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Nella notte di Santoro Benigni infiamma la folla

La lunghissima notte bolognese di Santoro è stata fantastica. Una enorme folla attorniava il palco. Gli enormi spazi circostanti pieni all'inverosimile e li, dall'alto di questo palco vi era il trionfo della gente libera e non dei "servi liberi" (perché quando si è servi non si è mai liberi), e, quindi, la serata in diretta on line, è iniziata ieri verso le 21, con l'annuncio del «vento che è cambiato», un vento che fischia (ai nomi di Berlusconi e Brunetta) e urla (quando si parla di scuola pubblica e di legalità).

Con le parole d'ordine che hanno accompagnato le campagne elettorali, prima, e le vittorie, poi, del centrosinistra tra amministrative e referendum. Con Serena Dandini che elogia questa «Woodstock» anti-Cav e ironizza sul «covo di comunisti»: «Fuori parcheggiati ci sono i cavalli dei cosacchi». Galvanizza il pubblico: «C'è un nuovo vento». Applausi. Il popolo di Santoro (migliaia, una distesa che circonda il palco) bersaglia sempre Berlusconi, naturalmente, ma questa volta celebra anche sé stesso. La conduttrice ha una maglietta con su scritto «Rai Pride». E dice: «Sono venuta qui con una missione speciale: Michele, ti devo riportare in Rai, ho anche un euro che ho prestato a Garimberti». Ma Santoro non si vedrà per gran parte della serata, sporadicamente si sente la sua voce, finché non spunta sul palco quando mancano dieci minuti alle 11, presenta Benigni e poi scompare di nuovo dietro le quinte. Riappare nel finale, in tuta blu e si rivolge a Berlusconi, «da operaio a presidente operaio»: «Lei ha fatto di tutto per licenziarmi». «Il paese non cresce - continua -. Perché non siamo incazzati, non scendiamo in piazza? Perché in televisione il lavoro non c'è. Io, da operaio a operaio, voto perché Santoro rimanga in Rai». Le mani del pubblico scalpitano: «Bersani, che mi sei simpatico, falle contare queste mani».

È arrivato anche Roberto Benigni, la sorpresa della serata. Un nome che circolava già prima del suo arrivo: diversi, tra il pubblico, giuravano di averlo visto. L'enigma «ospite segreto», annunciato da Santoro, ha infatti tenuto banco tra gli spettatori già dalle sette. Prima il nome era quello di Adriano Celentano, che, già tra i maggiori «indiziati», era sulla bocca di tutti. «Stai facendo un uso criminoso della Fiom. E di villa Angeletti» attacca Benigni, ironizzando sull'omonimia tra il parco bolognese e il segretario della Uil. «Siete l'Italia migliore - continua -. Il lavoro è una cosa sacra e chi lo attacca compie un sacrilegio».

A riportare sul palco il tema del lavoro ci pensa Vauro, che prende in prestito l'ombrello classico delle vignette di Altan: destinazione Marchionne. Applausi, ancora. Sono fischi invece per il ministro Brunetta e per il video, mandato in onda, della scena della «peggiore Italia». Parla Maurizia Russo Spena, la ragazza a cui il ministro non ha voluto rispondere. Poi gli insegnanti della scuola pubblica e i ricercatori e docenti dell'Università, quelli precari: «Siamo indignati, siamo incazzati». E che il vento sia cambiato lo si vede nello sketch mandato in onda, protagonista il mafioso di Corrado Guzzanti, che «risponde» a Silvio: «Niente trattativa, non conti più una minchia. È dal 1994 che volevo dirtelo, la fase storica è finita». Farà discutere la partecipazione di Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo (che indaga proprio sulla trattativa Stato-Mafia).

In attento silenzio, interrotto solo da applausi e risate, il discorso di Marco Travaglio, che non ha risparmiato nessuno: Guido Bertolaso, Claudio Scajola, Mauro Masi, per poi concludere sul caso Ruby. Le vignette di Vauro, con copricapo dantesco d'alloro, mostrano un governo all'inferno, tra bunga-bunga e calci nel sedere. E anche la musica dei Subsonica è a tema del vento che ha fatto il suo giro: «Liberi tutti», intonano dal palco. «È il momento di ascoltare la voce del padrone», annuncia Serena Dandini. E appare Maurizio Crozza, in video, che interpreta Marchionne: «Siamo al 118° posto per produttività industriale - dice il comico, con accento marcatamente anglofono -, primo posto per scherzi della Fiom». Poi canta: «Sono il dritto di Detroit col maglioncin». «Replica» il segretario dei metalmeccanici Cgil, Maurizio Landini: «La Fiom non ha fatto uno scherzo, ha fatto una causa alla Fiat». E ha ribadito: «I referendum hanno dimostrato cosa significa il voto libero. Quello in fabbrica è stato un voto sotto ricatto». Daniele Silvestri fa una cover di Giorgio Gaber: «Io non mi sento italiano». Spazio anche per la giornalista Elisa Anzaldo, che ha lasciato la conduzione del Tg1 per protesta contro Augusto Minzolini. Il direttore del notiziario della Prima rete, subito dopo, è «entrato in scena» nell'imitazione di Max Paiella. Conclude Tersea De Sio che canta «Todo cambia».

C'è anche Milena Gabanelli. La conduttrice di Report commenta, a margine dell'evento, sul futuro della trasmissione: «La proposta che mi ha fatto la Rai è irricevibile, perché non tutela né me né i miei collaboratori», spiega, riferendosi all'aspetto legale, tema delicato per i servizi d'inchiesta del team di giornalisti.

«Una volta ad una festa del premier mi sono anche vestita da uomo con la maschera di Obama, così per giocare». Lo ha detto Iris Berardi, una delle ragazze coinvolte nello scandalo Ruby, nel corso di un'intervista andata in onda durante la serata: «Ad Arcore c'era anche il bunga bunga theatre e la bunga bunga spa. Dicevamo "stasera facciamo bunga bunga" ma non era una cosa sessuale. Anche io mi fermavo a dormire la notte ad Arcore ma noi andavamo a dormire. Se poi qualcuno andava in camera di Berlusconi io non lo so». «Berlusconi? Lavora dalla mattina alla sera e si circonda di ragazze. Che altro dovrebbe fare? - ha concluso la giovane, fra i fischi del pubblico che stava seguendo l'intervista sul maxi schermo -. Mia madre sa tutto e non dice niente, tutti i genitori sarebbero contenti di vedere i propri figli fare quello che ho fatto io».

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