessità di mettere mano al sistema del pubblico impiego, pur tenendo in considerazione le situazioni in atto da sanare. Dedoni ha ricordato in premessa la difficile situazione dell’occupazione nell’isola e non solo e la necessità di trovare delle soluzioni condivise. “Non si può entrare nel tema del pubblico impiego se non con opportune azioni di selezione – ha affermato Dedoni - Vivo anch’io le difficoltà del momento, i problemi che i giovani e le famiglie hanno con il sistema, ma quando si vuole ripartire con un nuovo sistema per avere posizioni chiare, devono esserci relazioni sindacali diverse da quelle finora conosciute”.
E’ stato poi il turno dell’ex presidente della Regione Renato Soru, Pd, che ha sottolineato la portata di una discussione come quella di questa mattina: “Qual è il tipo di lavoro che vogliamo e cosa riteniamo che la politica possa fare per dare lavoro a chi non ce l’ha”. “Abbiamo responsabilità verso i giovani e non possiamo consumare noi oggi quello che non ci appartiene – ha proseguito il consigliere dei Democratici - Io credo che le politiche del lavoro siano prima di tutto politiche di sviluppo”. Ricordando quanto avviato nella scorsa legislatura, Soru si è soffermato sulle questioni specifiche della norma dell’articolo 27 ter: “Nel 2007 ci fu la stabilizzazione dei precari, quella norma riguardava la sanatoria di coloro i quali, avendo lavorato per 36 mesi negli ultimi 5 anni, avevano diritto al contratto. Ora qui stiamo parlando di una norma già bocciata che riguarda 30 mesi negli ultimi 10 anni e stiamo commettendo un’ingiustizia”. Soru si è soffermato sul diritto di tutti a concorrere a un impiego nella pubblica amministrazione: “Parlo a nome di chi non si è ancora diplomato o laureato e che deve poter avere il diritto di accede a un posto di lavoro nella pubblica amministrazione. Ho l’aspirazione che la politica riesca a risolvere problemi generali. Questa norma risolve il problema per qualcuno ma a danni di tutti”.
Nel suo intervento Paolo Maninchedda (Psd’Az) ha domandato se le forze politiche sarde avessero deciso di misurarsi sulle soluzioni o di continuare invece il confronto solo sulle posizioni. “Sta maturando l’idea in Consiglio che su grandi problemi come quello del lavoro, della giustizia sociale e della pubblica amministrazione decidiamo di fare quello che da 50 anni in Sardegna i partiti non fanno? È maturato questo tempo? Allora, facciamolo. Altrimenti di cosa parliamo?”. Secondo Maninchedda esiste un solo modo utile per proseguire la discussione in Aula, ed è quello di portare avanti una modifica strutturale del sistema politico e dopo andare ad elezioni. Il rischio rappresentato da un dibattito politico troppo ampio rispetto alla portata è quello infatti di perdere lucidità su temi cruciali per il futuro della nostra Isola. Red