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Riforma del Fisco: tre sole aliquote Irpef e innalzamento dell’Iva dell’1%

 Tre aliquote Irpef - al 20, 30 e 40% - e innalzamento dell'Iva di un punto per le aliquote più alte (10 e 20%): sono queste alcune delle grandi novità contenute nella bozza di riforma fiscale allo studio del governo, secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore. Sarebbe contemplato anche l'aumento dell'imposta sulle rendite finanziarie già dal 2012 con l'introduzione di un'aliquota unica al 20% per finanziare la riduzione delle tasse, mentre dalla riduzione della selva di bonus e agevolazioni fiscali il governo punta a incassare fino a 16 miliardi.

Nel documento di riforma - appena tre paginette - viene anche prevista l'abolizione dell'Irapp, l'imposta regionale sulle attività produttive, a partire dal 2014 e la soppressione dell'Ice, l'Istituto per il commercio estero. Per quanto riguarda l'Irap, si tratta di un'imposta che vale quasi 40 miliardi di euro l'anno. Il provvedimento si dovrebbe inserire inoltre nelle novità relative all'attuazione del federalismo. È di fatto una novità anche l'innalzamento delle aliquote Iva, dopo le assicurazioni di non aumento dell'imposta che erano state date dal ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, all'assemblea di Confcommercio. Sarebbe una conferma delle indiscrezioni, invece, la riduzione delle aliquote Irpef dalle attuali cinque a tre con un livello del 20%, 30%, 40%. In questo caso pesa, nel futuro decreto delegato di attuazione, il livello degli scaglioni che verranno affiancati a ciascuna delle tre nuove aliquote.

Per riassumere, dalle attuali cinque aliquote Irpef si dovrebbe arrivare a tre (20%, 30% e 40%), mentre le imposte dovrebbero essere ridotte a cinque (Irpef, Iva, Ires, Irap e Imu). L'esatta definizione di scaglioni e aliquote sarà messa a punto in funzione delle risorse disponibili.

Gli attuali 476 bonus che costano allo Stato oltre 161 miliardi saranno classificati in base a 11 criteri e la priorità verrà data alle voci lavoro, famiglie e giovani. Nella migliore delle ipotesi lo Stato incasserà 16 miliardi di euro.

L'aumento dell'Iva resta tra le ipotesi di copertura per finanziare il taglio dell'Irpef. La soluzione potrebbe essere l'innalzamento all'11% dell'aliquota agevolata del 10% e al 21% di quella ordinaria del 20% oppure si ipotizza di portare al 6% l'aliquota del 4%. Ma non è escluso che si possa decidere di aumentare soltanto l'aliquota più alta.

Dovrebbe essere introdotta dal 2012 un'aliquota unica per le rendite finanziarie, probabilmente al 20% con l'esclusione dei titoli di Stato. Il regime attuale prevede il prelievo del 12,5% su obbligazioni, titoli di Stato e guadagni di borsa, mentre sui depositi postali si applica il 27%

Dalla razionalizzazione di bonus e assegni, sul tavolo dei gruppi di lavoro sulla riforma fiscale, potrebbero essere tolti alcuni benefici per rafforzare l'assegno per i figli.

Il piano disegnato dal ministro Tremonti è stato definito «interessante» dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. La leader degli industriali ha anche detto che per dare un giudizio di merito «bisognerà entrare nei dettagli e vedere dove si taglia»: «Ci sono cose interessanti come le tre aliquote Irpef e l'eliminazione graduale dell'Irap - ha spiegato la Marcegaglia - è un menù ampio, poi bisognerà entrare nei dettagli e vedere dove si taglia. Comunque è un piano di lavoro interessante». Sulla necessità della riforma fiscale si è espresso invece Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio di Milano, a margine dell'assemblea generale dell'Associazione: «La riforma fiscale, incrociandosi con il federalismo fiscale, deve raggiungere due obiettivi - ha detto Sangalli - La semplificazione burocratica e la riduzione delle tasse». Preoccupata invece per il ventilato aumento delle aliquote Iva è invece Federdistribuzione, l'associazione che raggruppa le principali aziende della grande distribuzione: «Voglio ricordare - ha detto il presidente, Giovani Cobolli Gigli - che una manovra sull'Iva come quella prospettata indurrebbe una maggiore spesa per le famiglie italiane di circa 6 miliardi, coinvolgendo prodotti fondamentali ed essenziali nella spesa abituale, come carni, salumi, zucchero (aliquota al 10%) e abbigliamento bambini, prodotti per la casa e la cura della persona (aliquota al 20%)».