L’anno scorso ha vinto il premio per il miglior documentario con “Anna Politkovskaja, sinfonia per voce sola”. Quest’anno, Ferdinando Maddaloni è tornato al Sardinia Film Festival come scrittore per presentare il suo primo libro-dvd “Cinema e recitazione. Dalla chiassosa arte del silenzio all’improvvisazione televisiva”. Si è aperta con una “lezione” fuori dagli schemi la penultima giornata del Sardinia Film Festival, ieri mattina, venerdì 1 luglio, nell’Aula Verde del Quadrilatero. Maddaloni, che oltre a scrivere fa il regista, l’attore e il preparatore d’attori, ha fatto i complimenti ai selezionatori del Festival per «l’ottima qualità dei corti in concorso». Poi, con l’aiuto di spezzoni di film e immagini di repertorio, ha guidato il pubblico attraverso un secolo di recitazione cinematografica e televisiva: dagli attori “inconsapevoli” ripresi per strada dai fratelli Lumiere alla “naturalezza ricostruita” delle fiction tv.
Dalla camera fissa all’invenzione dei piani di ripresa di David Wark Griffith, che ha liberato gli interpreti dalla mimica esasperata. Senza dimenticare un “attore” sui generis come Mussolini, che al cinema doveva molto e nelle sue arringhe al popolo italiano miscelava «pose teatrali, sapiente combinazione di primi piani e campi lunghi, e una straordinaria naturalezza». Maddaloni ha parlato del suo lavoro come preparatore d’attori per “La squadra”:«questo genere di fiction viene generalmente definito lungo-seriale a basso costo, perché l’arte deve viaggiare insieme con l’orologio. La produzione artistica concede pochissimo tempo per girare ciascun episodio, e i registi che sforano vengono tagliati fuori». Al preparatore spetta il compito di risolvere tutti i problemi che sorgono durante le riprese: dagli infortuni fisici degli attori e «in questo caso –ha spiegato- bisogna avvisare tempestivamente la produzione, che cambia in corsa il plot, magari con una telefonata risolutiva in cui si annuncia la morte improvvisa di un personaggio» a quelli psicologici. «Mi è capitato anche di fare il “ruffiano” –ha detto ridendo- una volta che lavoravo con due fidanzati. All’inizio sono stati bravissimi, poi hanno iniziato a litigare tra di loro e le battute non venivano più bene. Così ho fatto di tutto per convincerli a tornare insieme».
Ricca di ospiti anche la serata di venerdì. Al Festival sono arrivati Gian Marco Tognazzi e il regista Francesco Prisco, per la proiezione del corto “La colpa”, e Cosimo Cinieri, protagonista insieme a Piera Degli Esposti di “L'altra metà” (in visione martedì scorso). «Mi sento un sardo d’adozione e se non mi adottate voi sardi mi adotto da solo» ha esordito Tognazzi in conferenza stampa. E ha precisato: «Ho una moglie e una figlia orgogliosamente sarde. Io mi trasferirei qui subito, anzi non è detto che non lo faccia per un periodo». Tognazzi e il giovane regista Francesco Prisco formano una “coppia” professionale recente ma molto affiatata. «Con “Fuori uso”, il primo corto che Francesco mi ha proposto–ha raccontato l’attore romano- ho vinto il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista di cortometraggio. Il nostro rapporto di lavoro è iniziato con una mail che Francesco mi ha inviato. Esordiva più o meno così: “ti scrivo, ma so già che non mi risponderai mai…” e proseguiva dicendomi che aveva prodotto un corto spendendo solo 40 euro. All’inizio mi sono spaventato –ha detto ridendo- mi sembrava una cosa un po’ folle. Invece, poi, quando ho visto il suo lavoro ho provato un grande rispetto per la sua fantasia, il suo talento, la sua forza di volontà, e tra di noi si è instaurato un bellissimo rapporto umano prima ancora che professionale». Tanto è vero che nei progetti per il futuro c’è anche un lungometraggio, ha ammesso Tognazzi, sempre che si riesca a reperire i fondi necessari. Ai giornalisti che gli chiedevano se, a suo parere, i corti siano un buon trampolino per i giovani, Tognazzi ha risposto: «Sono sicuramente un ottimo modo per far conoscere nuovi talenti. Peccato però che nel cinema di questi anni manchino i mezzi per andare avanti. Oggi ci limitiamo a fare film, una volta, invece, in Italia il cinema era una vera e propria industria. Il problema è che dalla fine degli anni Settanta mancano leggi adeguate». Diversa la situazione negli altri Paesi, soprattutto quelli del Nord Europa, dove «i cortometraggi hanno molto più mercato, e ai registi che esordiscono con questo genere si offrono buone possibilità di andare avanti con film più complessi».
«Mi piace mettermi a disposizione dei giovani –ha raccontato Cosimo Cinieri al pubblico della sera- Non come un maestro, però, ma in un rapporto alla pari». Cinieri, grande interprete di cinema e di teatro, è il protagonista del cortometraggio “L’altra metà”, realizzato dal giovane regista pugliese Pippo Mezzapesa, in concorso al Sardinia Film Festival. Con trasporto e grande calore umano, Cinieri ha parlato del suo amore per «il cinema, il teatro e la poesia. Tutti e tre sono mezzi meravigliosi che ci riportano all’infanzia, l’unico momento autentico della vita».
Tra i cortometraggi proiettati ieri sera, va segnalato “Le regine di Austis”, sulla preparazione del pane tradizionale sardo, del regista di Bonarcado Franco Fais che, l’anno scorso, ha vinto il Sardinia Film Festival nella sezione documentario con “Sciola, oltre la pietra”. Red